Dai bambini si impara molto a starli a sentire.
Forse si ricorda di “Quando il bambino era bambino” (P. Handke).
Si prova una vertigine ad andare prima della parola – e cosa c’è, prima della parola?
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Frugo tra i libri cercandone uno adattoa d un bambino di sette anni appena compiuti. Trovo Il piccolo principe (Bompiani, Milano 1993) di Antoine de Saint-Exupéry. Sarà adatto? Non lo so. Ma non ho altre scelte. E comincio a leggerlo.
Mio figlio si diverte, io mi diverto. Questo libro lo trovo affascinante. È uno di quei libri che sembrano fatti per i bambini, ma a leggerlo ci trovi tanti spunti di riflessione che una sera non ti basta. E dei contenuti morali, etici, sociali, che difficilmente riusciresti a traspettere con la semiotica generativa greimasiana o la psicoanalisi lacanana. Come il concetto di “addomesticamento”.
Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. (Il piccolo principe, pag. 92)
È bello, ogni tanto, staccare la spina…