Magazine Diario personale

Ballottaggio

Creato il 27 novembre 2012 da Povna @povna

“Sei poi riuscita ad andare alle primarie, Ingegnera Tosta?”
“Sì, sì, la mia sede era sotto casa, è stato bello”.
“E alla fine hai votato…”
“Non ti ricordi più? Il tuo amato Matteo Renzi”.
“…”
“Lo sai, che a me convince”.
“…”
“Certo, non come sindaco di Firenze. Chiunque lo abbia visto all’opera sa che lì di cose da dire ce ne sarebbero parecchie”.
“Ma, allora, ti aveva conquistato alla Provincia?”
“Sei matta? Sai che io abito pure nei pressi di Castello. Nessuno di quella zona potrebbe pensare di promuoverlo, da presidente”.
“E allora, scusa?”
“E allora, comunque, io penso che ci voglia un cambiamento. A prescindere. Non vorrai che voti per Bersani”.

Di fronte a queste parole la ‘povna tace, e sbalordisce. Perché, se una persona in gamba come l’Ingegnera ammette di votarlo nonostante le cattive prove – amministrative e duplici – in nome di un generico e non specificato cambiamento, la parlantina seduttiva del mancato venditore di Folletti si fa davvero preoccupante.
Proprio per questo la ‘povna spera, invita, supplica chiunque, domenica prossima, di prendere e andare al ballottaggio. E, sì, cita persino Indro: “turatevi il naso, sopportate, sospirate, lamentatevi, ma, per carità, riflettete seriamente”.
Perché siamo di fronte a una persona che usa ogni suo gesto in maniera strumentale, per screditare il partito che l’ha portato, scientemente, al posto che tanto malamente (per bocca dei suoi stessi sostenitori) occupa. A una persona che si è andata a iscrivere per votare alle cinque della domenica pomeriggio, a bella posta, per poi sfruttare l’onda lunga della copertura mediatica: per atteggiarsi a vittima, lanciare proclami, sollevare pseudo-scandali organizzativi di nessun interesse.
A una persona che chiede, impunemente, di cambiare le regole in corsa: quando sono state da tempo approvate con chiarezza.
Una persona che ha un talento comunicativo infallibile, ma poco altro (e allora, basterebbe farlo cameraman, o addetto stampa, come direbbe Sordi). E questo venditore indomito di pentole sta rischiando, seriamente, in nome della maledetta antipolitica, di diventare presidente del consiglio dell’Italia.


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