Nel mio ultimo articolo sullo Sri Lanka vi ho parlato delle due capitali più antiche, Anuradhapura e Polonnaruwa. Oggi invece vi parlo di Kandy, ovvero quella che fu la terza capitale di quest’isola, nonché l’ultima prima di quella attuale che è Colombo.
Ma prima di arrivare a Kandy dobbiamo fare una sosta, proprio pochi chilometri prima di entrare in città. Tappa obbligata infatti per chi si rechi in questa regione sono i tanti centri ayurvedici che si incontrano lungo la strada.
Consigliati dal nostro autista per la scelta, abbiamo fatto un giro guidato lungo il rigoglioso giardino in cui vengono coltivate ogni sorta di spezie. Ci sono state illustrate le proprietà benefiche di ciascuna spezia e i prodotti cosmetici o per la cucina che se ne possono ricavare.
Noi donne già eravamo coscienti durante questo tour che avremmo spesso un sacco di soldi in creme, saponi e vari altri prodotti di cosmesi nel loro spaccio. Infatti, dopo aver pranzato all’interno del centro, in un ambiente molto suggestivo nel bel mezzo della giungla, ci siamo fiondate nel negozietto e siamo diventate di diritto le clienti migliori della giornata.
Oggi, dopo averli testati tutti, vi posso dire che molti soldi potevo risparmiarli: non credete alle creme che elimineranno i vostri peli per sempre (il giorno che veramente inventeranno tale crema, che con sole dieci applicazioni risolve il problema per la vita, se ne sentirà parlare parecchio e il segreto di tale miscela magica non rimarrà certo custodito in Sri Lanka!), non credete alle creme che toglieranno dieci anni alla vostra pelle, e non credete nemmeno ai prodotti che elimineranno tutte le impurità e le imperfezioni. Insomma i prodotti sono validi, ma non sono magici, sebbene in un contesto come quello un po’ si è portati a crederlo!
Risaliamo sulla nostra auto e dopo pochi chilometri facciamo un’altra sosta per vedere il processo di realizzazione di un batik, le decorazioni di cera applicate manualmente ai tessuti tramite una tecnica tipica di vari paesi asiatici.
Ci viene mostrato tutto l’iter che va dalla realizzazione del disegno, al bagno nel fissativo, a quello nel colore fino ad arrivare alle colate di cera che proteggono le parti che non devono essere colorate. A seconda del disegno previsto questi passaggi possono essere ripetuti più e più volte e i risultati sono spesso incantevoli.
Soddisfatti dei nostri acquisti e felici per la mezza giornata molto interessante appena trascorsa, raggiungiamo finalmente Kandy, e lo capiamo non appena ci ritroviamo in un ingorgo di auto, motorini e clacson tipico delle città dello Sri Lanka. Ed è in momenti come questo che si capisce che la vicinanza alla sorella India non è solo una questione geografica.
La pioggia cade copiosa, come spesso accade in questa città un po’ in tutte le stagioni, per cui decidiamo di rimandare la visita al tempio al giorno successivo. Nel frattempo la nostro auto si inerpica su una delle tante colline che accerchiano la città per raggiungere il nostro hotel, l’Alcama Holiday Home (4000 rupie la tripla senza colazione inclusa). L’albergo è carino, pulito e soprattutto si può cenare sulla terrazza con una bella vista sulla città.
La mattina dopo ci alziamo molto presto per visitare quella che è l’attrazione principale di Kandy: il Tempio del Sacro Dente, chiamato così perché custodisce proprio un dente del Buddha, reliquia importantissima per il mondo buddhista tanto da attirare milioni di fedeli ogni anno anche dall’estero.
Per accedere al tempio si costeggia per un lungo tratto il Lago di Kandy, un lago artificiale lungo il quale corre un sentiero disseminato di panchine, ottimo per godersi un po’ di pace e relax.
L’entrata al tempio costa 1000 rupie a testa e vi suggerisco di cercare una guida tra le tante che si rendono disponibili fuori dal tempio, utile sia per capire meglio ciò che si vede, sia per organizzare nel modo migliore i tempi della visita che devono essere ben sincronizzati per non perdersi il momento della cerimonia, ovvero quello in cui viene mostrato a tutti i fedeli lo scrigno che custodisce il dente.
La coda che si forma al momento di tale cerimonia è lunghissima e nessuno può sostare più di 15 secondi davanti allo scrigno, così che tutti abbiano la possibilità di vederlo. Noi, sia per rispetto per coloro che ci credono davvero e che magari hanno fatto migliaia di chilometri per questo momento, sia perché la calca e la coda sono inaffrontabili, ci limitiamo a guardare lo scrigno da lontano.
La visita prosegue visitando l’Alut Maligawa, un santuario di tre piani più recente e anche più ampio, e la Audience Hall, un padiglione all’aperto con colonne in pietra.
Una curiosità: nella Rajah Tusker Hall è possibile ammirare le spoglie impagliate di Rajah, l’elefante che fino al 1988 fu quello prescelto per il trasporto della reliquia del dente durante la processione di Kandy, una manifestazione che dura circa dieci giorni e che cade tra luglio e agosto.
In questa processione, alle lunghe parate di elefanti si aggiungono percussionisti, danzatori e sbandieratori. Mi è stato detto che si tratta di una delle più belle cerimonie di tutta l’Asia, chissà se è davvero così?
Al termine di questa visita lasciamo Kandy perché ad attenderci ci sono le colline delle piantagioni di tè. Ma questa è un’altra storia e, sicuramente, un altro articolo.