Obama e Romney salutano il pubblico al primo dibattito il 3 ottobre 2012.
Il 6 novembre 2012, Barack (Obama) e Mitt (Romney) si contenderanno il posto di prossimo presidente degli Stati Uniti. In realtà i candidati nazionali sono almeno cinque, infatti esiste anche un candidato del partito libertario, Gary Johnson, uno dei verdi, Jill Stein, e uno del partito della costituzione, Virgil Goode.
In pratica, tuttavia, Obama e Romney sono gli unici candidati.
Le elezioni statunitensi non sono elezioni dirette del presidente, come spesso si crede. In realtà, a novembre, i cittadini statunitensi voteranno per dei rappresentanti che a loro volta voteranno per il presidente. E tali rappresentanti saranno scelti su base regionale (cioè i rappresentanti saranno scelti in ognuno dei 50 Stati in numero proporzionale al numero di abitanti di quel particolare stato).
È un po’ come se i cittadini statunitensi votassero ogni quattro anni un parlamento particolare che si riunisce un giorno solo per eleggere il loro presidente, e poi si dissolve. Tuttavia questi rappresentanti sono scelti dai rispettivi partiti e selezionati con cura, quindi già si sa come voteranno, anche se ci sono stati casi in passato di rappresentanti che non hanno votato come avrebbero dovuto secondo gli accordi presi in precedenza, ma sono molto rari.
L’elezione di questi elettori, per ogni stato, viene fatta in base al “winner takes all”, cioè il partito, democratico o repubblicano, che prende più voti in uno Stato si sceglie tutti i suoi rappresentanti che poi voteranno per il candidato del loro partito.
Collegi elettorali 2008: così vinse Obama.
Questo è il motivo per cui, per esempio, nel 2000, Al Gore ottenne più voti di Bush ma non fu eletto. Al Gore ottenne percentuali molto più alte del 50% in certi Stati, mentre Bush ottenne solo una maggioranza risicata, come in Florida, ma in un numero maggiore di Stati. Al Gore dunque ottenne un numero maggiore di voti, tuttavia Bush ottenne un numero maggiore di rappresentanti che lo votarono (senza contare che poi uno dei rappresentanti di Al Gore decise di astenersi).
In pratica però, quando vanno a votare, quasi nessuno degli elettori statunitensi conosce questo sistema e pensano di votare il loro presidente direttamente. Tuttavia, anche se gli elettori sono ignari di questo sistema, non lo sono i candidati e le loro rispettive organizzazioni.
Quando si deve fare campagna elettorale, Obama e Romeny sono consapevoli che in realtà la loro presidenza si gioca in una manciata di Stati ed è lì che concentrano le loro forze, e i loro soldi. Tutti sanno, per esempio, chela California voterà per Obama, e per Romney non fa nessuna differenza ottenere il 49% o l’1% dei voti. I rappresentanti della California andrebbero comunque tutti a Obama. Il discorso è simile, ma al contrario, per Stati come il Texas ola Luisiana. Dove Obama e Romney si giocheranno la presidenza sarà dunque in Stati come la Florida,la Virginia, l’Ohio, il Colorado, l’Iowa, il Nevada e il Nord Carolina (i cosiddetti “swing states”, o “battleground states”), ed è lì che si concentrano i loro sforzi e i loro soldi. Questo è il risultato del sistema elettorale statunitense.
Fondi per Barack Obama al 6 ottobre 2012
Sforzi e soldi, ma soprattutto soldi. Lì, negli Stati Uniti, i magistrati di mani pulite avrebbero poca fortuna. Infatti, negli Stati Uniti, dare soldi ai partiti, è legale. Non solo i privati, ma anche le grandi aziende. È legale ed ha un nome: “lobbying”. Cinicamente si potrebbe riassumere con “Io ti do qualche milioncino, ma tu ricordati di me se vieni eletto”.
Il New York Times riporta che, in totale fino a fine agosto, Obama ha raccolto, direttamente, tramite il partito democratico, o le PAC (Political Action Committee) 690 milioni di dollari, Romney circa 633, e più ci si avvicina a novembre e più le donazioni aumentano (http://elections.nytimes.com/2012/campaign-finance). Queste cifre molto alte sono anche in conseguenza del fatto che nel 2010,la Corte Supremaha deciso, in due casi avanzati da Citizens United and SpeechNow.org, che PAC che non facciano donazioni dirette possono accettare e usare fondi illimitati per fare campagna per l’uno o l’altro candidato.
Se accendeste la televisione (“on air”) negli Stati Uniti, vi trovereste più pubblicità che altro. Un telefilm che da noi dura 35 minuti, lì dura un’ora, 25 minuti sono di pubblicità che interrompe il programma continuamente. E in questo periodo molta di quella pubblicità è pubblicità elettorale, con scambi senza esclusione di colpi.
Per esempio, anni fa, durante le primarie diversi sostenitori di Bush hanno organizzato, con i soldi della loro campagna elettorale, migliaia di telefonate attaccando il rivale McCain sostenendo egli avesse avuto un figlio illegittimo da una nera (forse alcuni di noi direbbero “e allora?”- non negli Stati Uniti).
Romney – Ryan, il team repubblicano.
E sì, infatti non c’è solo la pubblicità alla televisione o alla radio, ma anche migliaia di persone che ti chiamano a casa a tutte le ore per convincerti a votare quello o quell’altro candidato.
Alla fine, poi, la maggior parte degli elettori vota sempre per lo stesso partito. E allora conta molto la partecipazione.
Spesso meno del 50% degli aventi diritto vota dura durante le elezioni. Questo nonostante in molti Stati ci siano anche le elezioni per il governatore, o per i loro senatori o i loro rappresentanti alla camera. Le elezioni della camera sono ogni due anni, quindi, quest’anno, ci saranno le elezioni per la camera in tutti gli Stati. I senatori ogni sei, quindi in circa un terzo degli Stati. I governatori, invece, vengono eletti ogni quattro anni e queste votazioni saranno in undici Stati.
Ovviamente più riesci a spingere i simpatizzanti del tuo partito a votare, più voti prendi. Per questo entrambi i partiti si prodigano in sforzi per rendere facile votare ai propri elettori e difficile a quelli degli altri partiti.
I distretti elettorali vengono ridisegnati continuamente per rendere più facile o più difficile recarsi a votare a seconda se in quel distretto vivano più o meno simpatizzanti di un certo partito. Il partito al potere ridisegna confini per assicurarsi un vantaggio. Se perde, allora l’altro partito ridisegnerà quei confini diversamente.
Inoltre, visto che spesso i più poveri, e magari anche meno istruiti, votano democratico, i democratici cercano di passare leggi che rendano più facile l’accesso al voto anche in mancanza di documenti d’identità. Al contrario i repubblicani cercano di rendere tali leggi più restrittive.
Obama Biden il team democratico.
Infine, ovviamente, a determinare il voto finale ci sono ci sono anche i candidati.
Non è un mistero che gli Stati Uniti si siano spostati molto a destra, politicamente parlando. Per molti statunitensi l’Europa è un covo di comunisti. Un buon candidato repubblicano deve quindi essere molto a destra per riuscire a galvanizzare la base del suo partito e far sì che molti vadano a votarlo. Al contrario, il candidato democratico cerca di essere più centrista possibile, per non alienarsi troppo il grosso dell’elettorato. La sinistra, negli Stati Uniti, quasi non esiste. Bill Clinton, dopo essere crollato nei sondaggi e con il partito democratico a subire una disfatta elettorale nel 1994, si è velocemente mosso verso il centro e con questo nei successivi sei anni è riuscito a risalire molto nei sondaggi.
Ed è qui che Obama, come già Clinton, ha buon gioco, situandosi al centro e cercando di non mostrarsi troppo di parte. Al contrario Romney non viene visto troppo di buon grado dall’ala più conservatrice del suo partito, come del resto era stato anche per McCain, perchè sembra, per i repubblicani, troppo moderato, non abbastanza conservatore, e forse anche un po’ per essere un mormone. Obama lo sa e a lui basta cercare di mostrarsi il più moderato possibile, e comunque anche sperare che l’economia non peggiori ulteriormente.
Infine ci sono i dibattiti in televisione. Generalmente ce ne sono tre, più uno tra i vice-presidenti. Spesso possono muovere l’1-3% dell’ elettorato, che non è poco. Ed è meglio non fare brutte figure perché si sa già che ogni passo falso sarà ritrasmesso di continuo senza sosta in televisione. Nel 2008 la vice-candidata di McCain, Sarah Palin, incappò in un paio di interviste in cui fece una pessima figura, interviste che fecero il giro dell’internet e furono riprese dalla trasmissione satirica “Saturday Night Live”, e ritrasmesse in televisione continuamente. Poi durante il dibattito televisivo riuscì ad essere più preparata, ma ormai il danno era fatto.
NDAA Cronostoria
La “National Defense Authorization Act” è una legge annuale federale degli Stati Uniti che specifica il budget per il Dipartimento della Difesa statunitense.
Il 31 dicembre 2011 Barack Obama ha firmato il NDAA per l’anno 2012
Sezione 1021 e 1022 della NDAA per l’anno fiscale 2012 prevede, inoltre, che gli Stati Uniti possano arrestare chiunque sia parte o abbia supportato al-Qaeda, i talibani o forze associate che sono coinvolte in atti ostili contro gli Stati Uniti, o forze alleate, o abbia compiuto atti ostili contro gli Stati Uniti, e tenerlo prigioniero, senza processo, fino alla fine delle ostilità.
Tale legge viene soprannominata “ïndefinite detention law” da alcuni giornali e criticata in quanto permette di poter arrestare, senza nessun ricorso legale e senza limiti di tempo, un qualunque cittadino sia statunitense che straniero e sia negli Stati Uniti che all’estero.
Il 13 gennaio 2012 una causa contro il governo degli Stati Uniti è stata presentata da Christopher Hedges, Daniel Ellsberg, Jennifer Bolen, Noam Chomsky, Alexa o’ Brien, US Day of Rage, Kai Wargalla e Hon. Brigitta Jonsdottir citando in giudizio Barack Obama, Leon Panetta, John McCain, John Boehner, Harry Reid, Nancy Pelosi, Mitch McConnell, Eric Cantor come rappresentanti degli Stati Uniti.
La causa si basa, tra l’altro, su questi punti:
- Il governo non chiarisce cosa supportare significhi e quindi non è chiaro cosa la legge esattamente vieti;
- Se semplicemente esprimere un’opinione in favore, o semplicemente fornire un modo per pubblicizzare il punto di vista di entità che il governo statunitense considera ostile può essere considerato supportare il nemico, ciò andrebbe contro il diritto alla libera espressione delle proprie idee;
- Viene vietata ogni possibilità ad ogni assistenza legale e processo e quindi viene tolta la prerogativa di potersi difendere dalle accuse;
- Non viene stabilito alcun termine o fine della pena eccetto per un vago riferimento alla “fine delle ostilità”;
- Non si hanno informazioni se, e in questo caso quante, persone siano già state arrestate usandola NDAA.
Il giudice federale Katherine Forrest ha presieduto tale processo. Durante tale processo è stato ripetutamente richiesto al governo di definire meglio cosa supportare significhi e se giornalisti che dovessero semplicemente intervistare un potenziale nemico potrebbero venire arrestati sottola NDAA. Ilgoverno si è rifiutato di rispondere. Al governo è stato anche chiesto se abbia già incarcerato persone usandola NDAA, ma il governo statunitense ha nuovamente rifiutato di rispondere.
Christopher Hedges, un giornalista, e altri hanno testimoniato come il pericolo di poter essere arrestati, senza processo e per un periodo indefinito abbia fortemente limitato la loro capacità di lavorare.
Il 12 settembre, giudice Forrest ha emesso un’ingiunzione che sospendela NDAA, citando, tra l’altro, che la legge viola il primo emendamento della costituzione che protegge la libertà d’espressione, ed il quinto emendamento che protegge contro abusi del governo. Inoltre afferma che la legge è così vaga che un giornalista, semplicemente facendo il suo lavoro, potrebbe venire acusato di supportare forze nemiche.
Il 13 settembre l’amministrazione di Obama presenta appello citando un “danno irreparabile” se l’ingiunzione non venisse levata.
Una corte d’appello, ha rimosso temporaneamente l’ingiunzione in attesa di poter riconsiderare il caso.
NDAA
Chi sono i firmatari della causa:
Christopher Hedges: giornalista e vincitore del premio Pulitzer. Esperto in politica medio-orientale e autore di numerosi libri
Daniel Ellsberg: ex analista militare, e fonte del rilascio non autorizzato dei documenti segreti “Pentagon Papers”
Jennifer (Tangerine) Bolen: Direttore esecutivo dell’organizzazione “Revolution Truth”
Noam Chomsky: Linguista, filosofo, storico, critico poltico e scrittore di numerosi libri
Alexa o’ Brien: Attivista e membro dell’organizzazione “US Day of Rage”
US Day of Rage: Organizzazione statunitense che prende il nome dalla rivolta organizzata in Bahrein il 14 febbraio 2011, primo giorno di rivolta ispirato dalle rivoluzioni in Tunisia e Egitto
Kai Wargalla: Attivista e direttore operativo dell’organizzazione “Revolution Truth”
Brigitta Jonsdottir: Membro del Parlamento islandese. Ha avuto contatti con Julian Assange e per questo ha subito una causa dal Dipartimento della Giustizia statunitense per ottenere il rilascio di tutti i suoi messaggi riservati nella sua casella di posta privata su twitter, inclusi gli ip dei server da cui si fosse connessa, orari, ecc.
Ma la differenza fra Obama e Romney, la fa Michelle.
Ma alla fin fine, chiunque venga eletto, cambia qualche cosa?
Qualcosa può cambiare, ma a volte non sempre come ci si aspetterebbe. Prendiamo la vittoria di Obama nel 2008. Ci si aspettava molto da lui, gli si era persino stato dato il Nobel per la pace, ma se la retorica infiammatrice di Bush è sparita, nella sostanza Obama non solo ha confermato molte delle leggi dell’era Bush, ma anzi le ha inasprite. Obama è stato certamente molto più attento alla forma, ma la sostanza è la stessa di Bush quando si va a vedere cosa si è fatto per i diritti civili e la libertà di espressione.
Per esempio il 31 dicembre 2011 Obama ha firmato una legge, la “National Defense Authorization Act”, o NDAA (vedi scheda), che autorizza il governo statunitense a prelevare e imprigionare per un periodo indefinito una persona di qualunque nazionalità, statunitense o meno, in qualunque parte del mondo, sia negli Stati Uniti che fuori, legalmente. Una legge che si spinge più in là di quanto già passato da Bush con il “Patriot Act”.
E questo è possibile anche perché Obama è democratico. Un presidente repubblicano avrebbe avuto tutto il partito democratico, e la stampa, contro. Ma in questo caso ai democratici non fa comodo criticare troppo il loro presidente, e ai repubblicani la NDAA piace. Una situazione del tipo “solo Nixon poté andare in Cina”.
E io mi domando, se gli Stati Uniti si stanno spostando sempre più destra, in nome della sicurezza nazionale, è allora meglio per il resto del mondo avere un presidente statunitense come Obama, bravo nel dissimulare tutto ciò, o un presidente meno abile, ma che non lasci dubbi anche ai meno informati?