di Andrea Cecconi*
Sono trascorsi 20 anni dalla morte di Ernesto Balducci, avvenuta il 25 aprile del 1992 per le conseguenze di un incidente stradale alle porte di Faenza. Stava andando a uno dei numerosi incontri in cui parlava di pace, cultura planetaria, ecumenismo creaturale, globalizzazione, rapporto con l’Altro. Temi al centro della sua riflessione e del suo impegno, ma anche oggi all’ordine del giorno nell’agenda mondiale.
La Fondazione Ernesto Balducci, che detiene i diritti dei suoi scritti, lo vuole ricordare in questo anniversario non per un puro momento celebrativo, ma per riproporre in modo critico di fronte alla realtà di oggi l’attualità della sua eredità culturale e spirituale.
Convegni, incontri, film, mostre di fotografia, pittura, bio-bibliografiche, nuove pubblicazioni nei luoghi dove Balducci ha vissuto stanno coinvolgendo tutta l’Italia sotto un unico titolo: “Non sono che un uomo”, come lui stesso si autodefinì.
Il sacerdote, ma non solo. L’intellettuale, ma non solo. Una figura che ha collocato la sua esperienza nell’orizzonte della storia politica, culturale ed ecclesiale del nostro paese nella seconda metà del Novecento. Così la Fondazione lo ha voluto ricordare: con strumenti di riflessione critica sulla sua figura e la sua lezione coinvolgendo realtà ecclesiali e istituzionali e eventi sempre aperti a tutti, in particolare a un pubblico giovane.
Rientra tra le iniziative del ventennale della sua morte anche il libro edito da Sef “Padre Ernesto Balducci, Una fuga immobile”, una biografia di un uomo, i suoi luoghi, le sue amicizie, i suoi affetti, scritto insieme a padre Giancarlo Rocchiccioli, responsabile dell’archivio e della biblioteca degli Scolopi. Un modo per parlare di Balducci sotto un profilo umano e spirituale e ricordarlo in maniera più “intima”.
* Direttore della Fondazione Ernesto Balducci, è autore per Sef del volume padre Ernesto Balducci. Una fuga immobile