Barebacked-love

Creato il 03 maggio 2012 da Vsgaudio @vuessegaudio


V.S.GaudioBAREBACKED-LOVE   L’epica di Alexandra Ogilvie
La Stimmung con Hermann sull’amore a bardossoNella barca i jeans le donano a meraviglia, non è sontuosae puzza di scimmia nel chiarore da oriente, grigio e rosané ci sono masserie sparse lungo la riva, o qualcuna sul pendiotra i monti selvaggi, su per la parete o tra i boschicosì travestita potrà raggiungere il porto di Gadiro se sarà necessario dovrà tingersi i capellicon questo profilo più ardito e desto, più duro anchegli si accostò di fronte, vicinissima, con quell’aria trasandatache già tra il mento e le sopracciglia tende la maliziatanto che allora finalmente egli la strinse


non è misurata, né virginale, né ha quella musarderiedi chi va a zonzo per la città foss’anche di media grandezzaquando c’è un po’ di fresco e di venticelloo se l’aria della sera trascolora al giallo e al rossoe parole e risa svolazzano dappertuttoci vorrà coraggio anche se è quasi buio per andarea Babilonia per via fluviale e prima ancoracavalcarle accanto, lei su un carro, e noi in groppaad asini in questo paesaggio poco ubertoso e splendidoanche quando comincia a ondularsi in mezzo a boschettiradi attraverso praterie stranamente intricateverso mezzogiorno e mi sovvengono i canti meridianitessalici di Diagora:“Pan si è assopito nell’afosa raduraora tace il ruscello, muta lampeggia la pietraed anche il mio cuore deve stare quieto:chi sa, che cosa mi succede.Una favola, quasi la scordavo, dice:folle diventa colui che a meriggio vede sul pontileAlexandra Ogilvie, lei che con il piede avviluppa in ariaspicciando dalla caviglia un breve nodo di malia”e in un attimo io ci rimasi secco tra il pantanoe la città da cui in direzione nord attraverso il desertoda tutte le porte e tende sbucarono di corsa soldatie si schierarono su un fronte breve, sei file in tutto,per scagliare dardi fino al tramontosulla sponda destra del fiume non c’è un’antichissimae grande città, né un bel ponte di pietra sull’Eufrate,assai solido e comodo, le macchine d’assedio facevanoun’impressione terribile come giganteschi insettidalle membra anchilosate, alti quanto una casadietro il fuoco come se si voglia procedere all’infinitoo navigare il grande oceano, giù per l’Indosparando un sacco di balle sull’India quand’anchesia stata tesa sopra l’angolo in fondo una copertaperché ci sia almeno un posto all’ombrae si dimostri nei confronti della sporcizia tutta l’indifferenzadegli esseri angariati da molteplici disagisulla barca un grigio rossastro, desolato, squallida tinta,a oriente il fiume scorre via silenzioso e largofino al giallo e rosso all’altro capo del mondonella sera in cui la luna adunca impigliataè appesa negligentemente nella reteAlex accanto a me col vento che palpita intorno al nostro voltoschiude la bocca e respira forte, puzza di scimmia,non ha lunghe stringhe rosse ai sandaliè alta 166 centimetri e pesa non più di 62 chili eavendo un seno da 91 centimetri ha il pondus moltoalto, 13, e l’indice costituzionale 54.81 che èquello di una normolinea mesomorfaOh, lo sodisse Alex stesa nella barca, contro la mia spalla“a che sta pensando: all’indiana che cavalca a bisdosso, non è così?”[1]Mi venne da ridere veramente: “No” risposi “non fa per me”“Ma allora qual  è  il suo tipo? Si può sapere?”Io la fissai con decisione disperata, in mezzo agli occhinella desolazione del paesaggio che suscita pensierida immondezzaio nel crepuscolo in cui un baglioredi fuoco sul fiume sembrava galleggiaregiapponesi su una palafitta robusti zoticoni delle montagne,grandi e grossi, con il petto squadrato e fronti spaziose,una milizia scelta intorno e dietro a noialtre imbarcazioni sul disco fluvialeil fisico è essenziale nella scelta dei cavallie dei buoi magari anche delle razze canine e delle scimmietanto che è risaputo che Chimpo è giudicato in basea ciò che lo distingue dagli uominied è per questo che Alex senza alcuna discrezionemostra le tette talché dovetti distogliere lo sguardo con rabbiaanche dal podice per come si portava sulla palafittacui approdammo come se fosse Bab-ilu, la grande cittàe il brulicame di gente, e cominciò a sparare passandoun po’ sopra la linea dell’orizzonte sempre cheil sole fosse alla sua destra dato che i raggi incidonocon una notevole inclinazione a causa della curvatura terrestre“è semplicissimo”, la palafitta è divisa in due dal fiumeda una parte, io e la scimmia uccisadall’altra, Alex che spara impaziente verso la finestrail mio cuore che pulsava contro il suo podice, dieci uominiin tutto, tutti stesiun capolavoro dell’arte militare, una delle operazioni strategichedi tutti i tempi, l’attraversamento del fiume sottogli occhi del mondo e poi una volta approdati alla palafittasu cui Chimpo era stato ucciso non ci fu un assedio metodiconé la grosse torre di legno, niente,Alex balzò sulla palafitta e li stese uno dietro l’altrocome al tiro a segno“Oh, un bel pasticcio davvero” disse apertamente“sicuro, avevano ucciso Chimpo! E’ vero che puzzo di scimmia?”Quando sei sottovento, o in mezzo al fiume, e nonc’è l’essenza di cinnamomo nell’aria,come presso gli animali della foresta ogni donnaè possesso comune di tutti gli uominitra queste tribù che vivono in piccole insenatureche a tergo e sui fianchi sono chiuse dainsormontabili pareti di roccia a strapiombo,sul davanti, la barriera del fiume aperto,non è un mistero che puzzi di scimmia”l’acqua fluisce gialla e verdastra non solo nel primo mattinoil sole pullula rugginoso dalla paludeguardo da quella parte, assente, infreddolito, vuotoe privo di sensoAlex soffia acqua dal naso arricciato a starnutisce:“Ti va di unire la mia puzza di scimmia con la tuadi asino?” steso su una lastra di roccia espostoal sole più che con la sua grandezza di strategami fulminò il suo podice di mula che era un po’del tipo dell’indiana che cavalca a bardossoTurtle Island è il nome che gli Indiani davano al continente; qui ce n’erano più di un milione per riconquistarele loro terre e adesso, da 15 anni, c’è solo questosimbolo di megalomania e gli indiani si sono dispersi”adesso questi giapponesi chenon fanno che ritardare la mescolanzadei nostri profumi e di cui bisogna disfarsiin questa palude inabitata e inabitabile un po’ più in làdi questo monumento-totem all’impero pellerossa“Sta’ a sentire, non ci sono alberi di mirra megliocresciuti che altrove, dotati di più copiose essudazionidella loro resina preziosa, né c’è una liana spinosae tenace con cui lanciarsi più a valle tra cespugliodorosi e il soave profumo che si sparge nella nottesopra la sabbia, a 500 stadi dalla costa, questa golarocciosa vuota che si riempie di acqua e può ribolliredi gorghi schiumosi”quest’aria che trattiene in sé il passato dei pellerossache hanno respiri naturali,suoni della pioggia e del ventorichiami di uccelli e animali nei boschisillabati in nomi che si disperdonoOkonee, Koosa, Ottawa, Monongahela, Sauk, Oronoco,Wabash, Saginaw, Chippewa, nell’acqua e nella terra in cuinon c’è una città grande o piccola che sia che comeBabilonia ci venga incontro e la sera ti accarezzala vita indietro o in avanti in questa passeggiatache dura un giorno lentamente come se fosse il volo in cerchio delle anatreCavalcami a peloprima che si scateni il macelloe soffi il disprezzo, prima cheuno dietro l’altro dovrò far fuori questi lupiche vogliono rapinarsi un trono”a cui non posso che rispondere eccitato “Alla finenon c’è una ragione valida che mi impedisca di farloanche se si scatenerà un macello che per intere generazionisarà il deserto della rabbia forsennata e demoniaca”il poeta non si occupa dell’orto né di Sarah e dellasua piccola scimmia, né canta un finale alla rivao alla terra e alla vita un finale e un addio,spesso si avventura sui mari studiando le cartee ritornando debitamente al portoma non per abbracciare amici che non ha,né chiede alla pioggia che scende dolcee che questa gli risponde “Sono il Poema della Terraed eterna mi sollevo impalpabile su verso il cielo”,tutt’al più, e sempre, di giorno e di notte, restituiscevita alla sua stessa origine, la abbellisce,continuerà a cavalcare la mula a bardossosia che di essa importi o no, debitamente ritornacon amore


[1] Con ogni probabilità, Alex si riferisce all’indiana che va in moto e che fa parte della banda che viene sgominata da Jeremiah e Kurdy: cfr., della serie “Jeremiah”: Trois Motos…ou Quatre, éditions Dupuis, février 1994.▪
Hermann(che di cognome fa Huppen) è nato in Belgio nel luglio del 1938.Alexandra Ogilvie è la protagonista del suo album Bd Alex, della serie Jeremiah, che è stato pubblicato nel settembre 1990 nella collezione Repérages dalle éditions Dupuis con una affichette e un catalogo.In Italia, Alex è apparso in “Lanciostory” n.35, 36, 37 del 1991.La serie Jeremiah ha una particolare ambientazione transtemporale che crea una sorta di racconto fantascientifico in cui, di volta in volta, vengono narrate avventure dall’aria western, poliziesca, storica, leggendaria. I personaggi principali sono Jeremiah e Kurdy Malloy, insieme alla sua inseparabile mula.In Alex, Jeremiah e Kurdy “subiscono” di nuovo la storia: per una ricostituzione famigliare(Alex che vive col padre e le scimmie; il fratello Edward con la madre) si trovano contrapposti a un commando giapponese, che non vuole lasciare testimoni dietro di sé.


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