C’è un ufficiale di polizia russo dedito al partito e alle indagini in un Paese che non dovrebbe averne bisogno (“il crimine non esiste”). È chiaro che quando Dimidov si accorge che un crimine c’è anche dove si dice di no, non gli piace per niente, ma tutto intorno la verità viene nascosta per opportunismo o per terrore, e qualcosa comincia a incrinarsi. Non solo nelle indagini, ma nella sua stessa vita.
Che poi la storia (ispirata a un fatto vero, tra l’altro) sia davvero agghiacciante e perfetta, non direi. Ma certo che, al di là dell’indagine di polizia, è terribile il mondo in cui ci si muove (Russia, 1953, pieno e invasivo totalitarismo), le storie che si intrecciano alle storie, e il senso di desolazione che toglie un po’ il respiro.
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Bambino 44,
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