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BAR SENZA PARTITA IVA
Siete mai stati in un bar ? Non dico in un bar di città, quelli aperti fino alle 19, poi… saracinesche giù e tutto spento.
Un bar vero….. quelli tipo anni ’70, quando entravi, tanta era la coltre di fumo che la prima reazione era un lieve bruciore agli occhi, poi ti ci abituavi e riuscivi a distinguere quanti tavolini da gioco erano occupati e quanti liberi.
La sera gli anziani, pensionati, ma anche molti lavoratori trascorrevano le serate a “veglia”, un bacetto alle consorti e via a giocare a briscola-tresette, o magari c’era la giocata a scala quaranta.
C’erano anche i tavoli a cinque e giocavano il quadrigliati, una sorta di tresette con dichiarazione come a bridge. Due giocatori erano insieme contro gli altri tre, e il compagno del dichiarante si scopriva durante la partita o anche a fine. Non mancavano i giocatori di biliardo, ma in quella sala non doveva volare una mosca, le palle bianco-giallastre scorrevano silenziose sui panni verdi.
Gli unici rumori erano le smorfie dei perdenti dopo tiri da maestro o le esclamazioni malcelate di meraviglia di spettatori appoggiati al muro per non infastidire gli irascibili giocatori.
Il bar era un punto di ritrovo, non mancavano le discussioni di sport, caccia, incidenti stradali, cronaca mondana, politica.
Non tutti avevano la televisione a casa, ma pur possedendola, preferivano vedere le partite di calcio con gli amici al bar. I baristi erano persone estremamente tolleranti, abituati ad avventori pronti a discutere per ore delle cose più banali.
Gli argomenti potevano passare dalla forma di nuovo modello di lampione comunale alla introduzione di un senso unico, la forma delle tette di una modella, le presunte corna di una certa persona nota a tutti.
Quando veniva affibbiato il nomignolo :
– Codesto è un discorso da bar ! – l’argomento del contendere non aveva grande qualità, ma non per questo era meno importante di certi discorsi seri.
Nel bar si poteva trovare ogni genere di persona, ceto sociale, estrazione culturale, si poteva discutere di argomenti interessanti, ma spesso i contenuti tendevano al basso e magari ore di discussione sui goal della squadra del cuore occupavano gran parte delle serate.
Mentre scorro i blog e leggo notizie economiche, la tassazione dei freelance, non posso non immaginare come avrebbero commentato gli avventori del famoso bar degli anni ’70.
Ho conosciuto personalmente molte di quelle persone, pur non essendone un assiduo frequentatore.
Gran parte sono deceduti, altri negli ospizi.
Tra quelle persone c’era una grande saggezza. Li animava il gruppo.
Avevano un sorta di accordo tacito per il “rispetto della persona”.
Prima di tutto non si dovevano trattar male le persone, poi si discuteva di tutte le altre cose.
Se quelle persone così antiche si trovassero ora a discutere di partite Iva e freelance sono convinto che la prima cosa che avrebbero da chiedersi sarebbe la seguente :
– Come mai ci sono tutte queste partite Iva ? -
Nel bar c’era sempre qualcuno che aveva la risposta a tutte le domande, e…. non era la risposta del politico di turno che ti menziona la legge , chi l’ha promossa, quando ecc. era la risposta del cittadino, di come se la sente, percepisce quel che c’è dietro ed è anche dotato di quella logica schiacciante, quella che lascia senza fiato.
La risposta me la immagino così, ma è ancora una domanda :
– Per mantenere schiere di commercialisti ? Per fa risparmiare i datori di lavoro che contrattano con i titolari di partita Iva prezzi bassissimi se non addirittura da fame ? Per far credere che si stanno formando nuove ditte ? -
Gli avventori dei bar anni ’70 avevano la logica da tifoso, da uomo da marciapiede, erano impulsivi e avrebbero anche sentenziato :
– allora se guadagnano poco, pagano un sacco di tasse, perché si ostinano a rimanere in questa condizione che peraltro non è di “ricchezza”, ma presunta tale ? -
In effetti abbiamo ereditato comportamenti non nostri, derivano dalla logica americana del consumismo, del tipo “compra il telefonino che tanto poi lo scarichi…!!!! ; quindi, perché non chiudono finalmente le loro posizioni ?
Immaginari discorsi logici si accavallano, e finalmente un saggio rimasto nell’ombra si mescola nella conversazione e timidamente afferma :
– Il valore delle partite Iva non è determinato dal valore delle loro notule, ma dal valore delle loro persone,
persone straordinarie alle quali non sono riconosciuti altrettanti meriti. -
Se i saggi avventori dei bar si materializzassero in questo secolo prenderebbero ad uno ad uno i titolari di partita Iva e gli direbbero :
– se la tassazione applicata non vi soddisfa o ritenete che il lavoro da voi svolto è apprezzato solo da un datore di lavoro, o questo vi ha obbligato a prenderla per risparmiare e potrebbe tranquillamente assumervi come dipendente, bene ……entro la fine dell’anno…… chiudete in bellezza !!! Salutate il vostro commercialista con un “Ci vediamo in palestra, non certo allo studio !” -
Allora tante migliaia di partite Iva diventerebbero di nuovo uomini liberi, chi avrà bisogno di loro dovrà assumerli con un contratto.:
Dovrete stilare il contratto delle partite Iva o come lo chiamerete, lo creerete voi, un contratto agile e leggero come le vostre menti veloci ! -
Buon lavoro !
p.s. Un dato sulle partite Iva :
Parecchi giovani italiani sono diventati formalmente dei liberi professionisti con la partita iva, pur operando in regime di mono-committenza, cioè per una sola azienda, con tutti i vincoli di subordinazione che ne derivano.
5.500.000 partite Iva intestate a persone fisiche e pari al 25 % della popolazione attiva.
Si tratta di una quantità doppia o tripla di Francia e Germania.
Ce ne siamo accorti solo adesso che le tassano ?
Se ciò non vi sembra etico come mai non si è lamentato nessuno finora ?
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