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“Babbo Natale e le formiche” di Philippe Corentin, Babalibri

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

 

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La casa editrice Babalibri ha da pochissimo ripubblicato nella sua collana prêt-à-porter Bababum – riedizioni in brossura e in piccolo formato di albi celebri cartonati – un lavoro a tema natalizio di Philippe Corentin, “Babbo Natale e le formiche”.

L’autore francese ci ha abituati ad opere di brillante ironia, sovente geniali, dove l’espediente del rovesciamento, che sorprende il lettore, è usato con grande sapienza e maestria per innescare una sorta di spiazzamento prolifico, dal quale possono scaturire, oltre alle risate, anche profonde riflessioni.

Questa, a mio parere, è una storia, invece, più piana e accompagnata, sempre di grande intelligenza, con un umorismo sottile che si unisce ad una vena leggermente malinconica, seppure stemperata dalla capacità dei personaggi – babbo natale, renna e animali vari – di volgere in qualche modo a buon fine gli eventi.

Corentin è anche un grande indagatore del fiabesco, che dalla fiaba e dai personaggi di essa ha volentieri tratto spunto per i suoi racconti che ribaltano e rimescolano ruoli e cliché. In un certo senso anche questo albo ha la forma di una sorta di leggenda volta a spiegare ai lettori perché Babbo Natale sia impossibile – o almeno molto difficile – da sorprendere in azione.

“Quello che non vedo non esiste”, potrebbe affermare il bambino moderno e positivista. Eppure no, pare dire Corentin, esistono le dimensioni, qui declinate nel verso del piccolo e del grande ma, estendendo dal fisico al pensiero, ci sono anche quelle della fantasia e dell’immaginazione, dove ciò che non si scorge con gli occhi può, di fatto, essere creduto vero.
E’ un po’ quello che può accadere con gli abitanti dei vari piccoli popoli – le fate, gli gnomi… – che nelle loro minime dimensioni pongono le basi della possibilità della propria esistenza.
Suggestioni, come si intuisce, di carattere fiabesco, avvalorate anche dalla una sorta di critica ad alcuni cambiamenti della modernità che l’autore porta avanti nell’albo, come anche dalla fiducia nella bontà e nella salvifica solidarietà degli animali.

Ma torniamo al libro e alla sua trama.
Il povero Santa Claus, insieme alla sua fedele aiutante a quattro zampe Dindirindina, non naviga in buone acque. Un tempo, quando tutte le abitazioni necessitavano di un camino per essere riscaldate, aveva la strada facile, seppure un poco fuligginosa.
Addirittura i bambini più fortunati, di tanto in tanto, potevano scorgerlo, quando caracollava giù dal condotto col suo sacco pieno di doni.

Ma i camini sono stati murati. Sui tetti, al posto dell’imbocco, una selva di antenne che rendono difficile l’atterraggio alla renna e dabbasso, nelle case, solo apparecchi televisivi là dove prima c’erano i camini.

(l’immagine di Babbo Natale imprigionato nello schermo mi ha fatto pensare, per associazione, a Gip nel televisore di Rodari)

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Ma portare i regali ai bambini è così importante che, nonostante i disagi, Babbo e Dindirindina le provano tutte. Come passare dalle finestre – ma sui cornicioni si rischia di cadere – oppure presentarsi al portone – ma si è spesso presi per venditori porta a porta o ladri.
Addirittura l’impegno è tale da provare ad accedere perfino dal condotto della spazzatura. Con tutto ciò che di puzzolente comporta.
Fin quando la magia non viene in aiuto: riducendosi un po’ – e con lui slitta e animale da traino- può provare ad entrare nelle case dai tubi dei lavandini. Certo, correndo il rischio di un bel raffreddore…

Vicissitudine dopo vicissitudine è l’incontro con un topolino ad indicare la via: utilizzare i cunicoli che da sempre i piccoli animali costruiscono per procurarsi il cibo nelle abitazioni umane.
Scartati i topi per via dei gatti domestici, piuttosto minacciosi, saranno le minuscole formiche a salvare il Natale di tutti i bambini.

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Babbo Natale, oltre a pagare qualche pedaggio, dovrà condividere con i laboriosi insetti le dimensioni.
Ecco spiegato perché i bambini di oggi non vedono più Babbo Natale: si tratta di una questione risolvibile con tanta pazienza e…una buona lente d’ingrandimento!

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Un racconto gustoso da seguire un poco accorati, per i tentativi di un volenteroso Babbo Natale, e parecchio divertiti per le sue disavventure. Il guizzo ironico, oltre che dalle illustrazioni, è introdotto dal carattere puntuto della renna che fa da contrappunto un poco stizzito e polemico allo slancio del buon vecchietto.

Chiare sono le tematiche che stanno a cuore a Corentin: i cari camini sostituiti da antenne e tivù rappresentano, non tanto una critica del progresso tout court, bensì un simbolo della passività dello spettatore che ostacola la fantasia. Come dire: se i bambini non sono fermi davanti ad un apparecchio possono arrivare anche a vedere Babbo Natale, cioè a dare vita e concretezza alla loro immaginazione.
Insomma, un tempo era più facile, oggi tocca ricorrere ad un potenziamento: una lente che amplifichi il potere che è già, da sempre, nei piccoli. E anche ritrovare la cara vecchia pazienza, forse per resistere alla tentazione di non annoiarsi a tutti i costi.

Gli animali poi sono da sempre grandi alleati del mondo fantastico, soprattutto quelli più piccini e indifesi. Bello che proprio le formiche, minuscole, lavoratrici e tenaci, costituiscano la chiave di volta per risolvere il problema.

Inconfondibili le tavole di Corentin, il tratto incisivo e ironico, un’impronta quasi vignettistica e caricaturale nel disegnare i personaggi. Mosso, vivace e accogliente pur nella sua totale assenza di leziosità.
Un’illustrazione da grandi a misura perfetta di bambino.

(età consigliata: dai 4 anni)

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