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Babbo Bastardo

Creato il 28 dicembre 2009 da Deasilenziosa

Il nostro eroe si chiama Willie (Billy Bob Thornton), ed è un disgraziato dalla vita ‘borderline’, piccolo delinquente che ha vissuto in molti brutti posti (fra cui la prigione), a cui sono capitate brutte esperienze di tutti i colori, è alcolizzato fradicio, fuma troppo, è scostante asociale ladro donnaiolo sesso-dipendente.
All’inizio della storia, lo troviamo seduto al bancone di un bar, alla vigilia di Natale, a sbronzarsi, vestito da Babbo Natale. Come mai?
Ascoltiamo i suoi pensieri mentre sta lì a bere prima di andare al ‘lavoro’:
“Ne ho vissute di situazioni del ca..o, ma se avessi immaginato che avrei dovuto sopportare un branco di mocciosi urlanti che mi pisciano in braccio per 30 giorni l’anno, mi sarei sparato…”
…Sono sempre in tempo.”
“A casa nostra non si festeggiava il Natale, non perché fossimo ebrei, ma perché mio padre era un incapace perfido stronzo vigliacco che come regalo mi dava un cazzotto dietro l’orecchio appena sveglio. Mio padre non ha mai combinato un c…o nella vita, e per questo se la prendeva con me…
Però mi ha insegnato a forzare le casseforti.”
Ecco, Willie è vestito da babbo natale perché la sua ‘professione’ da 7 anni a questa parte, è rapinare, la notte di Natale, i centri commerciali in cui viene assunto per impersonare il Babbo Natale per i bambini.
Lavora con Marcus, nano di colore che fa la parte di Elfo (si fanno assumere in coppia, inviando curricula impeccabili e chiedendo pochi soldi di paga), e col quale divide perfettamente i compiti: Marcus, grazie alla piccola taglia, l’ultima sera di lavoro si nasconde facilmente ai sorveglianti riuscendo a restare nel grande magazzino al momento della chiusura, mentre il compare esce col resto dei clienti e dipendenti; può così far rientrare Willie, che si occupa di scassinare la cassaforte ben piena, mentre Marcus depreda il grande magazzino di varia merce di lusso, ordinatagli ogni volta da sua moglie Lois, una tipaccia volgarissima, odiosa, avida, delinquente e pure assassina, che fa da palo e da autista, aspettandoli fuori dal negozio col furgoncino.
Questa è la tecnica collaudata ed efficiente di Willie e Marcus: 7 anni, 7 città diverse, 7 colpi puliti e ben riusciti.
Peccato che Willie non riesca a tenersi i soldi, e sperperi ogni anno fino all’ultimo cent in alcool e donne.
Sicché quando, arrivata la stagione, Marcus lo chiama per proporgli un colpo a Phoenix, accetta ancora.
I problemi, che esasperano Marcus, vengono dal fatto che Willie è sempre più ubriaco, anche sul lavoro e davanti ai bambini, pieno di pessime abitudini e spesso fuori controllo, il che potrebbe farli licenziare e mettere in pericolo il vero scopo per cui sono lì coi costumi da Santa Klaus e da Elfo.
Il direttore del grande magazzino, Bob Chipeska, tipo bigotto e pieno di scrupoli, nota le incontinenze di Willie e ne è allarmato “perché ha a che fare con degli innocenti!”, così confida le sue preoccupazioni al capo della sorveglianza, Gin, che comincia a tenere d’occhio i due.
Intanto Willie-Santa Klaus incontra un bambino obeso e apparentemente un po’ tonto, orfano di madre e col padre in galera, ma che vive in una magnifica villa con una nonna completamente rimbambita: si chiama Thurman, e sembra prendere Willie per il vero babbo natale, anche se Willie è quasi costantemente brillo, e con lui è scostante e sgarbato come con tutti. Thurman lascia anche che Willie si installi nella sua bella villona…
Il resto del film è molta roba (eppure è un film di soli 90?!), con sviluppi del tutto imprevedibili, ha un gran bel ritmo, e un finale a super sorpresa, nella sorpresa, nella sorpresa!
Non si tratta del solito film-fotocopia, zuccheroso e pieno di buonismo, coi Babbi natale lindi e inamidati che fanno più o meno dei miracoli o qualcosa di simile… è invece una commedia amara e sarcastica, piena d’umanità vera, assolutamente  esilarante.
Del resto non potrei immaginarmi un film sdolcinato o scipito e sciocchino interpretato da Billy Bob Thornton e prodotto dai fratelli Coen: confesso che il motivo che mi ha spinta a guardare questa pellicola, la ‘garanzia’ che non era un film di quelli che di norma evito accuratamente, è stato proprio il nome dell’attore protagonista e dei produttori.
La confezione del film è impeccabile, i tempi perfetti, il commento musicale di tutto rispetto (la lista intera dei brani della colonna sonora QUI), musiche bellissime che in questo film sottolineano spesso scene con cui stridono oltremodo, il che fa risaltare sia la musica che le sequenze.
Molti dei brani li abbiamo già sentiti in altre note colonne sonore – ecco qui, tanto per esemplificare, uno dei pezzi, già usato in altri famosi film:
\”Jazz Suite 2\” (1938) Dmitri Shostakovich – The Royal Concertgebouw Orchestra
A dispetto di quell’inizio di trama accennato più  sopra, a dispetto di quel che può sembrare a tentare di raccontarla a parole, questa commedia è molto spassosa, divertente, intelligente, con dialoghi scoppiettanti pieni di battute: politicamente scorrettissima, con degli ottimi protagonisti.
Per via di Marcus il nano, è piena di tante di quelle battute sui disabili che non sono affatto offensive per i disabili, ma che invece sono una presa in giro graffiante per le persone che vogliono usare quella sottospecie di ‘delicatezza’ o ‘correttezza’ terribilmente ipocrita nei loro confronti, o nei confronti di qualsiasi altro genere di persone a rischio di discriminazione per diversità di qualunque tipo.
Per rimanere in tema di geniale ’scorrettezza’ del film, il personaggio più ‘cattivo’  è proprio Marcus, unitamente a quella orribile moglie che si ritrova.
E poi, una vera perla (oltre a B.B. Thornton), c’è Bob Chipeska, il direttore del centro commerciale, un personaggio talmente azzeccato, come presa in giro del ‘politically correct’…
E’ angosciatissimo dal linguaggio scurrile e da tutti i vizi di questo tizio, che ha impiegato come Babbo natale nel suo negozio, ma non ha coraggio di licenziarlo perché c’è di mezzo anche il nano di colore, ed è quindi al contempo spaventatissimo dall’idea di passare per scorretto/razzista.
Chipeska scopre Willie-Babbo Natale a far sesso con una cliente cicciona nel camerino delle taglie forti, e pensa di aver trovato un pretesto incontestabile per togliersi dall’imbarazzo, ma quando chiama lui e Marcus nel suo ufficio per cercare di licenziarli, Willie fa leva sull’evidente lato ipocrita di Chipeska, prospettando al direttore le conseguenze del licenziamento di Marcus: la cosa avrebbe fatto scalpore, la faccia di Chipeska sarebbe andata in prima pagina sul giornale per “discriminazione sul lavoro” verso un handicappato e per giunta afroamericano e “pensa a 150 di questi bastardi (nani neri) incazzati fuori dalla porta con cartelloni megafoni e altre stronzate del genere, che sbraitano e urlano il tuo nome”.
Chipeska, che non ha coraggio nemmeno di chiamare le cose col loro nome -dice “uno di voi due stava ‘fornicando’ con… una donna… prorompente” (per non dire una grassa, o cicciona o obesa, o anche solo sovrappeso) – terrorizzato preferisce “azzerare” la conversazione e l’accaduto.
Perfino quando va a chiedere aiuto a Gin, il Capo della sicurezza, Chipeska è in imbarazzo e soppesa ogni parola, dato che Gin è un uomo di colore!
John Ritter ha caratterizzato benissimo Chipeska. Alla sua memoria è dedicato il film, dato che morì subito dopo le riprese.
Billy B. Thornton al solito ottimo, perfetto per questa parte di Babbo Natale stropicciato e scassinatore: per quanto Willie sia un disastro di uomo dalla vita fallimentare,  è ancora capace di gesti e sentimenti inattesi, e sotto quel burbero alcolizzato pieno di vizi, si vede che c’è tutt’altro che un uomo cattivo; bravissimo Tony Cox/ Marcus, autoironico e spiritoso senza ridere mai, e dalla oscillante personalità a sorpresa; bravi tutti gli attori.
Non c’è un solo personaggio in questo film che non sia un perdente, nessuno che non sia un poveraccio a modo suo: è una carrellata di realistiche persone infelici, spesso fallite, comunque perdenti appunto, e per molti di loro la vita consiste nel cercare di arraffare tutto quel che possono quando possono.
Per Willie/Bad Santa, per un pezzo il più fallito-irrecuperabile-senza speranza, ci sarà il riscatto finale, per niente scontato.
Bella pellicola ironica, tagliente e divertentissima, e tuttavia in molti tratti tenera e dolce senza mai essere mielosa, in alcune sequenze anche molto drammatica: molto umana in ogni senso, anche negativo;
per chi apprezza gli antieroi e anche per tutti gli altri: “Babbo Bastardo” mi è piaciuto tantissimo e mi sento di consigliarne vivamente la visione, per rilassarsi e ridere, con un film acuto che non teme di offendere nessuno.
Buone feste a tutti!


Titolo originale: Bad Santa
Regia: Terry Zwigoff
Billy Bob Thornton: Willie
Tony Cox: Marcus
Brett Kelly: Thurman Merman
Lauren Graham: Sue
Lauren Tom: Lois
Bernie Mac: Gin
John Ritter: Bob Chipeska
Paese: USA/Germania
Anno: 2003
Durata: 90′


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