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BAD GIRLS: The machine girl

Creato il 06 dicembre 2014 da Jeanjacques
BAD GIRLS: The machine girl
Pochi giorni fa la comunità blogger ha celebrato la settimana contro la violenza sulle donne, alla quale io ho contribuito col bellissimo film Persepolis. Come l'iniziativa War no more (ho partecipato anche a quella con Good morning Vietnam) è stato qualcosa che ha raccolto la sensibilità comune verso un tema serio e, purtroppo, sempre di estrema attualità. E' stato una bella occasione per vedere come i gestori dei blog che seguo siano persone intelligenti non solo per le cose che scrivono sulle pellicole che guardano, ma anche per tutte le riflessioni che si sono sollevate in merito. Ci ha fatto capire che, per quanto siamo dei cazzoni ambulanti, alla fine anche attraverso un semplice hobby è possibile mettere in risalto tematiche serie in grado di far riflettere su quella che è la nostra realtà. Ma come ho ben detto, alla fine siamo dei cazzoni, quindi non si è solo e unicamente seri. Dopo la riflessione sono benvenuti anche i momenti di leggerezza, perché in un mondo pieno di preoccupazioni spesso la leggerezza viene notevolmente sottovalutata. Ci riuniamo così ancora una volta sotto un tema comune, suggerito dalla Arwen Lynch de La fabbrica dei sogni, che a questo giro è quello delle Bad girls, le cattive ragazze. Soggetti che hanno infestati la cinematografia in più di un'occasione e con degli esempi divenuti ormai iconici, quindi io ho preferito pescare nel mare della cultura trash nipponica per dare visibilità a una piccola perla dell'ultraviolenza demenziale. Una cosa così weird che solo i jappi potevano concepirla.

Ami è una giovane ragazza, i cui genitori si sono suicidati, che vive insieme al fratello minore. Questo finisce nei guai perché deve dei soldi a un gruppo di ragazzi, capeggiati dal figlio di un potente yakuza, facente parte del clan di Hattori Hanzo, che finisce per ucciderlo. La ragazza cerca così vendetta ma, nell'insediarsi nel covo dei nemici, perde un braccio... cosa che però non basterà a fermare la sua furia distruttrice.

Leggendo qualcosa su internet ho scoperto che tal Noboru Iguchi, il regista di questo film (ma anche dell'aberrante Zombie ass: the toilet of the dead, del quale non ho il coraggio di parlare a differenza dei ben più audaci Caden e Bolla), è una sorta di leggenda cinematografica del sol levante. Leggenda quantomeno per quanto concerne le pellicole trash, perché da una locandina come quella e dalle immagini fornite dalla gallery qua sotto non ci si poteva aspettare nulla di meglio - o di peggio, vai a capire come bisogna utilizzare questi termini oggigiorno. Questo simpatico signore è l'autore di film che sono dichiaratamente delle puttanate incredibili e che, soprattutto, si prendono unicamente per quello che sono, senza alcuna pretesa. E grazie al cazzo, direte voi, come si fa a prendersi sul serio con delle minchiate simili? Allora io potrei ricordarvi che esistono cose come 47 ronin, film destinati a essere leggeri ma che cercano di raggiungere una propria autorialità, o film tamarri che non fanno divertire come Wolverine, e allora capirete anche voi come siamo messi male qui in occidente. Le produzioni di Iguchi a conti fatti sono merda, ma almeno sono merda con l'unico scopo di divertire in una certa particolare (e disgustosa) maniera. E spesso, manco a dirlo, è proprio la coerenza a beneficiare un prodotto. Già l'inizio ci fa capire cosa deve essere questo film, una dichiarazione d'intenti efficace e onesta che equivale a un: prendere o lasciare. Loro ci hanno avvisati, ora spetta a noi decidere se continuare la visione o a darci a qualcosa che abbia vagamente più senso, oltre che ad essere più intellettualmente appagante. Perché se volete vedervi un bel film, una pellicola che cioè ha una bella storia e alla fine vi faccia sentire arricchiti, allora vi conviene davvero girare al largo. Qui si va sul trash pesante, nudo e crudo, con delle trovate di cattivo gusto che solo quelle menti malate dei giapponesi possono avere. Certo, ci sono anche diversi prestiti da quella che è la cinematografia occidentale, con un esplicito rimando a Fulci per quanto concerne a una schifosissima scena di tortura e alla palesissima citazione de L'armata delle tenebre quando la protagonista ottiene la mitragliatrice da poggiare sul braccio mozzato - una versione molto più marcia di quella fatta dal nostro mitico Ash. Per il resto si va avanti a raccontare la storia di questa vendetta senza gloria, ma con tanto di trovate allucinanti quali: una mano che viene fritta, arti che vengono mozzati con effetto fontana di sangue alla Kill Bill volume 1, cuochi che vengono torturati tagliando loro le dita e costringendoli a mangiarle, ninja in tuta da ginnastica che lanciano shuriken come se non ci fosse un domani e molto altro ancora, che non vi anticipo per non rovinarvi il delirio finale. E ci sarà molto da delirare, fidatevi di me. Forse anche troppo, ed è questo il limite maggiore del film, quello di non riuscire a trovare la giusta misura che possa farlo divenire meno stancante. Perché fidatevi, la mente umana può resistere fino a un certo limite, poi implode. Ma nonostante tutti questi difetti che a lungo andare hanno modo di palesarsi in maniera molto irritante, non si può negare che questo film abbia un suo fascino. Tutto sommato Noboru Iguchi non è uno sprovveduto, si vede che qualcosa di cinema ne mastica e il ritmo non cala, le riprese hanno una ridotta qualità unicamente per via dei mezzi e gli effetti speciali sono, la maggior parte delle volte, artigianali. Certo, se non hai abbastanza soldi per fare qualcosa, non farlo, però non si può negare lo scanzonato impegno che ci ha messo per creare questa sua follia trash che, alla fine, ci fa sorridere insieme al suo autore. E ci fa parteggiare per un'eroina [e se mi permettete il pessimo gioco di parole, di eroina Iguchi deve averne presa tanta per essersi immaginato una roba simile] sui generis che però possiede tutta la grinta e la carica necessaria, nonostante più di un momento pezzente e una recitazione a tratti davvero sotto la sufficienza. Ma in film simili, alle volte, forse non vale propria la pena di cercare il pelo nell'uomo.

Insieme a me oggi partecipano anche i blog Non c'è paragone e Delicatamente perfido con due film molto curiosi. Correte a leggerli!Voto: ★★ ½
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