Alle 4.45 della mattina del 13 gennaio 1991 un annuncio alla radio lèttone da parte del Fronte Popolare chiamava la popolazione a riunirsi in Doma Laukums. Alle 14 circa 700 mila persone erano scese in strada. Cominciava la lotta finale dei paesi baltici per l'indipendenza dall'Urss.Erano venti anni fa. Dal 13 al 20 gennaio si formarono barricate ovunque, a presidiare i luoghi nevralgici del paese, a Riga, a Kuldiga, a Liepaja. Lo stesso avveniva in Lituania.Anche la madre dei miei ometti, allora diciassettenne, scese per strada, e andò a presidiare insieme a tanti altri ragazzi Zaķusala, l'isola sulla Daugava nel cuore di Riga, dove sono situati gli edifici della televisione di stato.Sulle barricate si ritrovarono gli studenti, i lavoratori, intere famiglie, persino i bambini. La radio trasmetteva continuamente, per dare informazioni, tenere sveglia la gente, sostenere il morale. Artisti, cantanti, musicisti si esibivano in strada. Camionisti arrivavano coi loro automezzi a sbarrare le vie di accesso a Riga, i forestali procuravano la legna da accatastare e da ardere per scaldarsi nelle sere gelide. Si usavano le scuole per dormire.Gli Omon, i reparti speciali antisommossa sovietici, non stettero a guardare. Gorbaciov dal Cremlino diede ordine di reprimere la rivolta. A Vilnius i reparti speciali attaccarono in forze. A Riga gli Omon all'inizio si limitarono ad azioni di sabotaggio, a far esplodere bombe. Poi la prima vittima, il 16 gennaio, un cameramen, Roberts Murnieks. Il 20 gennaio se ne conteranno altre cinque. Il Cremlino riuscì a riportare l'ordine sulle strade solo alcuni giorni dopo, quando molti di coloro che difendevano le barricate tornarono a casa. Ma il culmine della "singing revolution" iniziata nell'estate del 1990 con il Baltijas ceļš, era ormai avviato. Sette mesi dopo, nell'agosto del 1991, la Lettonia ritornava libera e indipendente, dopo cinquant'anni di giogo sovietico.Magazine Italiani nel Mondo
Alle 4.45 della mattina del 13 gennaio 1991 un annuncio alla radio lèttone da parte del Fronte Popolare chiamava la popolazione a riunirsi in Doma Laukums. Alle 14 circa 700 mila persone erano scese in strada. Cominciava la lotta finale dei paesi baltici per l'indipendenza dall'Urss.Erano venti anni fa. Dal 13 al 20 gennaio si formarono barricate ovunque, a presidiare i luoghi nevralgici del paese, a Riga, a Kuldiga, a Liepaja. Lo stesso avveniva in Lituania.Anche la madre dei miei ometti, allora diciassettenne, scese per strada, e andò a presidiare insieme a tanti altri ragazzi Zaķusala, l'isola sulla Daugava nel cuore di Riga, dove sono situati gli edifici della televisione di stato.Sulle barricate si ritrovarono gli studenti, i lavoratori, intere famiglie, persino i bambini. La radio trasmetteva continuamente, per dare informazioni, tenere sveglia la gente, sostenere il morale. Artisti, cantanti, musicisti si esibivano in strada. Camionisti arrivavano coi loro automezzi a sbarrare le vie di accesso a Riga, i forestali procuravano la legna da accatastare e da ardere per scaldarsi nelle sere gelide. Si usavano le scuole per dormire.Gli Omon, i reparti speciali antisommossa sovietici, non stettero a guardare. Gorbaciov dal Cremlino diede ordine di reprimere la rivolta. A Vilnius i reparti speciali attaccarono in forze. A Riga gli Omon all'inizio si limitarono ad azioni di sabotaggio, a far esplodere bombe. Poi la prima vittima, il 16 gennaio, un cameramen, Roberts Murnieks. Il 20 gennaio se ne conteranno altre cinque. Il Cremlino riuscì a riportare l'ordine sulle strade solo alcuni giorni dopo, quando molti di coloro che difendevano le barricate tornarono a casa. Ma il culmine della "singing revolution" iniziata nell'estate del 1990 con il Baltijas ceļš, era ormai avviato. Sette mesi dopo, nell'agosto del 1991, la Lettonia ritornava libera e indipendente, dopo cinquant'anni di giogo sovietico.Potrebbero interessarti anche :
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