Venerdì 08 Febbraio 2013 22:30 Scritto da paolabaldini
Si chiamava Melinda perché aveva la pelle del viso liscia e rossa come una bella mela matura.
Melinda aveva tutto per essere felice: un amorevole papà, il re; un'affettuosa mamma, la regina e una splendida casa, il castello, in cui crescere tranquilla e serena.
Ma purtroppo non era così.
Melinda era una bambina triste, ma così triste che la sua bocca aveva perso la capacità di allargarsi in un sorriso; i suoi occhi non brillavano più e cominciavano a prendere una strana piega all'ingiù, anche la sua pelle diventava sempre più pallida e opaca. Ormai nessuno più ricordava il significato del nome Melinda, perché il suo viso più che a una mela matura, cominciava a somigliare ad una prugna rinsecchita.
Naturalmente papà re e mamma regina erano preoccupatissimi e continuavano a porsi domande che però rimanevano sempre senza risposta. Purtroppo non potevano avere altri bambini e quella figlia per loro era veramente tutto.
- Ma perché è così triste, marito mio? - Continuava a chiedersi mamma regina, ma papà re non sapeva mai cosa dire e si limitava a sospirare tristemente.
Ben presto l'atmosfera al castello cambiò. Tutti erano malinconici: gli uccellini sugli alberi sembravano non voler più cantare, i maialini non si rotolavano più al sole, i grilli non saltavano più nei prati e le farfalle non svolazzavano più sui fiori colorati.
- Così non si può andare avanti!- sbottò un giorno papà re.
- Hai ragione, mio caro, ma cosa possiamo fare?- rispose mamma regina sempre più avvilita.
Fu in quel momento che decise di elevare una preghiera alla fata dei bambini.
- Oh fatina, mia fatina, fa' tu qualcosa per la mia bambina...
Oh fata magica e gioiosa, fa' tu per la mia bambina qualcosa!
Oh fata, di tutte, la regina, fa' che torni il sorriso alla mia bambina!
Intanto nella casa d'argento che sorgeva maestosa al centro del più grande cratere della luna, si sentiva una strana confusione. La regina delle fate stava come al solito rimproverando Bacchetta d'oro, una giovane fatina che proprio non riusciva a fare incantesimi. Aveva finito la Grande Scuola di sortilegi e incantesimi, ma aveva imparato molto poco. La sua vita era un vero disastro. Nessuno, tra le fate, aveva dimenticato quella volta in cui la giovane fata aveva trasformato il buonissimo vino della fata vinaia in orribile aceto, facendo fare così una pessima figura a tutte durante la cena annuale organizzata in onore di maghi e fattucchiere. Per non parlare poi di quando invece aveva fatto un incantesimo alla dolce gattina della fata arcana, facendola diventare una feroce tigre bianca. E ora che, invece di trasformare un sasso in un pezzo di pane, come le aveva richiesto la sua maestra fata, aveva trasformato il sasso in un ranocchio impazzito, la regina delle fate aveva perso la calma. Bisognava capirla visto che il ranocchio si era infilato nel suo letto, facendole perdere totalmente la pazienza.
- Bacchetta d'oro, ma come devo fare con te? Non sarai mai una buona fata!- disse cercando di districarsi i capelli d'argento che il ranocchio aveva arruffato malamente -cos'è questo ranocchio? Sei stata tu, vero? La povera Bacchetta d'oro era avvilita e amareggiata.
Lei ce la metteva tutta, ma proprio non riusciva a ricordare a memoria le formule magiche e il risultato era lì, sotto gli occhi di tutti. Ormai tutte le fate cominciavano a prenderla in giro e la situazione peggiorava sempre di più.
La regina delle fate decise allora di riunire il Gran Consiglio delle Fate, per cercare insieme una soluzione. Il problema era serio, una fata che non faceva magie non si poteva considerare nemmeno una fata!
- Secondo me è troppo giovane- disse la fata più anziana.
- Secondo me deve prendere una medicina per la memoria- aggiunse un'altra.
- No, no, per me non sarà mai una buona fata.
- E' vero, è vero! Dissero in coro tutte le altre (un po' invidiose perché Bacchetta d'oro era molto bella).
Intanto la piccola fatina si era ritirata in un angolino del castello, triste e preoccupata per la sua sorte.
A un certo punto le sembrò di sentire un fruscio, forse delle parole o forse solo un alito di vento. Non sapeva, non capiva cosa fosse.
Si mise in ascolto, dimenticando per un momento tutti i suoi problemi.
Una voce, sì, ne era sicura, era proprio una voce...
- Oh fatina, mia fatina, fa' tu qualcosa per la mia bambina...
Oh fata magica e gioiosa, fa' tu per la mia bambina qualcosa!
Oh fata, di tutte, la regina, fa' che torni il sorriso alla mia bambina!
Chi era? E da dove proveniva quella voce? Aveva detto “ Oh fata, di tutte, la regina” quindi era una supplica indirizzata alla regina delle fate!
La voce era piena d'amore e di disperazione e, ne era sicura, veniva dalla Terra, quel meraviglioso pianeta blu che vedeva da lontano.
Rimase un attimo a pensare. Cosa doveva fare? La regina delle fate aveva sentito quella voce? Era molto improbabile perché il Gran Consiglio delle Fate si riuniva in una roccaforte che non faceva passare proprio nessun rumore. Cosa doveva fare, allora? Interrompere l'assemblea per parlare con la sua regina? E se l'avesse rimproverata di nuovo? Se avesse sbagliato ancora? Non sapeva proprio come comportarsi.
Poi ripensando al dispiacere che c'era in quella preghiera e tornandole in mente le parole della sua vecchissima nonna fata: “Fa' ciò che ti dice il cuore”, non ebbe più dubbi e decise di scendere sulla Terra per vedere se poteva fare lei qualcosa.
Seguendo il suono della voce che continuava a recitare la sua supplica, arrivò sulla cima di un monte e ciò che vide non le piacque.
Non le piacque proprio, neanche un po'.
La tristezza che emanava da quel castello la fece subito piombare in uno stato di malinconia infinita. Incontrò un canarino che volava di ramo in ramo senza cinguettare.
- Oh bel canarino, dimmi, perchè il tuo dolce canto non riempie l'aria di gioia? L'uccellino la guardò senza rispondere.
Lei non si scoraggiò e andò dal cagnolino accucciato in un angolino del giardino.
- Dimmi, bel cagnolino, perché non corri nei campi e non scodinzoli felice? Ma anche questa volta non ci fu risposta.
Fu il corvo nero a risponderle.
- Cara fatina, l'allegria non è più qui da quando la principessa Melinda ha perso il sorriso.
- E perché mai ha perso il sorriso? -E questo è il bello! Nessuno lo sa- rispose il corvo.
Bacchetta d'oro era davvero stupita, non riusciva a capire. Decise allora di approfondire la questione e di andare dalla bambina.
Quando la vide, il cuore le si strinse, non aveva mai visto un visino tanto malinconico. Il suo sguardo era perso nel vuoto e la solitudine di quella bimba si poteva toccare con mano.
Bacchetta d'oro non sapeva cosa fare. Si fermò, seduta su un sasso, a riflettere. Quella bambina andava sicuramente aiutata, ma non sapeva come. Pensa e pensa e pensa...
“Fa' ciò che ti dice il cuore” Le parole della nonna fata continuavano a girarle per la testa.
Decise di diventare invisibile (per fortuna questo incantesimo era l'unico che le riusciva!). Così, andò vicino a Melinda e la seguì nelle sue camere del castello. Una di queste era piena di giochi e giocattoli, alcuni assolutamente nuovi, la bambina non li aveva nemmeno aperti.
Vedere tutti quei giochi fu per Bacchetta d'oro, una rivelazione.
Finalmente le fu chiaro il problema di quella piccola principessa infelice.
Tornò in camera di Melinda e lasciò su un tavolino, vicino alla finestra, una piccola sfera di cristallo, poi volò via felice per tornare nel suo angolino nel cratere della luna ad aspettare la sentenza del Gran Consiglio delle Fate.
Intanto Melinda era tornata nella sua camera e aveva trovato la piccola sfgera di cristallo sul tavolino. La guardò con aria meravigliata, la prese tra le mani e l'accarezzò. Le piaceva quella palla che luccicava come una stella. A un certo punto, una voce: -Ehi, Melinda, sono qui!
La bambina si spaventò un po' per quella voce improvvisa, poi si accorse che nella sua camera, era comparso un bambino più o meno della sua età.
Per lo stupore la piccola bambina non riusciva a parlare.
Il bambino sorrise e disse: -Sono un bambino come te, non aver paura, possiamo diventare amici, se vuoi. Possiamo giocare insieme, andare a passeggio, ridere, fare scherzi e usare insieme tutti quei giochi che sono nell'altra camera! Mi piacerebbe tanto stare con te e forse potrei anche diventare il tuo fratellino.
Melinda non credeva ai suoi occhi! Un amico! Finalmente un amico! O forse un fratellino! Una persona con cui parlare, giocare e fare tante altre cose...
A un certo punto finalmente capì perché si sentiva così triste e perché non provava gioia quando i suoi genitori le regalavano tutti quei giocattoli. Non aveva nessuno con cui giocare e nessun bambino poteva essere felice così! Un amico, un vero amico! La bambina non poteva credere a tanta fortuna! Piano piano il suo viso cominciò a distendersi, gli occhi si allungarono e le labbra cominciarono ad aprirsi in un largo e luminoso sorriso.
Papà re e mamma regina si accorsero subito che qualcosa stava cambiando. Erano fuori quando le farfalle ricominciarono a svolazzare, i grilli a saltellare e i maialini a rotolarsi al sole. Corsero dalla bambina con il fiato sospeso e ciò che trovarono li riempì di gioia. Melinda giocava tranquillamente, accovacciata a terra, con un bambino della sua età. In quel momento stavano litigando per decidere quale dei due avrebbe cominciato ad usare per primo il nuovo trenino elettrico appena uscito dalla colorata confezione. I genitori sorrisero felici, ringraziando la sorte per quel meraviglioso regalo inaspettato. Mamma regina sapeva però a chi ringraziare e subito uscì in giardino a invocare la sua preghiera di ringraziamento: -Oh fatina, ti ringrazio per ciò che hai fatto per la mia bambina!
Un fratellino e ciò che ci voleva per togliere dal suo cuore ogni pena!
Fatina cara, fatina bella, ora il suo viso è luminoso come una stella!
Intanto il Gran Consiglio delle fate aveva terminato la sua riunione e la regina aveva avuto il compito di comunicare a Bacchetta d'oro l'alta decisione presa.
- Bacchetta d'oro- chiamò- ci rincresce molto, ma abbiamo deciso di toglierti la bacchetta magica e di farti diventare una fata senza magia!
Mai responso fu più grave. Togliere la bacchetta magica ad una fata era un fatto di una gravità enorme. L'ultima volta che era successo un fatto del genere, ne avevano parlato tutti i giornali per mesi. La fatina aveva un groppo in gola dal dispiacere e non riusciva a pronunciare nessuna parola. Rimase infatti in silenzio e con gli occhi bassi e fu proprio in quel silenzio che si sentì forte e chiara una preghiera: -Oh fatina, ti ringrazio per ciò che hai fatto per la mia bambina!
Un fratellino e ciò che ci voleva per togliere dal suo cuore ogni pena!
Fatina cara, fatina bella, ora il suo viso è luminoso come una stella!
La regina delle fate restò di sasso, perché quelle parole tanto accorate le avevano toccato il cuore. Chi rivolgeva alle fate quella parole? Le fate erano tutte riunite in consiglio e nessuna di loro avrebbe potuto ascoltare, nè tantomeno esaudire desideri. Ma allora, a chi veniva rivolto quel ringraziamento così sentito e appassionato? Nessuna fata avrebbe potuto, nessuna fata avrebbe... quando, all'improvviso, la risposta prese forma nella sua mente e fu come un fulmine a ciel sereno! Bacchetta d'oro! Era l'unica fata che avrebbe potuto...Si rivolse a lei e: -Dimmi Bacchetta d'oro, oggi, mentre era riunito il Gran Consiglio delle Fate, tu dov'eri? La povera fatina aveva paura perfino di parlare e cominciò a balbettare penosamente.
- Io...iiiioo...iiiooo non ho fatto niente di male. Sono scesa solo un attimo sulla Terra perché...perché...Ma non riuscì a finire la frase. Cominciò a singhiozzare in un pianto disperato che le scuoteva il piccolo corpicino e le faceva sbattere le ali. La regina delle fate capì tutto e mai nella sua lunghissima vita si era sentita più dispiaciuta di così.
- Cara Bacchetta d'oro, se quella voce ti ringrazia col cuore, vuol dire che hai fatto qualcosa di veramente bello per qualcuno laggiù sulla Terra e per noi fate non c'è niente di più onorevole che fare del bene alle persone. Non voglio sapere cosa hai fatto, se vuoi un giorno me lo racconterai. Per ora vieni con me.
Si avviarono verso il salone del castello che ancora ospitava tutte le fate che chiacchieravano della sorte della povera Bacchetta.
- Udite, udite! Io regina delle fate dichiaro che tutto quello deciso oggi nel Gran Consiglio, non sarà messo in pratica, perché la nostra Bacchetta d'oro ha seguito il suo buon cuore aiutando una persona sulla Terra. La dichiaro quindi fata a tutti gli effetti e da oggi sarà mia personale aiutante! Viva Bacchetta d'oro!
Le fate erano tante ma la voce che si levò al cielo fu una sola: Viva bacchetta d'oro! Viva Bacchetta d'oro!
Dalla Terra papà re, mamma regina e due bambini accanto ad una sfera di cristallo alzarono gli occhi al cielo felici più che mai.