di Iannozzi Giuseppe
Diaristico?
Magari, sarebbe già un risultato.
Solamente degli appunti, per giunta scritti male, come dei post-it decapitati o amputati, e messi sotto il titolo “Sappiano le mie parole di sangue”. Non un diario ombelicale, nemmeno uno zibaldone della peggior fattura.
Oramai però ho smesso di chiedermi perché mai si pubblicano simili immani panzane. La risposta la porta, la risposta la sa il vento…
Però wow! Finalmente Liala si è reincarnata. E l’ha fatto con un nome di serpente piumato, Babsi Jones. Mon Dieu, non se ne può più di simili pubblicazioni tirate per le orecchie – rigorosamente d’asino -, con il naso lungo per giunta.
E che dire degli impossibili quanto divertentissimi paragoni fra Babsi Jones e Virginia Woolf avanzati da Giuseppe Genna? Da rimanerci secchi: Babsi come la Woolf?! Ma dove siamo di casa? A Collegno?
Per farla breve, una “cosetta” impubblicabile. Eppure “Sappiano le mie parole…” è stato pubblicato. E poi mi si viene a dire, con ostinazione perniciosa, che l’editoria non è malata.
Davvero non c’è molto altro da dire, tranne che per arrivare alla fine del pastrocchio anti-leopardiano e anti-shakesperiano, mi sono dovuto fare violenza, una violenza fisica per riuscire a tenere gli occhi aperti e non slogarmi la mascella per via dei tanti sbadigli. Sono ancora devastato nel corpo e nell’anima.
Leggete Liala, soldi molto meglio ben spesi.
Sappiano le mie parole di sangue – Babsi Jones – Rizzoli - collana 24/7 – 260 pp. – 16.50 €