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Ballata di un amore italiano – Davide Longo

Creato il 12 dicembre 2011 da Temperamente

Davide LongoChecco e Renata sono due splendidi sessantenni, colti, allegri, innamorati, invidiati. Il loro unico figlio è in vacanza in Provenza, e possono finalmente concedersi una serata di intimità, in cui danzare sulle note di vecchie canzoni, parlare, ripensare al passato. Sono una coppia felice: c’è ancora, dopo tanto tempo, grande sintonia; Checco riesce ancora a far ridere Renata e, al tempo stesso, a farla sentire protetta e amata. Fra un lento e una vodka, i due ripercorrono la loro vita, felici di avere tanti ricordi a cui ripensare, felici di avere ancora così tanta voglia di condividerli.

Ma le loro voci non sono le sole in questa ballata. A fare da controcanto c’è quella di Savino. Savino ama le serate danzanti, perché la gente che balla si lascia andare, odora di autenticità. Savino ha ‘il dono’: riesce a cogliere questa autenticità, a riallacciare il presente delle persone con il loro passato che, del resto, è ciò che veramente conta nella vita di ciascuno.

Savino parla in rima, e sembra che nessuno possa ascoltarlo, tranne Renata, alla quale è legato a doppio filo. Savino canta il lato oscuro della vita di Renata, di quella di suo padre, di quella di Checco; lati oscuri che di rima in rima si rivelano al lettore, scalfendo a poco a poco quell’immagine di perfetta felicità che si era andata costruendo. Niente di straordinario: lo scopo non è quello di sorprendere svelando il marcio nascosto dietro ad una facciata di perfezione. Tutti hanno un lato oscuro, trascorsi difficili, fatti di errori più o meno gravi, di verità taciute, o tacitamente accettate.

Resta un dubbio: dov’è la vera felicità? Nella verità completa e a tutti i costi, o nella selezione dei ricordi? Non è meglio ignorare il fatto che la persona che hai scelto non sia proprio quello che credi, o che la tua coscienza non sia proprio così a posto come pensi? La verità sa essere imbarazzante, oltre che dolorosa; molto spesso la felicità è il suo perfetto contrario.

È breve e densa, questa ballata, di fatti e impressioni. Impressioni e non sentimenti, perché il sentimento è frutto di un elaborazione, mentre le storie che via via si affacciano sulla scena (non solo quella di Checco e Renata, ma quella di Savino e quella di alcune figure secondarie del racconto) non vengono elaborate ma appena avvertite, come un brivido di freddo o come una fitta improvvisa di angoscia di cui neanche si saprebbe spiegare l’origine.

Contemporaneamente ai fatti che coinvolgono Checco, Renata e Savino, un’altra storia si svolge al di sopra delle loro teste, materialmente distinta dall’uso di una diversa font: su un aereo diretto ad Amsterdam, una nonna in compagnia della nipotina riflette sulla sua vita e su quella della bambina. Una piccola saggia, un po’ provata dall’immaturità dei genitori, ma che sicuramente sarà forte e intelligente abbastanza da trovare la strada per una vita migliore di questa, il suo personalissimo modello di felicità. Un percorso in senso contrario rispetto a quanto raccontato nell’altra storia, un messaggio di speranza, concretizzato in una voglia sulla pelle a forma di futuro.

Marina Lomunno

Davide Longo, Ballata di un amore italiano, Feltrinelli, 111 pp., € 12,00.


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