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Barack obama perde i pezzi. l'economista romer si dimette per non aver raggiunto il suo obiettivo

Creato il 09 agosto 2010 da Madyur

BARACK OBAMA PERDE I PEZZI. L'ECONOMISTA ROMER SI DIMETTE PER NON AVER RAGGIUNTO IL SUO OBIETTIVO
Christina Romer , l’economista che aveva previsto che ,con le manovre di Obama , il tasso di disoccupazione Usa non avrebbe superato l’8% , lascia la presidenza del Consiglio degli economisti della Casa Bianca proprio mentre, coi disoccupati al 9,5% , il governo comunica che a luglio i posti di lavoro scenderanno ancora.
Tutto questo in America fa pensare ad una double dip , una nuova recessione dopo uan debole ripresa. Chi non parla di Grande Recessione parla di Grande Stallo : il punto è che, anche se il Pil cresce , un’economia che perde occupati lascia il Paese in un clima di recessione.
La Romer non è stata liquidata per le sue analisi imprecise. E’ lei che ha deciso di andarsene. Forse per la sua poca sicurezza nell’incidere nel processo decisionale del governo, vista l’assenza di parlare direttamente con il Presidente e i rapporti tesi con il consigliere Larry Summers. E’ possibile che Romer vada a guidare la Fed di San Francisco dopo che la Yellen è andata alla sede centrale dell’Istituto.
Obama si è insediato da 18 mesi e l’esodo della Romer come quello di Peter Orszag, l’architetto del bilancio federale, sembrano segnali di malessere che si respira nel team economico. A meno di 90 giorni dalle elezioni i democratici rischiano di perdere la maggioranza del Congresso , i numeri dell’occupazione sono per il presidente una pessima notizia politica oltre che economica.
Obama cerca di ostentare sicurezza puntando le luci sulle note positive “Il settore pubblico sta perdendo occupati , ma l’industria ha guadagnato anche a luglio. Nei primi sette mesi dell’anno il settore manifatturiero ha aggiunto 183 mila posti di lavoro. E’ la crescita più sensibile negli ultimi dieci anni”.
Non tutto sta andando malissimo. Ma l’economia resta debolissima : gli economisti aspettavano un calo a luglio a causa del venir meno di posti di lavoro che erano stati creati nel 2010 e per i tagli del personale delle amministrazioni locali in piena crisi fiscale e per l’esaurimento dei sussidi dello stimolo federale.
Ma gli analisti si aspettavano tagli inferiori rispetto a quelli materializzati e una crescita più forte dell’impiego da parte del settore privato. Invece, mentre i Stati e le città si indebitano , le imprese, pur sedendo su grandi volumi di profitti , investono poco e assumono poco. Insomma viviamo una fase delicatissima ma il peggioramento non è assoluto : dipende dal fatto che lo Stato ha cominciato a ritirare gradualmente la sua rete di sostegni, mentre l’economia privata non riesca ancora a stare bene in piedi senza queste stampelle.
Il giorno di martedì sarà importante quando si riunirà la Federal Reserve che potrebbe decidere un cambio di rotta e l’adozione di nuove misure a sostegno dell’economia , mentre la Camera è chiamata a votare il nuovo minipacchetto di aiuti agli Stati appena approvato dal Senato : 26 miliardi di dollari che consentiranno di mantenere in servizio 160 mila insegnanti a cui era previsto il licenziamento all’inizio dell’anno scolastico e di evitare i tagli ai vigili del fuoco in numerose città. Una misura che promette sviluppo. Vedremo

madyur


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