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Baby stelle in arrivo, sono oltre un milione

Creato il 18 marzo 2015 da Media Inaf

Il futuro è lì dietro l’angolo, appena al di fuori del Gruppo Locale, in direzione della costellazione del Centauro. Nella galassia nana NGC 5253, a 5 milioni di anni luce da noi. Scrutando al suo interno con le otto antenne radioastronomiche del Submillimeter Array, un team di ricercatori guidato dall’astrofisica Jean Turner, di UCLA, è riuscito a penetrare oltre la densa coltre di polvere bollente d’una nube di gas molecolare per scoprirvi un oggetto che li ha lasciati a bocca aperta: una vivace nebulosa al cui interno è presente un ammasso recentissimo con oltre un milione di giovani stelle in formazione.

«Sono sbalordita», dice Turner, «è da anni che cercavo la nube di gas dalla quale hanno origine questa supernebulosa e il suo ammasso stellare. E ora l’abbiamo individuata».

Il futuro è lì, dicevamo. Perché quell’ammasso neonato, appena tre milioni di anni al suo attivo, di anni è destinato a viverne almeno un altro miliardo. Praticamente ancora in fasce, dunque, eppure già prolifico come non mai. Ma a mostrare una notevole fertilità è l’intera galassia, che a differenza della nostra Via Lattea – sempre più anziana e sempre più sterile – di ammassi stellari analoghi ne contiene a centinaia, seppure non altrettanto spettacolari quanto questo avvolto dall’immensa nube di gas.

Ed è proprio questa nube molecolare ad aver attratto maggiormente l’attenzione degli astronomi. Si chiama “Cloud D”, e contiene una quantità di polvere – sotto forma d’elementi pesanti come il carbonio o l’ossigeno – pari a circa 15 mila volte la massa del Sole. La sua efficienza, ovvero il tasso al quale riesce a convertire il gas in nuove stelle, è da record: oltre il 50 percento, quando la Via Lattea raggiunge a stento il 5 percento. Ancora non vi sono tracce di supernove, osservano i ricercatori, ma probabilmente è solo questione di tempo: sono infatti state individuate all’interno dell’ammasso oltre settemila stelle di tipo O, gli “abbaglianti” dell’universo: bollenti e relativamente rare, sono milioni di volte più luminose del Sole.

In attesa che abbiano inizio i fuochi d’artificio, Turner e colleghi continueranno a tener d’occhio questa vispa galassia nana – costituita, altra peculiarità, per circa il 90 percento da materia oscura – sfruttando le 66 antenne di ALMA, l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array.

Per saperne di più:

Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Malaspina


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