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BaLuba a chi? I Luba del Congo (9)

Da Davide

Molte società africane vedono le maschere come mediatori tra il mondo dei vivi e quello sovrannaturale dei morti, degli antenati e altre entità. Le maschere divennero e diventano ancora l’attributo di un danzatore vestito in modo appropriato che diede loro vita e parola al tempo delle cerimonie. Quando produce una maschera lo scopo di uno scultore è descrivere le caratteristiche psicologiche e morali di una persona, piuttosto che farne un ritratto. Lo scultore inizia tagliando un pezzo di legno e lasciandolo seccare al sole: se cracca on può essere usato per fare la maschera. Gli scultori africani vedono il legno come un complesso materiale vivente e credono che ciascun pezzo di legno possa aggiungere un suo proprio aspetto al loro lavoro. Dopo essersi accertato che il legno è adatto, lo scultore inizia, usando un’ascia di ferro dal disegno assai arcaico per scavare i tratti principali, un cesello per lavorare sui dettagli e una foglia ruvida come carta vetrata per lisciare il pezzo. Dipinge poi la maschera con pigmenti come il carbone per il nero, polveri ricavate da vegetali per l’ocra e i toni terra o polveri minerali come l’argilla per il bianco. I popoli africani spesso simboleggiano la morte tramite il colore bianco piuttosto che il nero e, allo stesso tempo, molti popoli africani vedono il bianco come il colore che li lega ai loro antenati e può pertanto avere un significato positivo. Secondo l’antropologo Frank Herreman (1993:12):

“Uno dei modi più drammatici in cui il contatto tra umani e il soprannaturale acquista forma visibile è nel momento in cui gli spiriti appaiono come maschere. Secondo il nostro modo di vedere la maschera è un mezzo per coprire parzialmente o completamente la faccia o il corpo per renderlo irriconoscibile e attraverso la quale il mascherato acquista un’altra identità. In molte parti del mondo questa funzione originale delle maschere, l’associazione con il sovrannaturale, è declinata e il mascherarsi si è evoluto in una forma di ricreazione profana che appare solo una o al massimo alcune volte l’anno, per esempio durante il carnevale. In Africa Occidentale e centrale la funzione di un certo numero di maschere è rimasta molto più vicina all’originale significato. Quindi, tali maschere si manifestano ancora in momenti cruciali durante il ciclo delle stagioni e all’interno del corso della vita di una persona. Chi indossa la maschera in questo contesto è, perciò, una persona più importante di qualcuno che si maschera per ragioni puramente ricreative. Nel contesto africano il portatore di maschera è sempre un iniziato la cui identità non è nota. Questa persona è sottoposta non solo a una trasformazione fisica ma anche psichica. Obbedisce all’incantesimo dello spirito che incarna e si crede che disponga delle caratteristiche sovrannaturali dello spirito stesso. Dato che il sovrannaturale si trova al di fuori della legge dei vivi, si suppone che la maschera agisca in accordo ai suoi capricci. In questi atti, però, esiste una struttura che è dettata dal prete, dal mago, dalla società, dagli anziani o altre forme di struttura di potere. Essi devono badare all’osservanza delle regole religiose, della legge comune, e al mantenimento dei vari rituali che devono essere eseguiti all’interno degli eventi durante il ciclo vitale. Così le maschere sono importanti strumenti che sostengono il consolidamento della posizione di potere delle varie strutture di autorità.”

La tradizione delle maschere Luba nasce soprattutto dai regni Luba orientali e alcune mostrano incredibili somiglianze con le maschere Kifwebe dei Songye, anche se i tratti sono più arrotondati. I Luba possiedono anche maschere zoomorfre, anche se sono rare e l’informazione sul loro uso è limitata. Potete vedere due esempi di maschere Luba qui e qui.
I Songye, che conquistarono i Luba e ne furono conquistati, crearono uno stile di scultura caratterizzato da intenso dinamismo e vitalità. Le loro maschere Kifwebe che combinano tratti umani e animali sono dipinte in rosso, nero e bianco.
La maschera Kifwebe dei Luba, una delle meglio conosciute, è una maschera elaborata con solchi paralleli sbiancati su un fondo scuro. Le maschere Kifwebe, usate dalla società segreta dallo stesso nome, sarebbero stato inventate secondo i Luba da tre spiriti che emersero da un fossato presso un lago. Lo spirito femmina fu attratto dagli umani e andò a vivere tra loro. I due spiriti maschili restarono nella savana, ma visitavano il villaggio dove stupivano gli abitanti con le loro danze, al punto che gli uomini li supplicarono di essere iniziati. Queste maschere distintive variano molto ma in generale sono caratterizzate da schemi lineari su tutta la faccia e sono indossate con un costume di rafia.
Danzate in coppie maschio/femmina e rappresentando gli spititi, le danze Kifwebe connettono questo modo con quello soprannaturale. Sono usate per marcare importanti periodi di transizione e trasformazione sociale; appaiono alla morte di un capo o di altra persona eminente, oppure quando una persona assume un importante titolo politico. Indossate la notte di luna piena, sono anche eseguite in onore degli antenati. Si pensa che posseggano anche poteri curativi e contro la stregoneria, in particolare le maschere femminili. Le maschere Kifwebe hanno nasi larghi, bocche rettangolari, occhi a chicco di caffè e creste appiattite. Le dimensioni della cresta, che nelle maschere maschili può anche essere formata da un pezzo staccato molto grande, determinano il potere magico della maschera, che viene usata nei funerali, iniziazioni e circoncisioni. Le maschere femminili si distinguono da quella maschili tramite i disegni geometrici che ne rappresentano la bellezza, e che comprendono punti, croci, rombi e triangoli. Le striature di linee incise si pensi rappresentino le regioni sotterraneee dove si crede risiedano gli spiriti Kifwebe. Le maschere Kifwebe maschili sono due e si distinguono da uno schema di striature a tre colori, mentre quella femminile è predominantemente bianca con i tratti somatici accentati dal  colore nero e un po’ di rosso.

Kifwebe significa ‘maschera’ nella lingua dei Songye, mentre i Luba chiamano in generale le maschere mukishi ya kuhakwa. Le maschere, maschili o femminili che siano, sono indossate solo dagli uomini. Secondo I Songye la maschera Kifwebe le striature sono connesse con un tipo particolarmente pugnace di antilope della savana che abitava quell’area e I regni Luba orientali, ma anche con la zebra e l’okapi. Altri tipi di maschere Luba comprendono una maschera nera antropomorfa arrotindata, una maschera arrotindata umana con corna di ariete, simbolo di forza e una maschera umana con becco d’uccello. Due esempi di maschere Kifwebe sono qui e qui. (fine)
Bibliografia

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