Che cos’è una bambola? In Giappone è infinitamente più di un giocattolo, è un simulacro di realtà. Tradizionalmente la bambola giapponese (ningyō) è un sogno cristallizzato, un’ambivalente (e perciò sacra) rappresentazione di quella realtà materiale che la più antica tradizione spirituale nipponica – lo Shintoismo – vede animata in ogni sua forma, vivente e non. E secondo la tradizione shintoista anche una bambola ha uno spirito, emanazione dell’artista che l’ha creata.
A questo mondo magicamente ambiguo ci introduce la mostra Ningyō-bambole dal Giappone, in corso a Torino a Palazzo Barolo (via delle Orfane 7/A) fino al 19 dicembre 2010.
«Il ricco e vastissimo patrimonio delle bambole tradizionali giapponesi stupisce per la quantità e la qualità artistica dei soggetti» scrivono gli organizzatori dell’ Associazione culturale Yoshin Ryu. «Non esiste un altro luogo al mondo in cui le bambole ricoprano un ruolo così importante, uscendo quasi sempre dal semplice confine di gioco. In Giappone le ningyō ci parlano di cerimonie, riti, spritualità e superstizioni, feste e ricorrenze, doveri e ruoli sociali. Le bambole raccontano di quella che era ed è la vita delle persone, dall’antichità ad oggi».
Così, fra geisha, eroi, personaggi di corte e del teatro Nō, la mostra torinese (di cui si parla anche su questo blog) ci porta a scoprire una realtà sociale contemporanea dove le ningyō rivestono ancora, a sorpresa, un ruolo notevole: come mostrano le tradizioni vivissime del Festival delle bambole (Hinamatsuri 雛祭り) e della Giornata dei bambini (Kodomo no hi, こどもの日) celebrati ancor oggi ogni anno in Giappone.
In attesa di vedere il “secondo atto” della mostra torinese – che si preannuncia dedicato
alle bambole meccaniche, antenate dell’odierna passione nipponica per i robot – vale la pena di visitare un’altra mostra dedicata a una nobilissima arte tradizionale giapponese: la calligrafia (Shodo, 書道)Lo Spirito e il Segno. Calligrafie dell’Estremo Oriente su tema religioso e morale, che sarà aperta dal 30 novembre al 6 dicembre 2010 presso la Casa delle Culture del Mondo (via Natta 11) a Milano. Organizzata dallAssociazione culturale shodo.it a cura di Bruno Riva e Carmen Covito, e patrocinata fra l’altro dall’Aistugia, dalla Japan Foundation e dall’Istituto Confucio dell’Università Statale di Milano, la mostra milanese presenta opere di calligrafi cinesi, coreani, giapponesi e europei realizzate secondo stili assai diversi fra loro. Le forme della scrittura e i testi evocano le grandi religioni e le filosofie nate o diffuse in Cina e in Giappone, Buddhismo, Confucianesimo, Shintoismo, Taoismo. Ma i singoli caratteri, le poesie, i motti scelti dai calligrafi fanno spesso appello anche a quel sentimento di unità con la natura che ha sempre fatto parte del fascino esercitato sull’occidente dalle culture dell’estremo oriente.
Durante lo svolgimento della mostra si terranno inoltre le Giornate della Calligrafia con una serie di letture e conferenze: il programma è qui.