È stato un fine settimana duro. Avevo bisogno di decomprimere lo stress. Avevo bisogno di staccare da antibiotici e narinel e far prendere aria al criceto che vive nel mio cranio. Esco. Vado in contro al vento, alla pioggia, al freddo. Tiro giù il cappotto e mi infilo in macchina. Piove a dirotto, ma sono fuori. Il vento smuove la macchina ma sono fuori. Fa un freddo cane, ma sono fuori.
Arrivo in centro, parcheggio, scendo, mi infilo nel primo negozio che mi garba e faccio spese.
Esco, salgo in macchina, infilo le chiavi nel quadro e accendo. Accendo? Ho detto accendo, quindi ti devi accendere. Accenditi puttana! Niente, muto, silenzio. Tutto tace. Io smadonno in turco e in aramaico. Prendo il cellulare, ma sarebbe troppo bello se tutto andasse come deve andare, un cel. è scarico l’altro l’ho scordato a casa. Scendo e mi viene da prendere a calci qualcosa, mi viene voglia di mettermi a piangere. Piove, fa freddo e tira vento. Non sembra la sceneggiatura perfetta del film più sfigato del mondo?
Provo a rimettere in moto, il quadro si accende, la radio si accende, le luci si accendono, tutto si accende tranne la macchina. Cazzo ma che t’ho fatto di male? Fisso nel vuoto, nel marasma di traffico e acqua e smog e ombrelli.
Poi riconosco qualcuno, una figura sfocata in mezzo alle macchine a agli ombrelli e alle gocce della pioggia, che cammina sotto i balconi un po’ curvo. Comincio a sbracciarmi e chiamare. Potrebbero internarmi, instabile mentale che si agita fracida per strada.
Lui mi vede, lui mi aiuta, lui sentenzia “s’è sfasciato il motorino dell’avviamento!”“ma porca di quella troia bastarda!”Bon jour finesse!
Recupera un martello. Io batto sul motino, tu metti in moto. Lui batte, io metto in moto. La macchina non reagisce. Piove ancora. Proviamo a spinta. Proviamo cosa? La spingiamo e vediamo se si mette in moto. Uhm! e chi dovrebbe spingere chi? Entra in un negozio recupera due tipi e cominciano a spingere. Prima in avanti, due colpi di tosse ma niente. Poi in retromarcia e miracolo, si accende.
Senza di lui sarei ancora ferma davanti alla farmacia in centro, a smadonnare e a piangere, a rimpiangere di tornare incastrata tra una figlia malata e un marito in trasferta ma all’asciutto. Lui sabato si sposa. Io sabato spero di non avere la bronchite.