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Baby prostituzione a Napoli: “E’ stata una mia amica, era piena di soldi”

Creato il 19 dicembre 2014 da Vesuviolive

baby prostituzione

Quando si parla di prostituzione, inevitabilmente si fa riferimento a donne di facili costumi che vendono il proprio corpo per piacere o per bisogno economico, accettando ingenti somme di denaro in cambio di lussuriose prestazioni sessuali.

Purtroppo, nonostante la volontà di crescita e modernizzazione della società, la prostituzione invece di diminuire, aumenta in mondo sconsiderato, avvicinando anche i più giovani ad ‘un’attività’ che non può essere affatto definita morale e degna di stima.

La ‘Baby prostituzione’, è da sempre vista come un vero è proprio reato, secondo cui molti ragazzi sono obbligati, da ‘protettori’ ad offrire il proprio corpo, come se fossero merce di scambio o macchine da lavoro in fabbrica, ma cosa succede se invece di essere obbligati, giovani minorenni si lasciano trasportare dalla prostituzione per ricavare regali o soldi utili per i propri bisogni eccessivi?

A chi bisogna dare la colpa di tutto ciò? Ai genitori che purtroppo non sono benestanti? All’Italia che non elimina la crisi? Alla scuola che non incide sull’insegnamento della morale? Alla religione troppo bigotta e poco permissiva?

A dire il vero certe colpe, non si possono attribuire proprio a nessuno, perchè sarebbero semplicemente scuse. Un ragazzino a 15 anni, sa bene cosa è giusto e cosa è sbagliato, più di quanto un adulto stesso possa immaginare, e la dimostrazione viene dalle parole di un quindicenne napoletano che a Il Mattino, ha raccontato la sua esperienza con la prostituzione.

“E’ stata una mia amica ad introdurmi in questo mondo. Era sempre piena di soldi, poteva comprarsi tutto ciò che voleva. Conosco la famiglia e so che certe cose non se le sarebbe potute permettere, così le ho chiesto come faceva. E ho saputo. Io non sono uno che batte, i clienti sanno dove sono e mi raggiungono loro. Uomini di mezza età che spesso si accontentano anche solo di toccare e poi ti sganciano 20 euro”. Parole così chiare e così tranquille che fanno rabbrividire, gela il sangue pensare che un quindicenne possa svendere così facilmente il proprio corpo, poi lui stesso aggiunge: “Ho incontrato un sacco di ricchioni. Quando chiedono cose strane me ne vado, quando vogliono sapere se mi piace io mi metto a ridere. Non sono come quelli che hanno paura e si fanno fare tutto. Io penso solo che alla fine mi devono dare i soldi. E basta. Se mi pigliano non mi possono fare proprio niente. Se invece prendono loro, passano un guaio grosso. Io penso che pure questa cosa li fa sentire importanti, il pericolo li fa eccitare”.

Quindici anni e ne dimostra trenta con questi suoi ragionamenti. Neanche un’ombra di spavento, di ripensamento, il quindicenne si prostituisce e gode dei risultati che mette in tasca, soldi che per molti sarebbero sporchi, ma a lui cosa importa? Non durano molto tra le sue mani, perchè in poco tempo verranno spesi per vestiti e sfizi di ogni genere.

Molti si chiederanno cosa pensano i genitori, ma il ragazzo ci tiene a precisare subito che sono all’oscuro di tutto e che non riescono ad accorgersi di nulla perchè troppo presi da altri problemi, poi un ultimo particolare che il ragazzo spiega parlando del suo ‘mestiere’: “Io alla fine aspetto i clienti nella mia zona. Ma mica si avvicinano e mi fanno salire in macchina. Loro parcheggiano, scendono, cominciamo a chiacchierare, mi fanno capire che sanno quello che faccio, poi andiamo al bar, perdiamo un po’ di tempo. Solo alla fine andiamo m macchina. Ma – ci tiene a precisare – non sono ricchione. Loro fanno quello che devono fare, mi danno i soldi e se ne vanno. E poi la maggior parte delle volte non mi devo nemmeno spogliare…”

Nulla da aggiungere, agghiacciante è la storia del quindicenne, come avvilenti sono i dati sulla baby prostituzione: secondo il nucleo di tutela dei minori della Polizia Municipale, negli ultimi sei mesi sono 107 i bambini portati via dalla strada,di cui 30 sono di etnia rom, 22 di altra provenienza da paesi dell’Est, 30 di origine africana o dell’America latina mentre 25 sono di nazionalità italiana per la maggior parte napoletani.

L’atto della prostituzione a Napoli, si consuma nei pressi del Centro Direzionale, affollato di giorno e isolato di notte, un posto ‘ottimale’ per dar vita ad un’attività immorale, e fuori da ogni logica che vede protagonisti minorenni di entrambi i sessi, che svendono il loro corpo per un nuovo iphone o un vestito griffato.


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