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E poi si parte, con il DNA musicale di Bambi Fossati, con alcuni dei suoi brani, e con lo sviluppo di progetti meno conosciuti. Il virtuosismo degli artisti presenti passa in second’ordine, perché siamo al cospetto di una vera festa, di una celebrazione di un mito che sembra sempre presente. Il cambio palco è anche l’occasione per rivedere un Bambi molto più giovane, “martellato” da un Red Ronnie poco preparato sull’argomento specifico, più interessato alla forma che alla sostanza, che spinge all’atteggiamento definito “da scazzo”, ma che permette di creare l’immagine giusta del chitarrista genovese. Non è solo di Fossati il materiale presentato… spuntano i Beatles, i New Trolls, persino Ian Dury impersonato da Callero, ma il copione è disegnato, e prevede la spontanea interazione con l’audience e la volontà di proseguire all’infinito. Non mancano i momenti di commozione, e restano impresse le parole che si bloccano in gola, che faticano ad uscire, quando è Maurizio Cassinelli a confrontarsi con Marco Zoccheddu. Per tutta la serata Bambi è rimasto sul palco, attraverso la musica che qualcuno ha suonato per lui, attraverso gli applausi che gli sono arrivati e… per effetto della sua immagine dipinta, che si è vista per tutto il tempo ai piedi dei musicisti, tra loro e il pubblico. Graduatorie di merito? Sottolineature delle singole performance? Non era questa la serata giusta per simili “sciocchezze”… lo spirito era un altro, quello che è rimasto intrappolato nel bis, una versione italiana di Johnny Be Good che ha visto tutti, ma proprio tutti i musicisti, in azione contemporanea. Ecco cosa è accaduto…
Aldo De Scalzi e Carlo Barbero chiudono il concerto e l’intento è quello di riprovarci, di ritrovarsi, non necessariamente per celebrare una prematura dipartita: le occasioni per suonare, a ben vedere, nascono ad ogni angolo!. Un ringraziamento sentito all’organizzazione, BLACK WIDOW RECORDS & BAGOON LABORATORIO MUSICALE e al Service di Ricky Pelle.
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