Ora ve lo posso dire: Bangkok non mi ha conquistata. Dopo un primo veloce incontro non proprio felice, due anni fa, questa volta sono tornata nella capitale tailandese scegliendola appositamente come punto di partenza del mio viaggio a zonzo nel Sud-Est Asiatico. Questa volta ho deciso di dedicarle una settimana intera, per visitarla con calma.
Come è andata? Tutto benissimo, anche se..
Sono giunta a una conclusione: Bangkok non fa per me. Sarò banale, ripeterò le definizioni che si sentono ricorrere spesso (in genere precedute sempre da un "troppo") - troppo caotica, troppo traffico, troppo smog, troppo frenetica - ma io Bangkok non la sento "mia", non l'ho sentita appieno nelle mie corde. Eppure mi ci sono sentita a casa, mi sono abituata fin da subito al suo traffico e alle sue stravaganze, ma una settimana è stata più che sufficiente (sarà che ho un animo bucolico?).
Nonostante questa premessa che sa di tutto tranne che di dichiarazione d'amore, Bangkok ha saputo stupirmi. In più volte durante questa settimana la Città degli Angeli (chissà poi perché le hanno affibbiato questo nomignolo) mi ha regalato delle scoperte interessanti, anche inaspettate. Là, in quel guazzabuglio di grattacieli e di sopraelevate, tra centri commerciali di lusso e inni alla modernità, mi sono ritrovata a sorridere con il cuore perché avevo trovato dei posti che sapevano andare a toccare le mie corde.
Il Santuario di Erawan
Se ne sta lì, tra Thanon Ratchadamri e Thanon Ploenchit, a due passi dalla fermata Chit Lom dello Skytrain, un santuario del brahmanesimo in mezzo ai grattacieli, là dove sorgeva l'Erawan Hotel. Un hotel disgraziato quello, perché la sua costruzione fu accompagnata da un susseguirsi di incidenti catastrofici. Fu consultato un brahmino che suggerì di ergere un tempio con una statua di Brahma. Le disgrazie cessarono.Oggi L'Erawan Shrine è ancora uno dei templi più frequentati di Bangkok, frequentati soprattutto da chi ha bisogno di veder realizzati degli aiuti materiali. La richiesta di aiuto può anche essere accompagnata dai canti e dalle danze di un gruppo di danzatori in vestiti tradizionali. Le danze sono un segno di ringraziamento per la realizzazione del desiderio.
Il Santuario di Erawan mi ha colpito terribilmente: se ne sta lì, tra i fiori delle offerte, avvolto nell'incenso, mentre tutto intorno scalpita la super modernità di Bangkok. Secondo me questo posto è la metafora perfetta della città: modernità e tradizione al tempo stesso, che convivono insieme (quasi) beatamente.
Il mercato degli amuleti
Dopo la visita al Palazzo Reale di Bangkok, mi incammino a piedi verso Maha Rat Street, là dove dovrebbe esserci quello che la guida chiama "mercato degli amuleti". Curiosa come sono, non sapendo bene di cosa si tratti, ci vado ispiratissima.Lungo i marciapiedi di Th Maha Rat e Th Phra Chan, è tutto un susseguirsi di bancarelle che vendono amuleti e talismani sotto forma di piccole statue del Buddha, immagini di monaci e simboli religiosi. Gli avventori sono soprattutto monaci, conducenti di taxi e persone che fanno mestieri pericolosi, che scrutano con attenzione la mercanzia alla ricerca dell'oggetto propizio.
Questo mercato è sicuramente tra le cose più interessanti (interessantissimi anche le persone che capita di incontrare alle bancarelle) che ho visto a Bangkok. In zona si trovano anche dello street food molto buono e conveniente.Wat Pho
Vi stavate preoccupando perché non l'avevo ancora nominato? Praticamente impossibile pensare di non andarci, perché il suo Buddha reclinato è davvero qualcosa di incredibile. Ma non c'è solo la famosa statua lunga 46 metri e alta 15, c'è anche una collezione sterminata di statue del Buddha, varie cappelle e wi-hahn (santuari) con una cospicua presenza di monaci. Qui si trovano infatti anche un complesso monastico e centri di formazione.E' stato proprio qui, in una cappella del Wat Pho, in contemplazione di fronte a una statua del Buddha che mi sono trovata ad assistire a una preghiera collettiva dei monaci. Lentamente hanno riempito un'ala del tempio e hanno iniziato a pregare insieme, recitando i sutra: uno dei momenti più emozionanti che ho vissuto fin'ora durante il mio viaggio.Il Wat Benchamabophit
Un altro tempio che mi ha conquistata il cuore è questo, il Wat Benchamabophit, nei dintorni del Palazzo di Dusit. A un passo dal traffico e dal caos cittadino, questo tempio è davvero un angolo di serenità. Il tempio - bellissimo - è realizzato in marmo bianco di Carrara ed è famoso perché è quello che compare sulle banconote da 5 baht. Intorno al tempio ci sono piccoli santuari, cortili, ponti quasi di ispirazione giapponese e piccoli santuari.Vagare in tutta calma dentro e intorno questo tempio è stato uno dei momenti più piacevoli della mia settimana a Bangkok.
Bangkok vista dall'alto
No, non intendo la vista su Bangkok da uno dei suoi grattacieli o sky bar. Intendo la vista sulla città da due punti sacri: il Wat Arun e la Montagna Dorata. Dall'alto del prang (la torre in stile khmer), lo spettacolo sulla città ripaga ampiamente della fatica per affrontare i ripidi scalini che portano in cima.Da qui ho visto Bangkok per la prima volta nella sua interezza e mi sono resa conto della sua grandezza, della sua bellezza e ho visto il suo vero volto. La presenza del fiume, le barche che fanno continuamente la spola tra le due sponde, i colori del tempio, gli stupa che fanno capolino e svettano quasi a fare concorrenza ai grattacieli: la vista più bella sulla città l'ho vista da qui.
Non da meno però è la vista dalla Montagna Sacra, questo strano tempio costruito in cima a una collina artificiale, da cui si coglie Bangkok da una prospettiva ancora diversa: tutto intorno le case, molte baracche fatiscenti, una miseria palpabile e una dimensione quasi più autentica.
Parco Lumphini
Se c'è un posto di Bangkok che forse più di tutti devo ringraziare, allora quello è lui, il Parco Lumphini, il grande polmone cittadino che è stato il mio rifugio prezioso per tutta la settimana.A fine giornata, dopo ore a vagare tra i quartieri della città, su e giù dallo Skytrain, dalla metro o dal taxi, ho optato più volte per una tappa conclusiva a Lumphini.
Tra i bangkokkiani intenti a fare footing o a seguire le lezioni di aerobica (rigorosamente all'aria aperta), mi sono concessa lunghe passeggiate nel verde, soste dedicate alla lettura o anche solo ad osservare i locali (e i turisti).
Forse che quel richiamo del verde e della natura significhi qualcosa?