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Bambini e disabilità – Report Unicef 2013

Creato il 01 giugno 2013 da Dismappa

Posted on giu 1, 2013

th250x250 Copertina ITA singola Bambini e disabilità   Report Unicef 2013

UNICEF

La Condizione dell’infanzia nel mondo 2013

Bambini e disabilità

Formato 21,5 x 28 cm

Pagine 154 Editore UNICEF Anno di edizione 2013 Lingua Italiano

I bambini e le bambine con disabilità sono certamente, a parità di condizioni sociali ed economiche, quelli in assoluto più vulnerabili. Hanno bisogni speciali, ma sono facili vittime di varie forme di esclusione, per lo più a causa di ignoranza o intolleranza. Nel caso delle bambine e delle ragazze, spesso subiscono il peso di una ”doppia disabilità”: quella vera e propria, fisica o mentale, e la discriminazione di genere che vi si somma.

Il rapporto non si limita a fornire dati aggiornati sulle diverse dimensioni del fenomeno, ma fotografa con sensibilità e profondità di analisi i problemi e soprattutto i tentativi in corso – a ogni latitudine – di favorire l’integrazione dei minori con disabilità nella scuola, nel sistema sanitario, nella società. Secondo una stima diffusa, sono circa 93 milioni i bambini – 1 su 20 tra quelli con meno di 14 anni – che convivono con una disabilità moderata o grave.

Rapporto UNICEF ”La condizione dell’infanzia nel mondo 2013”

Giovedì 30 maggio 2013 viene presentato in contemporanea mondiale il Rapporto globale dell’UNICEF ”La condizione dell’infanzia nel mondo 2013″, quest’anno dedicato interamente al tema “Bambini e disabilità”.

I bambini e le bambine con disabilità sono certamente, a parità di condizioni sociali ed economiche, quelli in assoluto più vulnerabili. Hanno bisogni speciali, ma sono facili vittime di varie forme di esclusione, per lo più a causa di ignoranza o intolleranza. Nel caso delle bambine e delle ragazze, spesso subiscono il peso di una ”doppia disabilità”: quella vera e propria, fisica o mentale, e la discriminazione di genere che vi si somma.

Invito SOWC2013 550 Bambini e disabilità   Report Unicef 2013

Il rapporto UNICEF non si limita a fornire dati aggiornati sulle diverse dimensioni del fenomeno, ma fotografa con sensibilità e profondità di analisi i problemi e soprattutto i tentativi in corso – a ogni latitudine – di favorire l’integrazione dei minori con disabilità nella scuola, nel sistema sanitario, nella società.

Report Unicef 2013 in formato PDF

Bambini e disabilità: il fenomeno in cifre

 Bambini e disabilità: il fenomeno in cifre

Secondo una stima diffusa, sono circa 93 milioni i bambini 1 su 20 tra quelli con meno di 14 anni – che convivono con una disabilità moderata o grave. Nei Paesi in via di sviluppo i bambini con disabilità sono gli ultimi tra gli ultimi, i più trascurati e vulnerabili. Queste cifre, estratte dal Rapporto UNICEF “La Condizione dell’infanzia nel mondo 2013 – Bambini e disabilità” forniscono una fotografia multi-dimensionale del fenomeno, e rappresentano i dati più aggiornati esistenti al momento attuale su questo tema.

Disabilità e salute

  • Le vaccinazioni sono di fondamentale importanza nella prevenzione delle malattie, come la poliomielite. In effetti, l’incidenza della poliomielite è diminuita da oltre 350.000 casi nel 1988 a 221 nel 2012.
  • Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in molti Paesi in via di sviluppo solo il 5-15 % delle persone che hanno bisogno di deambulatori, protesi acustiche o attrezzature simili riescono a ottenerle.
  • La diagnosi precoce e il trattamento delle invalidità possono prevenire le complicanze successive, ma sono spesso carenti. Ad esempio, fino a 7 su dieci neo-diagnosticati casi di epilessia possono essere trattati con successo – significa che gli attacchi possono essere completamente controllati con farmaci anti-epilettici, e dopo 2-5 anni di trattamento, questi farmaci possono essere interrotti in modo sicuro, senza paura di recidiva in oltre sette bambini epilettici su dieci. Eppure, tre quarti delle persone con epilessia nei Paesi a basso reddito non ricevono le cure necessarie.

Disabilità e nutrizione

  • Si stima che circa 165 milioni di bambini sotto i cinque anni registrino un ritardo nella crescita o siano cronicamente malnutriti – circa il 28 per cento dei bambini sotto i cinque anni nei Paesi a basso e medio reddito. Le conseguenze della malnutrizione cronica li rendono a rischio di disabilità, le carenze cognitive e lo scarso rendimento scolastico iniziano quando questi bambini malnutriti sono molto piccoli, e diventano irreversibili quando il bambino supera i due anni.
  • Tra i 250.000 e i 500.000 bambini sono a rischio di diventare ciechi per mancanza di vitamina A, che costa solo pochi centesimi.
  • La malnutrizione nelle madri può portare a una serie di disabilità infantili prevenibili. Circa il 42 per cento delle donne in gravidanza che hanno basso e medio reddito sono anemiche e oltre una donna incinta su due in questi Paesi soffre di anemia da carenza di ferro.
  • I bambini con disabilità sono, per molte ragioni, a elevato rischio di malnutrizione: un bambino con palatoschisi non può essere allattato, i bambini con paralisi cerebrale possono avere difficoltà a masticare o deglutire. I bambini con disabilità che non frequentano la scuola possono perdere i benefici delle mense scolastiche

Disabilità e acqua/igiene

  • L’accesso all’acqua e ai servizi igienici nel mondo in via di sviluppo è particolarmente difficile per i bambini con disabilità, anche se è scarsamente documentato. I bambini con disabilità fisiche possono non essere in grado di prendere l’acqua o trasportarla per lunghe distanze. Rubinetti e pozzi possono essere troppo alti; le attrezzature e le porte delle docce possono essere difficili da aprire, anche i percorsi lunghi e scivolosi e la scarsa illuminazione possono essere delle barriere.

Disabilità e salute sessuale

  • Uno studio in Sudafrica sostiene che i giovani sordi sono a elevato rischio di infezione da HIV, perché non ricevono informazioni sul virus.
  • Spesso si ritiene erroneamente che i bambini e giovani con disabilità siano meno attivi sessualmente rispetto ai loro coetanei non disabili, e quindi che siano meno esposti al rischio di infezione da HIV. Sono stati quasi del tutto trascurati nei programmi sulla salute sessuale e riproduttiva e sull’HIV/AIDS e, di conseguenza, sono a più alto rischio di diventare sieropositivi.

Disabilità ed emergenze umanitarie

  • Le crisi umanitarie, come quelle determinate da guerre e disastri naturali, comportano particolari rischi per i bambini con disabilità. I residuati bellici esplosivi (RBE) e le mine terrestri antiuomo hanno effetti devastanti sui bambini e rappresentano un fattore che ha contribuito in modo significativo alla disabilità infantile.
  • Ogni anno, dal 2005, i bambini  rappresentano all’incirca il 20-30% di tutte le vittime di mine terrestri, residuati di munizioni a grappolo e altri RBE. Da quando, nel 1999, è iniziato il monitoraggio, sono state registrate almeno 1.000 vittime minorenni ogni anno. Nel 2010 il numero di queste vittime è stato superiore a 1.200 e i bambini hanno rappresentato il 55% di tutti i decessi civili.
  • Nel 2011 i bambini  hanno costituito il 61% di tutte le vittime civili in Afghanistan. Nello stesso anno,  i bambini rappresentavano il 58% delle  vittime civili nella Repubblica Democratica Popolare del  Laos, il 50% in Iraq e il 48% in Sudan.

Disabilità e istruzione

  • Un’indagine dell’OMS in 51 Paesi mostra le lacune nei tassi stimati di completamento della scuola primaria per i bambini con e senza disabilità: per i maschi il divario è del 10 per cento e per le ragazze dell’11 per cento.
  • I dati delle indagini a domicilio di 13 Paesi a basso e medio reddito rilevano che i bambini con disabilità tra i 6 e i 17 anni hanno significativamente meno probabilità di essere iscritti a scuola dei coetanei senza disabilità. Uno studio del 2004 in Malawi ha indicato che un bambino con una disabilità aveva il doppio delle probabilità non frequentare mai la scuola di un bambino normodotato

Disabilità e povertà

  • Un’analisi condotta in 14 Paesi in via di sviluppo ha rilevato che le persone con disabilità sono più esposte alla povertà rispetto ai loro coetanei Le famiglie con persone disabili hanno generalmente redditi più bassi rispetto alle altre famiglie
  • Le stime sui costi aggiuntivi della disabilità a carico delle famiglie variano da 11-69% del reddito nel Regno Unito, 29-37% in Australia, 20-37% in Irlanda, 9% in Vietnam e 14% in Bosnia-Erzegovina. I costi associati alla disabilità includono spese dirette come cure mediche, viaggi, riabilitazione o assistenza con cure, e costi di opportunità come la perdita di reddito quando i genitori o familiari rinunciano o riducono il lavoro per occuparsi di un bambino o dei bambini con disabilità

Disabilità e violenza

  • Studi condotti dal 1990 al 2010 sulla violenza contro i bambini con disabilità hanno rilevato che la percentuale stimata di violenza contro i bambini con disabilità va dal 26,7 per cento di varie forme di violenza al 20,4 per cento di violenze fisiche e al 13,7 per cento di violenza sessuale.
  • Le stime sui rischi hanno indicato che i bambini con disabilità correvano rischi significativamente maggiori di subire violenze dei coetanei senza disabilità: 3,7 volte più probabilità di varie forme di violenza. I bambini con disabilità mentali o intellettuali erano 4,6 volte più probabilità di essere vittime di violenza sessuale, rispetto ai loro coetanei non disabili.

Disabilità e pregiudizi

  • Uno studio condotto in Madagascar ha rilevato che il 48 per cento dei genitori ritiene contagiosa la disabilità
  • Nel 2009, uno studio realizzato in Vietnam ha osservato che ancora persistevano casi di stigma e discriminazione; ad esempio, la presenza di bambini con disabilità in pubblico durante feste come il Tet, il capodanno lunare, era considerata di cattivo auspicio.

fonte Unicef

Minori e disabilità, la situazione in Italia

Minori e disabilità, la situazione in Italia

Politiche inadeguate senza dati affidabili

I bambini e gli adolescenti con disabilità e le loro famiglie sono troppo spesso invisibili – nelle statistiche, nelle politiche, nelle società. Questa tendenza si riscontra nella mancanza di studi periodici e dati aggiornati sui bambini con disabilità, che spesso  vengono trascurati nelle statistiche sia in termini numerici  sia rispetto al raggiungimento dei loro diritti. I dati sui minorenni con disabilità sono essenziali per superare pregiudizi e discriminazioni e per prendere decisioni consapevoli e adeguate relativamente a come programmare gli interventi, allocare le risorse, fornire servizi e monitorarli. I dati esistenti non sono aggiornati e soprattutto non consentono aggregazioni o comparazioni a livello internazionale, basandosi su indicatori e metodologie di analisi diverse. La stessa definizione di disabilità è rimasta per molto tempo  basata prevalentemente sull’aspetto medico. Negli ultimi anni si sta affermando invece un paradigma della disabilità che non è più soltanto di carattere sanitario, ma anche sociale: in altri termini, la disabilità si identifica sempre più non soltanto con una condizione di salute, ma anche nelle barriere, ambientali e sociali, che impediscono l’inclusione. Queste lacune, che riguardano anche l’Italia, portano a una carenza di politiche e servizi di qualità relegando i minorenni con disabilità ai margini e spesso  al di fuori della portata dei servizi, con la conseguente riduzione delle opportunità  di partecipare all’interno delle loro comunità. Il Rapporto UNICEF “La condizione dell’infanzia nel mondo 2013 – Bambini e disabilità” presenta i risultati di indagini nazionali e studi indipendenti che vanno dunque interpretati con cautela e non paragonati tra loro.

Le disabilità nella scuola italiana

Secondo i dati più recenti forniti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) il numero degli studenti con disabilità nell’anno scolastico 2011/2012 è stato complessivamente di 215.590 unità contro le 208.521 dell’a.s. precedente. Dall’andamento relativo alle certificazioni di disabilità si è rilevato che, dal 2000/2001 al 2010/2011, queste sono aumentate del 51%, passando da 126.994 a 208.521. Gli insegnanti di sostegno, che nell’a.s. 2010/2011 avevano raggiunto le 96.089 unità (nella sola scuola statale), pari al 12,1% del personale docente, nell’Anno scolastico 2011/2012 sono stati oltre 98.000, con una percentuale del 12,8% rispetto all’intero corpo docente. L’ISTAT, in collaborazione con il MIUR e con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha pubblicato nel 2013 un’indagine riferita all’A.s. 2011/2012 su “L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, statali e non statali”  che è andata a integrare le informazioni già rilevate dal Ministero competente. L’indagine, svoltasi tra aprile e giugno 2012, si basa sulle informazioni ricevute da 23.222 scuole, pari all’88% degli istituti primari e secondari di primo grado oggetto dell’indagine e rileva che gli alunni con disabilità sono in aumento: 145.000 alunni disabili, pari al 3,1% del totale, di cui circa 81.000 nella scuola primaria (il 2,9% del totale) e poco più di 63.000 nella scuola secondaria di primo grado (il 3,5% del totale). Il ritardo mentale è la patologia più diffusa nel panorama complessivo delle disabilità: ne soffre in media il 36,3% della popolazione con disabilità che frequenta la scuola primaria e il 42,9% di quella della popolazione della scuola secondaria di primo grado. Nella scuola primaria si registrano anche disturbi dell’attenzione, del linguaggio e dell’apprendimento, che riguardano rispettivamente il 27%, 24,7% e il 20,1% degli alunni con disabilità. Il 60% degli alunni con disabilità è di sesso maschile, con una età media di 9,8 anni per gli alunni iscritti nella scuola primaria e di 13,6 anni per quelli che frequentano la scuola secondaria di primo grado.

A scuola tra sostegno e barriere

Gli insegnanti di sostegno rilevati dal MIUR  sono poco più di 65.000 e in entrambi gli ordini scolastici essi svolgono attività di tipo didattico con l’80% degli alunni disabili ma c’è anche una modesta quota (tra il 7,2% della scuola secondaria e l’8,2% della scuola primaria) con cui l’insegnante di sostegno svolge prevalentemente attività di tipo assistenziale. Al Sud si registra il maggior numero medio di ore di sostegno assegnate per alunno (12 ore medie settimanali, contro le 9 del Centro-Nord) e il minor numero di ore prestate dall’assistente educativo (poco più di 5 ore, contro le quasi 13 del Nord). Circa il 9% delle famiglie degli alunni risulta aver fatto ricorso per ottenere un aumento delle ore di sostegno. Il 14,8% degli alunni con disabilità della scuola primaria ha cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico, percentuale che scende al 10% per gli alunni con disabilità della scuola secondaria di primo grado. La partecipazione degli alunni con disabilità alle attività extra-scolastiche è limitata (uno scolaro su due vi accede). Ancora più bassa quella ai campi-scuola, che coinvolge circa il 15% di alunni con disabilità della scuola primaria e il 17% di quelli della scuola secondaria di primo grado. Infine, aumenta, anche se lentamente, il numero di scuole primarie e secondarie di primo grado che hanno ridotto il numero di barriere architettoniche. È il Mezzogiorno la macroregione con la percentuale più bassa di scuole che hanno scale a norma (73,8% di scuole primarie e l’85,2% di scuole secondarie) e servizi igienici a norma (67,2% di scuole primarie e il 74,1% di scuole secondarie di primo grado). Il Nord è, invece, la ripartizione con la percentuale più elevata di scuole con scale a norma (85,1% di scuole primarie e 91,9% di scuole secondarie) e con servizi igienici a norma (83,5% di scuole primarie e 87,8% di scuole secondarie). Quanto al numero dei minori con disabilità ospiti di presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari, gli ultimi dati ISTAT, riferiti al 31 dicembre 2010, attestano che su un totale di 19.323 minori di 18 anni ospiti poco più di 3.000, ovvero circa il 15,7%, presenta problemi di salute mentale o disabilità. fonte Unicef

Rapporto UNICEF 2013 su bambini e disabilità: diritti senza barriere

Rapporto UNICEF 2013 su bambini e disabilità: diritti senza barriere

«Secondo la stima più diffusa, circa 93 milioni di bambini (1 su 20 tra quelli al di sotto dei 14 anni) convivono con una disabilità moderata o grave. Nei Paesi in via di sviluppo i bambini con disabilità sono gli ultimi tra gli ultimi, i più trascurati e vulnerabili.

Si stima che circa 165 milioni di bambini sotto i cinque anni abbiano un ritardo nella crescita o siano cronicamente malnutriti, vale a dire circa il 28% dei bambini sotto i cinque anni nei Paesi a basso e medio reddito.

Le conseguenze della malnutrizione cronica li rendono a rischio di disabilità. Le carenze cognitive e lo scarso rendimento scolasticoiniziano quando i bambini malnutriti sono molto piccoli, e diventano irreversibili quando essi superano i due anni.

Tra i 250.000 e i 500.000 bambini sono a rischio di diventare ciechi per mancanza di vitamina A, che costa solo pochi centesimi. Ogni anno i bambini  rappresentano circa il 20-30% di tutte le vittime di mine terrestri e residuati bellici esplosivi. Dal 1999, sono state registrate almeno 1.000 vittime minorenni ogni anno».

Questi i dati e le parole con cui il Presidente dell’UNICEF Italia Giacomo Guerrera ha presentato oggi il Rapporto UNICEF La condizione dell’infanzia nel mondo 2013 – Bambini e disabilità”alla conferenza stampa organizzata presso la sede nazionale del CONI a Roma, alla presenza del Presidente del CONI Giovanni Malagòdel Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Cecilia Guerra, dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Vincenzo Spadafora, del Presidente del Comitato Paralimpico Luca Pancalli e del Capo Dipartimento del Ministero per le Pari Opportunità Patrizia De Rose.

Discriminazione, una sconfitta per tutti

«I bambini con disabilità e le loro comunità avranno benefici se la società si concentra su ciò che essi possono realizzare, anziché su ciò che non possono fare» ha dichiarato a sua volta il Direttore dell’UNICEF Anthony Lake a Da Nang, in Vietnam, in occasione del lancio internazionale del Rapporto.

«Non possiamo sognare un Paese in cui ci sia giustizia sociale e inclusione se non garantiamo alle persone con disabilità, soprattutto bambini e adolescenti, la possibilità di esercitare pienamente i loro diritti. Quando si vede la disabilità prima di vedere il bambino, non è un danno solo lui, ma si sottrae alla società tutto ciò che il bambino può offrire. La sua perdita è una perdita per la società; la sua vittoria è una vittoria per la società».

Il Rapporto dimostra che le società possono includere i bambini con disabilità perché quando essi vi svolgono un ruolo attivo, ne beneficiano tutti. Per esempio, un’istruzione inclusiva offre opportunità ai bambini con disabilità di soddisfare le proprie ambizioni e, al contempo, allarga gli orizzonti di tutti i bambini.

Un maggiore impegno per favorire l’integrazione dei bambini con disabilità può contribuire a combattere la discriminazione che li pone ulteriormente ai margini della società.

«Per molti bambini con disabilità, l’esclusione comincia già il primo giorno di vita se non vengono registrati alla nascita. Senza riconoscimento ufficiale, sono esclusi dai servizi sociali e dalla protezione legale, elementi cruciali per la loro sopravvivenza e le loro prospettive. L’emarginazione può solo aumentare con la discriminazione. Affinché i bambini con disabilità contino, devono essere contati: alla nascita, a scuola e nella vita» ha aggiunto Lake.

La ‘doppia disabilità’ delle bambine

Il Rapporto dell’UNICEF lanciato oggi mette in luce come i bambini con disabilità abbiano minori possibilità di ricevere cure mediche o di andare a scuola. Sono tra i più vulnerabili alla violenza, agli abusi, allo sfruttamento e all’abbandono, in particolar modo se sono nascosti o istituzionalizzati – come succede a molti a causa dello stigma sociale o dei costi per crescerli.

Dalle analisi emerge che i bambini con disabilità sono tra le persone più emarginate al mondo. Se i bambini che vivono in condizioni di povertà hanno minori probabilità di frequentare la scuola o accedere ai centri sanitari quelli con disabilità ne hanno ancora meno.

Anche la differenza di genere è un fattore chiave di discriminazione: le bambine con disabilità hanno minori possibilità, rispetto ai coetanei maschi, di ricevere cibo o cure.

La discriminazione a causa della disabilità è una forma di violenza, afferma il Rapporto, rilevando che deprivazioni molteplici portano a una maggiore esclusione per molti bambini con disabilità.

Più impegni per gli Stati

Esistono pochi dati affidabili sul numero di bambini con disabilità, su quali siano le disabilità più diffuse e su come le disabilità abbiano avuto impatto sulle loro vite. Dai risultati è emerso che sono pochi i Governi che hanno piani per allocare risorse al supporto e all’assistenza dei bambini con disabilità e alle loro famiglie.

Circa un terzo degli Stati del mondo non hanno ancora ratificato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Il rapporto “Bambini e disabilità” sollecita tutti i governi a rispettare la promessa di garantire uguali diritti a tutti i cittadini – compresi i bambini più esclusi e vulnerabili.

Sebbene in modo non uniforme, si registrano progressi per l’inclusione dei bambini con disabilità, e “La condizione dell’infanzia nel mondo 2013″ stabilisce un agenda per ulteriori azioni.

Il Rapporto sollecita i Governi a ratificare la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, a dare piena attuazione alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e a sostenere le famiglie che vanno incontro a costi più elevati per le cure mediche ai bambini con disabilità.

Tutti gli ambienti destinati ai bambini (centri per la prima infanzia, scuole, strutture sanitarie, trasporti pubblici, campi da gioco) possono essere ideati e costruiti in modo inclusivo per facilitare l’accesso e la partecipazione dei minorenni con disabilità.

Il principio di progettazione universale – quello secondo cui i prodotti, gli ambienti urbani, i programmi e i servizi dovrebbero essere utilizzabili nella misura massima possibile da tutti, indipendentemente dal grado di abilità, dall’età o dalla condizione sociale – andrebbe applicato alla costruzione di ogni infrastruttura, pubblica o privata.

Tutti i bambini traggono beneficio dalla possibilità di interagire a livelli diversi di abilità. Il Rapporto UNICEF sottolinea l’importanza di coinvolgerli, per confrontarsi con loro sui progetti e sulla valutazione dei programmi e dei servizi dedicati.

«Il percorso da seguire è impegnativo» ha concluso il Direttore dell’UNICEF Lake «Ma i bambini non accettano limiti. E nessuno di noi dovrebbe farlo.»

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2 diversi da chi ?

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Il documento del Sowc

di unicefitalia

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Unicef e disabilità, garantire pari diritti

BAMBINI NEL MONDO. Presentato anche a Verona il «Report» annuale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Ancora molte le criticità nelle scuole. Anna Leso: «Il Comune opera in rete per aiutare le famiglie»

Mani di bambini davanti al logo dell’Unicef

31 19 are f1 327 resize 526 394 Bambini e disabilità   Report Unicef 2013

Riflettori puntati sui bambini. Soprattutto su quelli che, in ogni angolo del mondo, hanno una disabilità.

Il Report annuale dell’Unicef su «La condizione dell’infanzia nel mondo 2013», presentato ieri in ciascun Paese aderente, e anche in città all’assessore ai Servizi Sociali Anna Leso, ha affrontato quest’anno le problematiche e le condizioni di bimbi e agli adolescenti con disabilità.
«La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la Convenzione sui diritti delle persone disabili sono state recepite nell’ordinamento giuridico italiano e sono alla base del lavoro Unicef», ha introdotto la questione Adele Bertoldi, della sezione provinciale Unicef. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’istruzione il numero degli alunni con disabilità nell’anno scolastico 2012 è stato di oltre 200 mila giovani. E i dati relativi all’inclusione di questi bambini e adolescenti nelle scuole presentano ancora parecchie criticità. Circa il 9 per cento delle famiglie con figli disabili in età scolare ha fatto ricorso per ottenere un aumento delle ore di sostegno e il 14,8 per cento ha cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico. La partecipazione degli alunni con disabilità alle attività extra-scolastiche è limitata: solo uno su due alunni. «Una partecipazione attiva sia nella scuola che nelle attività sportive è invece fondamentale per evitare l’esclusione», spiega Bertoldi.
«Il Report è per noi uno strumento molto utile per capire la condizione di questi giovani. Le istituzioni e le realtà socio-sanitarie che si occupano di queste tematiche sono chiamate a rispondere con un lavoro di rete finalizzato ad offrire alle famiglie un percorso di aiuto. Il Comune, in questo senso, già collabora con l’Ulss e con le scuole del territorio per promuovere la partecipazione e l’inclusione sociale dei bambini e degli adolescenti diversamente abili ed è molto attiva anche la Consulta comunale sul tema», illustra l’assessore Leso. Quello della rete tra istituzioni competenti rimane comunque una nota dolente del territorio, come nel resto d’Italia, fa presente Bertoldi.
Dai dati esaminati dall’Unicef, emerge però come, a pagare il prezzo più alto, siano i giovani disabili che vivono nei Paesi in via di sviluppo. Secondo l’ultimo «Rapporto mondiale sulla Disabilità», curato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, nel mondo più di un miliardo di persone convive con una forma di disabilità; 1 su 10 è minorenne e l’80 per cento di questi minorenni vive nei Paesi più poveri, con scarso o addirittura nessun accesso ai servizi. Conseguenze della poliomelite e le mine sono le maggiori cause delle disabilità fisiche.

UNICEF Italia

Rome, Italy

Il Comitato Italiano per l’UNICEF è parte integrante della struttura globale dell’UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia), la cui missione è di mobilitare risorse, consenso e impegno al fine di contribuire al benessere di ogni bambino del mondo. La nostra azione si svolge attraverso programmi di sviluppo umano e interventi di emergenza realizzati, in ogni paese, assieme alle istituzioni e alle organizzazioni locali, nel rispetto delle diversità culturali, sociali, etniche e religiose. La produzione editoriale dell’UNICEF è una fonte d’informazione autorevole per la conoscenza delle attività dell’organizzazione e per la mobilitazione dell’opinione pubblica a favore dei diritti dei bambini. Il nostro catalogo comprende, rapporti – tra cui La condizione dell’infanzia nel mondo, Progressi per l’infanzia, il Rapporto sull’intervento umanitario – materiali didattici, riviste per sostenitori, documenti sui diritti dell’infanzia e libri di letteratura per bambini e ragazzi.

Dal canale youtube video Unicef sulla disabilità

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