Aziende agricoltura biologica: normativa
Prima di tutto quando si parla di biologico si parla di norme. In particolare, di norme europee, poi recepite con leggi italiane. Nonostante gli ultimi anni abbiano visto diffondersi una sfiducia notevole nei confronti dell'agricoltura biologica, in realtà la normativa è piuttosto stretta, e le possibilità di aggirarla sono poche. Il regolamento 271 del 2010, con successivo decreto ministeriale e nota esplicativa, è il più recente e dunque quello a cui fare riferimento. Senza entrare nel dettaglio del regolamento, vediamo rapidamente come un'azienda agricola può richiedere l'assegnazione del marchio biologico. Fondamentalmente chi ne fa richiesta paga una tassa e riceve un tecnico che valuta se l'azienda ha i requisiti adatti. Se li ha, ottiene la certificazione. Se non li ha, può iniziare un processo di conversione della durata di due anni, al termine del quale deve averli.
Agricoltura biologica: diffusione nel mondo
Secondo Federbio, associazione nata nel 1992 a tutela dello sviluppo dell'agricoltura biologica e biodinamica, la diffusione dell'agricoltura biologica nel mondo è stabile dopo anni di crescita, con l'Italia ai primi posti. Tanto per togliere qualsiasi dubbio: un'azienda agricola può essere biologica e non avere la certificazione, perché ciò che la rende biologica è il modo di coltivare e rispettare la terra, non il logo. Alcune aziende non sono interessate ad avere questo riconoscimento, quindi qualsiasi dato deve tenere presente anche questo. In particolare, raramente prendono il logo le aziende agricole che vivono in realtà dove il biologico è la regola e non l'eccezione. Il contrario di biologico, infatti, non è tradizionale ma convenzionale. L'agricoltura biologica consiste fondamentalmente in un recupero della tradizione e del tradizionale rapporto di cura e rispetto per la terra.
Aziende agricoltura biologica e biodinamica: quali differenze?
Nella ricerca di un'azienda che si occupa di agricoltura biologica, capita di imbattersi in un termine più oscuro, di cui non tutti conoscono il significato: biodinamico. Ciò che è dinamico è anche biologico? E ciò che è biologico è anche biodinamico? Sì. No. Il biodinamico è, per così dire, più biologico del biologico. Nella visione biodinamica la terra e le piante vanno lasciati in pace, e quindi laddove il protocollo biologico vieta l'utilizzo di pesticidi chimici, quello biodinamico è ancora più restrittivo. Per esempio nella coltivazione della vite non è prevista la potatura, né la sfogliatura. Rimanendo in tema di vino, un'azienda biologica usa molti meno solfiti di quanti ne può usare una convenzionale. Molte aziende preferiscono non usarli affatto: mentre nel biologico questa è una scelta, il vino biodinamico non contiene mai solfiti aggiunti. Il biodinamico è dunque un sottoinsieme del biologico.
Volontariato in aziende agricole biologiche
Per chi vive nella frenesia della vita cittadina, rilassarsi può significare trovare un perduto contatto con la terra con la calma e con il lavoro manuale. Per molti giovani, ma non solo, il volontariato è diventato un'occasione di girare il mondo nonostante un budget limitato. In particolare, il volontariato nelle aziende agricole biologiche è diventato quasi un must negli ultimi anni: si chiama Wwoofing, fare il Wwoofer, andare in un'azienda Wwoof, e così via. L'acronimo (World wide opportunities on organic farms) si riferisce alla possibilità di spendere un periodo di tempo in un'azienda biologica, pagando una quota di iscrizione all'associazione per essere assicurati. Il Wwoofing è ormai diffuso in tutto il mondo, e molte aziende agricole colgono l'occasione per ospitare qualche lavoratore stagionale in cambio di vitto e alloggio.