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Barack Obama, sua madre e la CIA

Creato il 10 luglio 2012 da Tnepd

Barack Obama, sua madre e la CIA

Barack Obama, sua madre e la CIA

Nella sua autobiografia, I sogni di mio padre, Barack Obama scrive che a un certo punto, dopo essersi laureato nel 1983 alla Columbia University, accettò un lavoro. Egli descrive il suo datore di lavoro come “una ditta di consulenza a società multinazionali” di New York, e le sue funzioni come “assistente di ricerca” e “scrittore in materia finanziaria”.
Stranamente, Obama non fa il nome del suo datore di lavoro. Tuttavia, un articolo del New York Times del 30 Ottobre 2007 identifica l’azienda come la Business International Corporation. Ugualmente strano è che il New York Times non ricordi ai suoi lettori che lo stesso quotidiano aveva rivelato nel 1987 che la Business International aveva dato copertura a quattro dipendenti della CIA in vari Paesi fra il 1955 e 1960 [1].
La rivista britannica Lobster Magazine – che, malgrado il suo nome incongruo, è una venerabile pubblicazione internazionale su questioni di intelligence – ha riferito che la Business International fu attiva negli anni Ottanta nel promuovere la candidatura di politici ben visti da Washington in Australia e nelle isole Figi [2]. Nel 1987, la CIA rovesciò il governo delle Figi dopo appena un mese dalla sua entrata in carica a causa della sua politica di mantenere l’isola una zona libera dal nucleare, il che significava che le navi americane a propulsione nucleare o con a bordo testate nucleari non potevano farvi scalo [3]. Dopo il colpo di Stato alle Figi, il candidato appoggiato dalla Business International, che era molto più sensibile ai desideri nucleari di Washington, fu reinsediato al potere – R.S.K. Mara fu primo ministro o presidente delle Figi dal 1970 al 2000, tranne che per l’interruzione di un mese nel 1987.
Nel suo libro, non solo Obama non menziona il proprio datore di lavoro; non dice neanche quando ci lavorò esattamente, o perché lasciò l’impiego. Queste omissioni potrebbero non avere alcuna importanza, ma nella misura in cui la Business International ha un lungo rapporto con il mondo dell’intelligence, delle operazioni segrete, e i tentativi di infiltrare la sinistra radicale – inclusi gli Students for a Democratic Society – è ragionevole chiedersi se l’imperscrutabile signor Obama non stia nascondendo qualcosa del suo legame con questo mondo [4].
Aggiungendo alla domanda il fatto che sua madre, Ann Dunham, durante gli anni Settanta e Ottanta è stata legata – come impiegata, consulente, donataria, o studente – con almeno cinque organizzazioni strettamente connesse alla CIA durante la Guerra Fredda: Ford Foundation, Agency for International Development (AID), Asia Foundation, Development Alternatives Inc., e East-West Center of Hawaii [5]. Per la maggior parte del tempo ella lavorò come antropologa in Indonesia e nelle Hawaii, in una buona posizione per raccogliere informazioni sulle comunità locali.
Come esempio dei legami della CIA con queste organizzazioni, si presti attenzione alle rivelazioni di John Gilligan, direttore dell’AID durante l’amministrazione Carter (1977-1981). “A quel tempo, molti uffici di AID sul terreno erano completamente infiltrati da gente della CIA. L’idea era di posizionare degli agenti operativi in qualunque genere di attività avessimo oltremare, governativa, volontariato, religiosa, qualunque tipo” [6]. E Development Alternatives Inc. è l’organizzazione per la quale stava lavorando Alan Gross quando venne arrestato a Cuba, accusato di far parte di una operazione americana in atto per destabilizzare il governo cubano.
William Blum

[1] New York Times, 27 Dicembre 1977, p. 40.
[2] Lobster Magazine, Hull, Gran Bretagna, 14 Novembre 1987.
[3] William Blum, Rogue State: A Guide to the World’s Only Superpower [edizione italiana: Con la scusa della libertà, Tropea editore], pp. 199-200.
[4] Carl Oglesby, Ravens in the Storm: A Personal History of the 1960s Antiwar Movement (2008), passim.
[5] Ann Dunham, voce Wikipedia.
[6] George Cotter, “Spies, strings and missionaries”, The Christian Century (Chicago), 25 Marzo 1981, p. 321.

Fonte
(traduzione di F. Roberti)


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