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Banda della Magliana e il boss Renatino

Creato il 16 maggio 2012 da Cortese_m @cortese_m
Enrico De Pedis detto Renatino, morto a soli 36 anni, è il boss, l’ultimo boss, della banda della Magliana il cui nome viene legato – nei documenti, negli archivi, sulla stampa, in tutto ciò che parla di lui – ad una serie di misteri e/o misfatti italiani, dal caso Calvi, al Banco Ambrosiano, alla scomparsa di Emanuela Orlandi, fino all’attentato a Papa Wojtyla.
Renatino, che è stato un personaggio probabilmente dalle dimensioni maggiori di semplice bandito, ed avvolto da un’aura di mistero, ha trovato fino ad oggi sepoltura nella Basilica di Sant’Apollinare a Roma, una collocazione “inconsueta” per la quale la Chiesa non ha mai chiarito le ragioni.
La Magistratura indaga tutt’ora su di lui anche per il caso di Emanuela Orlandi, che proprio in queste ore vede un piccolo passo avanti con la riesumazione della salma del boss, per un prelievo di Dna necessario alle indagini, e per la successiva ricollocazione in altro sito delle sue spoglie.
E già, perché dopo circa 30 anni le indagini sono ancora in corso, e la Chiesa sembra stia forse cercando di far cadere quel muro di silenzio che fino ad oggi ha avvolto la vicenda.
Forse l’Istituzione ecclesiastica si è resa conto che la salma di Renatino – sempre più ingombrante a livello mediatico – andava proprio portata via da quel luogo sacro dove molti di noi davvero non capiscono perché ci fosse finita, ma magari si tratta soltanto di ragioni di opportunità…
Chi ha voluto che fosse sepolto lì?
A che titolo?
Perché la Chiesa non risponde alle domande che da più parti Le vengono poste?
Renatino fu’ ucciso nel 1990 a Campo dei Fiori a Roma, per un regolamento di conti, almeno questa è la versione ufficiale, la sua carriera di boss della Banda della Magliana era ed è nota, eppure da parte di alcuni uomini della Chiesa è stato definito un benefattore, in particolar modo da Monsignor Vergari, Rettore della Basilica dove De Pedis fino ad oggi è rimasto sepolto.
Le motivazioni lasciano molto perplessi, ma anche l’iter che ha permesso a Renatino di trovare sepoltura in un luogo inaccessibile ai comuni cittadini, e ai comuni fedeli, infatti in pochissime ore Alti Prelati della Chiesa hanno firmato un nullaosta che consentisse al boss di essere sepolto in una Basilica di cui è l’Opus Dei ad averne il controllo.
Le domande che noi uomini normali, noi fedeli ci facciamo sono tante, tantissime e non trovano risposte…
Per dovere di cronaca è bene ricordare che Renatino era il boss di quella che viene considerata la più potente organizzazione criminale che abbia mai operato a Roma, che prende il nome da una parte dei suoi appartenenti che risiedevano proprio nella zona della Magliana, e che si vantavano di “possedere” Roma, di averla nelle proprie mani.
Un’organizzazione criminale – nata agli inizi degli anni Settanta – cui sono stati attribuiti legami profondi con Mafia, Camorra e Massoneria, le cui attività principali andavano dal traffico di droga, a quello di armi, alle scommesse clandestine, alla prostituzione.
Proprio come altre e più potenti organizzazioni criminali, ma con metodi e soprattutto con una organizzazione interna molto diversa e che forse consentiva maggiori opportunità ai suoi appartenenti di crearsi uno status di “piccoli boss” senza un vero e proprio capo cui dover riportare, senza una vera struttura piramidale come invece le potentissime Mafia e Camorra hanno.
Enrico De Pedis viene considerato l’ultimo boss della banda della Magliana, prima che una serie di faide interne portassero l’organizzazione a dissolversi o quasi, e viene sepolto in quella Basilica di Sant’Apollinare dove soltanto due anni prima si era sposato.
Poteva la Chiesa, e i suoi Alti Prelati non sapere?
Potevano accettare in coscienza che chi aveva ucciso, fatto violenze, rubato, vissuto in maniera a dir poco dissennata, fosse trattato come un gran benefattore e sepolto in un luogo sacro?
Credo che di questo prima o poi la Chiesa dovrà darne conto, i cittadini e i fedeli hanno il diritto di sapere.
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