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Bangui (Repubblica Centrafricana) / Camille non c'è più /Ci mancheranno i suoi scatti e il suo sorriso

Creato il 14 maggio 2014 da Marianna06

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Camille Lepage, la fotogiornalista assassinata in Centrafrica, di cui raccontano i media di mezzo mondo, lavorava come freelance per l'Afp e per l'agenzia fotografica Hans Lucas.

Il che significa che si autofinanziava, come fanno tanti giovani talentuosi e alle prime armi in una professione  di difficile accesso.

Diplomata alla scuola di giornalismo di Angers con un ottimo profitto, era partita, molto giovane (24 anni), nel 2012, per il sud del Sudan.

Lo scopo era quello di coprire professionalmente il conflitto.

Si era stabilita a Juba  , felice di vivere in una nazione nata  da poco (almeno sulla carta) e nella quale c’era tutto da fare e da dove, in seguito, si era poi trasferita in Centrafrica, appena agli inizi della crisi politica del Paese.

Crisi che aveva investito l’ex-colonia francese ma che non faceva prevedere l’esito tragico, il terribile bagno di sangue, di cui tutti siamo venuti a conoscenza con il precipitare degli eventi.

 Aveva lavorato anche in Egitto, sempre con una particolare attenzione per i temi umanitari.

Nel suo blog raccontava ai lettori , con parole e immagini, di essere interessata in particolare dalle "persone lasciate ai margini”,quelle dimenticate. Gli ultimi. I malati. I sofferenti. Le donne. I bambini. Gli anziani.

Infatti aveva anche realizzato degli scatti per l’organizzazione umanitaria internazionale “Medici senza frontiere” e ne era una sostenitrice convinta.

Era sempre con il sorriso sulle labbra- come di lei raccontano gli amici e tutti coloro che l’hanno conosciuta.

E naturalmente sua madre, che non sa rassegnarsi alla perdita di una figlia molto “speciale” .

Speciale in quanto  gentile con tutti,  buona e per natura generosa.

Camille non aveva timore ad affrontare le situazioni complesse.

Difficilmente si tirava indietro dinanzi ad un incarico pure che potesse comportare  qualche  serio rischio.

Come poi è stato.

E questo perché (sono parole sue) non le piaceva fare geopolitica a tavolino nel chiuso di una redazione.

Lei doveva essere sul campo. Essere insieme. Sempre.

 

        a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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Da Marianna Micheluzzi
Inviato il 15 maggio a 06:32

Passione e professionalità...questo era Camille.