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Banco Live, 1980

Creato il 13 febbraio 2012 da Robydick
Banco Live, 19801980, 2007, Luigi Faccini, Banco.
Una breve descrizione dalla ricca pagina del sito ufficiale:
Erano anni di grandi sperimentazioni sensoriali e linguistiche. Il Banco aveva fatto per il mio film Garofano rosso (1975) la prima vera ed intenzionale colonna sonora rock del cinema italiano. Con loro avevo imparato a vedere con le orecchie, loro impararono da me ad ascoltare con gli occhi. Fu uno scambio vivido, che ci riempì di gioia creativa. Dopo aver lavorato insieme anche per il mio film Nella città perduta di Sarzana (1979) proseguimmo attraverso una serie di concerti che ripresi “live” nell'inverno del 1980, tra i quali quello magnifico di Viterbo. Luci tagliate e metalliche di Charles Rose, quattro telecamere, bellissimo suono dal mixer e i suggestivi trampoli di Assemblea Teatro. Il concerto è corredato di una preziosa conversazione con Vittorio Nocenzi, vero e proprio capitolo iniziale di una storia etica del rock italiano.
Queste le parole dello stesso Faccini.
I brani eseguiti nel dvd sono: Di Terra, Garofano rosso, E mi viene da pensare, R.I.P., Interno città, Capolinea, Il ragno, Non mi rompete, Circobanda.
Extra: La verità darwiniana del rock è una conversazione di Luigi Faccini con Vittorio Nocenzi.
Io ero un "robydick" nemmeno quindicenne nel 1980, muovevo i primi passi nella conoscenza della musica rock. La mia passione per la Progressive esplose intorno ai 16 anni, quindi un anno dopo questo concerto di cui ignoravo l'esistenza fino a pochi giorni fa. Trascorsi mesi a mettere esclusivamente LP dei Genesis sul mio giradischi, li sapevo a memoria. Poi cominciai a conoscere altri gruppi fino al mio amore massimo e mai sopito, gli Emerson Lake & PalmerNemmeno mi sognavo potessero esistere dei gruppi italiani su questo genere. Devo quindi ringraziare questo film per la scoperta! Chi non conosce i Banco del Mutuo Soccorso in questa loro veste iniziale e si guarderà questo film farà altrettanto, se un minimo apprezza il genere. Aggiungo: il gruppo stesso deve ringraziare Faccini per questa esclusiva perché mi pare che a quella data siano stati i soli a godere di un Regista di Cinema per ritrarre un concerto, nessun'altra band italiana ebbe questo privilegio.
di seguito lo stupendo pezzo che apre il concerto

Le immagini sono suggestive, con quei mimi e trampolieri sul palco e tra il pubblico. Il pubblico non viene dimenticato e che bello vedere donne giovani col bambino in braccio, tanta gente composta ad ascoltare! E' bello vedere questo, chi suona la musica e chi l'ascolta contenti di farlo. Il luogo non ha dimensioni oceaniche, c'è un che di umano, nel senso di relazione, tra gruppo e pubblico. Sicuramente tra i Banco, come in qualsiasi gruppo, c'erano i piccoli attriti che sono fisiologici, ma guardando il film, e probabilmente in quel momento era vero, appaiono come un'affiatata squadra che rifiuta solisti dominanti, sembra quasi non avere nemmeno uno a dirigere. Si divertono. Suonano, vedono gente soddisfatta di fronte a loro, e ne provano piacere. Dovrebbe essere sempre così, e sono molto, molto bravi.
La faccio breve: una visione che è un piacere e che consiglio tantissimo.
Consiglio anche l'interessante intervista a Vittorio Nocenzi. Molti i passaggi interessanti. Mi ha colpito quando parla della scelta sofferta di passare dalle composizioni libere in termini di stile e durata alle canzoni più consumabili da 3-4 minuti che il commercio richiedeva. Fu anche il momento in cui passarono a chiamarsi solamente "Banco", persino il nome andava accorciato evidentemente. Nocenzi parla del bivio davanti al quale si trovarono: proseguire con ostinazione nel loro stile rischiando di chiudersi in una nicchia oppure adeguarsi in qualche modo al mercato ed al tipo di prodotto che chiedeva. I Banco fecero la scelta che sappiamo. Nocenzi non si sbilancia a dire se fu giusta o sbagliata, e nemmeno io che scrivo nei suoi panni saprei prendere posizione. Per me è facile dire: guardo e ascolto solo quel che mi aggrada in barba a mode e modernità, senza patemi. Non devo camparci con quelle cose, vivo di altro.
Rimane una riflessione che alla mia età uno fa, soprattutto quando ha figli. Già durante la visione mi sono chiesto se una cosa del genere poteva piacere alla mia progenie, ci proverò a fargliela vedere anche se la vedo dura, sembra lontana secoli dalla musica che loro ascoltano. Ma posso dire che loro Ascoltano la musica? Io mi chiudevo in camera, mettevo su il disco e non esisteva altro per 45'. Adesso è molto diverso e io ancora oggi rifiuto l'ascolto della musica mentre mi occupo di altro. Con lettori portatili o altro quasi mai vedo consumare musica in contemplato trasporto, ammesso che un pezzo hip-hop possa permettere ciò. Una modalità di consumo che nemmeno contemplo. C'è una distanza fra me e loro enorme in questo senso e non solo in questo. E' una distanza più generale, sul linguaggio e sulla ricettività, cioè sul tipo di linguaggio e di espressione, verbale o artistica, che attira la nostra attenzione. Sono un matusa... passo dal profano al sacro, dai Bronski Beat di "The Age of Consent" ai Penguin Café Orchestra senza sdegnare la Quinta di Mahler o le Variazioni Goldberg di Glenn Gould, e quando ascolto la "mia" musica, quale che essa sia, nulla e nessuno deve disturbarmi.
Questo film/concerto resterà per sempre come una testimonianza importante, piovuta in un anno, il 1980, che salutava una concezione della musica già allora tenacemente resistente e legata più all'opera e alla classica che non ai tambureggiamenti in arrivo. E' come se fosse stato girato sul crine di un'alta montagna che ancora nella valle percorsa vedeva paesaggi eterogenei, prima di scollinare nella pianura dell'omologazione.
Una testimonianza che impegna occhi e orecchie, in questo senso educativa.
Robydick
Banco Live, 1980
Banco Live, 1980
Banco Live, 1980
Banco Live, 1980
Banco Live, 1980
Banco Live, 1980
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