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Bambini e vitamina d il sole puo’ non essere sufficiente!

Da Nicla

vitamina dNon si parla mai a sufficienza di questa importante vitamina. Eppure sulla centralità di questo ormone prodotto dal nostro organismo quando la pelle viene colpita da una adeguata quantità di luce solare tanto si dice e tanto si sente dire senza tuttavia una corretta conoscenza.

Negli ultimi dieci anni infatti gli studi inerenti al ruolo della vitamina D hanno intrapreso una accelerata significativa aprendo un mondo ancora sconosciuto dietro alla funzionalità fisiologica di questo ormone nel nostro organismo. Bambini per primi.

La vitamina D è importante per crescita e le ossa dei nostri figli?

Sicuramente sì. Eppure in Europa e così anche in Italia sempre più persone, bambini in prima fila,  soffrono di una carenza di vitamina D nel sangue.
Un deficit di questo ormone infatti sembrerebbe interessare dal 50 al 70% della popolazione europea. Di fatto 7 persone su 10, secondo un report pubblicato su Maturitas, sono a rischio di una carenza di vitamina D in Europa compresi gli abitanti delle zone più soleggiate.

E che questo sia un problema anche italiano lo si evince anche dai dati riprodotti da una indagine condotta all’ospedale Fornaroli di Magenta (Milano). Nel capoluogo lombardo infatti quasi nove adulti  su dieci tra quelli che si sono rivolti agli ambulatori tra gennaio e aprile 2014, presentano livelli di vitamina D inferiori alla soglia ottimale. Quasi il 60 per centro aveva uno stato di vera e propria deficienza da trattare.

Un paradosso, se pensiamo alla locazione geografica e alla possibilità di esposizione alla

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luce solare del nostro Paese rispetto ad altri. Eppure così è.
Il 90 per cento delle donne nel bacino del Mediterraneo presenta bassi livelli di vitamina D durante la gravidanza (indagine svolta dall’Università “Aristotele” di Thesaloniki in Grecia) e questo ha impatti più che evidenti sul corretto sviluppo del nascituro e sul suo livello ematico nel sangue.

Quindi che cosa fare?

Il ruolo giocato dalla forma attiva di questa vitamina e nello specifico la carenza della sua forma attiva, il calcitriolo, è stata associata oggi ad almeno 17 tipi di cancro, oltre a malattie cardiache, pressione alta, ictus, malattie autoimmuni, diabete e in generale debolezze del sistema immunitario.
Per questo una corretta pratica con i nostri figli a riguardo è fondamentale.

La consuetudine di esporre i bambini al sole è sicuramente la più significativa fonte di vitamina D e la più consigliabile. Tuttavia, esistono molti fattori che influenzano l’ottenimento di vitamina D dal sole, fattori che non sempre dipendono da noi come ad esempio la latitudine, l’altitudine, l’inquinamento atmosferico, i fenomeni di nuvolosità e il momento della giornata.

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Allo stesso tempo creme solari e filtri solari non consentono alla pelle di assorbire i raggi UVB e più alto è il fattore di protezione, più si crea una dicotomia tra la necessaria protezione ai danni della pelle e il necessario assorbimento dei raggi solari.

Una esposizione al sole di viso, mani, avambracci per 5-15 minuti al giorno durante l’estate a una latitudine di 42 gradi è reputata in grado di fornire adeguate quantità di vitamina D per individui di pelle chiara (Holick).
Tuttavia il peso, l’età, i fattori ambientali e oltre al tipo di pelle e alle proprie debolezze rendono difficile una generalizzazione su quanta esposizione solare sia di fatto necessaria per una produzione ottimale di vitamina D.

Il rapporto sempre più stretto che oggi si sta creando tra cancro, malattie cardiache e malattie autoimmuni e bassi livelli di vitamina D porta a considerare come un corretto monitoraggio nel sangue e una sua eventuale integrazione sia uno dei principali passaggi per la salute di nostro figlio.

Veg junior
L’unico modo per sapere con certezza se si è in carenza o meno è con l’analisi del sangue che misuri il calcidiolo. Utile, come ho scritto anche nel mio libro Veg Junior, “monitorare anche il dosaggio di PHT, il paratormone o ormone paratiroideo che esercita il controllo del metabolismo del calcio regolandone l’assorbimento nell’intestino e il riassorbimento a livello renale.
In presenza di una riduzione della concentrazione di calcio nel sangue l’ormone PHT aumenta la mobilizzazione del calcio dall’osso e stimola a livello renale il metabolismo del calcidiolo nella forma attiva. Per questo una sua elevata presenza nel sangue è associata a una carenza di vitamina D

Ecco dunque che la buona pratica di monitorare annualmente il proprio valore di calcidiolo o 25-OH-D e di PHT nel sangue, possibilmente a fine estate al fine di valutarne la riserva accumulata, è sicuramente da non sottovalutare.

Durante l’evento Be4eat 2015 ad Abano Terme oncologi, specialisti e pediatri approfondiranno ulteriormente questo fondamentale argomento per la salute a lungo termine dei nostri bambini.


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