Mi è capitato di ritornare a Barcellona dopo diverso tempo per riscoprire la sua identità fra antiche e moderne suggestioni architettoniche. Fra le 14 opere di Antoni Gaudì è stato bello vedere Casa Vicens, ispirata allo stile storicista Mudéjar, Casa Batlló con la sua inquietante bellezza, Palazzo Güell con i 20 camini che costituiscono un giardino di sculture originali, così come quelli trasformati in sculture antropomorfe sul tetto di Casa Milà, ovvero la "Pedrera", la cui facciata rappresenta un combattimento simbolico fra San Giorgio e il drago.
Dal terrazzo di Casa Milà si intravvede la meravigliosa Sagrada Familia: una sorta di antro paradisiaco in cui ci si perde fra i giochi dei colori delle vetrate e quello delle maestose colonne che supportano quella che veniva definita la "Cattedrale dei poveri"poiché si trattava di un tempio espiatorio. Questa opera mai del tutto compiuta, con lavori finanziati grazie a donazioni anonime, una volta terminata avrà 18 torri, la più alta delle quali raggiungerà i 170 metri. Gaudì aveva cominciato i quattro campanili della facciata della Nasita, uno straordinario vangelo di pietra e ceramica.
Affascinante risulta l'uso delle arti applicate all'architettura come la battitura del ferro la cui origine deriva dagli artigiani calderai. Un esempio è la Puerta del dragon dei Padiglioni Finca Güell, ispirata a Gaudì dal leggendario giardino delle Esperidi. Ma la sua vera fonte di ispirazione fu la natura, il progetto del Parco Güell è stato un tentativo di creare un complesso urbano nella natura.
Fra i nuovi simboli della città vi sono ora il nuovo complesso museale Disseny Hub Barcelona. I 25.000 metri quadrati dell'edificio ospitano quattro musei che già esistevano: il Museo de las Artes Decorativas, quello della Ceramica, il Textil e quello delle Arti Grafiche, per un totale di più di 70.000 opere. Mentre una specie di bomboniera da scoprire è la Casa Amatller, considerato uno degli edifici più emblematici, benché raramente sia possibile visitarne l'interno.
Rivedere Barcellona vuol dire però esplorare i vicoli medioevali del Barrio Gotico, recarsi nella Cattedrale e nel suo chiostro pieno di oche, cullati dalla magia delle note dei tanti artisti di strada che creano un'atmosfera di straordinario rapimento. Nella Ribera si va per ammirare la suggestione di gioielli architettonici come la Chiesa di Santa Maria del Mare ( Esglèsia de Santa Maria del Mar), dal Palazzo della Musica catalana ( Palau de la Musica catalana) e quella che scaturisce dalla visione del Museo Picasso, se si sopravvive alle code di visitatori che lo accerchiano.
Una pausa godereccia è d'obbligo nei vari mercati come quello de la Boqueria o de Santa Caterina che vantano originali strutture metalliche e coloratissime cibarie esposte con meticolosità ingegneristica. Una capatina è d'obbligo su La Rambla e in Plaça de Catalunya per immergersi nel ritmo frenetico della folla protesa fra lo shopping e le gioie del palato della cucina catalana.
Un altro luogo accattivante di questa città poliedrica risulta essere Barceloneta, dove si assapora l'aspetto marino e lo sguardo spazia fra palme gigantesche, distese sabbiose e profumo di pesce e di paella. Ma quello che maggiormente ha creato un senso di incredibile rapimento è stata la spettacolare vista da Montjuic, prendendo la funicolare e aggirandosi fra i giardini pieni di sculture del Museo Nazionale d'Arte della Catalogna.
Intenso, infine, è stato il senso ci compartecipazione emotiva creata dai preparativi per la faraonica Cavalcata dei Re Magi - era dicembre - che restituivano un senso di fanciullesca euforia così come quella che ancora adesso sembra riaffiorare allorchè capita di ripensare al fantastico viaggio nella ritrovata Barcellona.
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