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Bagdad ritrova il calcio nella notte dell’orgoglio

Creato il 05 aprile 2013 da Mbrignolo
Un'mmagine del tifo iracheno

Un’mmagine del tifo iracheno

STORIE (Bagdad). Come raccontare una storia così, se non con le lacrime. Il calcio è tornato a Bagdad e ci è tornato con una serata, quella di martedì, nella quale due paesi fratelli e martoriati dalla guerra, sono riusciti a trasformare una partita in una speranza, qualche gol in un sogno realizzato, qualche coro in un’onda di fierezza.

L’Iraq ha approfittato del fatto che la Fifa ha tolto, da pochissimo, il divieto di giocare degli incontri di calcio sotto la sua egida nel territorio così tanto martoriato dalla guerra iniziata nel 2003. Ne ha approfittato riportando il calcio vero tra le braccia della sua gente per un’amichevole, perché solo quelle si possono fare, per ora, a queste latitudini, esattamente la seconda partita ufficiale dal 2003 a questa parte. La squadra nazionale irachena ha battuto la Siria per 2-1 in un’incontro che ha raccontato la riconciliazione dei tifosi di Bagdad con il loro innamorato, il calcio appunto, ma anche l’incrocio di destini piegati dalla guerra delle due nazioni.  Già, perché incrociarsi con la Siria ha avuto anche un rilievo simbolico, un rilievo aumentato dai cori siriani “Bashar è nel nostro cuore” e appoggiato dai controcanti iracheni sulla fratellanza con il popolo siriano. La lettura politica ha infatti avuto un ruolo determinante in questo match se è vero che molti siriani favorevoli al dittatore Bashar al Assad hanno trovato rifugio proprio in Iraq. La partita, quindi, è stata la parata dell’orgoglio nella quale gli iracheni si sono sentiti soltanto iracheni  e i siriani (pro Bashar) meno soli. E’ stata anche un evento  nel quale 50 mila persone si sono riunite presso lo stadio Shaab senza problemi di ordine pubblico, proprio alla fine di un periodo  in cui 20 autobombe hanno lacerato la città.

E’ finita 2-1, ma non importa, 2-1 per gli iracheni. E’ finita con la festa dei tifosi che hanno ritrovato un innamorato: il calcio. E’ finita con l’immagine di un pallone che rotola in rete per la squadra di casa che finalmente è a casa, ma anche con un pallone che rotola in rete per la squadra ospite e tutto lo stadio applaude. Questo il messaggio del pallone: gioia al gol dell’Iraq, gioia a quello della Siria, gioia in ogni caso. Anche oltre la demagogia perché non si comprende cosa vuol dire essere iracheni se non si è iracheni, non si comprende cosa vuol dire essere siriani se non si è siriani.


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