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Barlumi di gelosia

Creato il 16 settembre 2021 da Annalife @Annalisa
Barlumi gelosiasette racconti, poca gelosia

Secondo la descrizione ufficiale “storie di uomini feroci, di amanti privi di scrupoli, di destini implacabili. Nell’atmosfera ossessiva e perturbante del maestro del crime scandinavo”. Vediamo dunque se dare credito, o meno, a quanto suggerito. Intanto, vero, sono “storie”, non un romanzo: c’è un racconto lungo (circa cento pagine) che dà il titolo al libro, e un altro di una trentina di pagine, altrimenti si viaggia su una media di quindici pagine per “storia”.

Nonostante questo (non mi aspettavo dei racconti, non avevo voglia di racconti, e alcuni sono proprio brevi), ho letto con sufficiente piacere e non mi sono fatta innervosire dal fatto che, dopo essermi – in certo qual modo – affezionata ai primi due protagonisti sia stata brutalmente scaricata dall’autore, che si è dedicato ad altri.

Tuttavia: uomini feroci io non ne ho visti: umiliati e offesi, forse; vendicativi, un pochino gelosi (nemmeno tanto, se non forse in due racconti: quello che dà il titolo al tutto, tanto è vero che io ho persino pensato che il libro si intitolasse così soltanto perché Gelosia è il testo più lungo, e non perché la gelosia sia davvero il filo conduttore; e il racconto L’orecchino, dove la gelosia trasuda proprio). Quanto agli amanti privi di scrupoli, be’, se uno è un killer o vuole diventarlo, chiaro che non ha tanti riguardi e magari non è nemmeno tanto innamorato, alla fine. L’implacabilità del destino in un libro che parla di morti ci sta ma, come dire, tocca tutti, non soltanto le vittime di feroci uomini privi di scrupoli che tuttavia, come già detto, latitano un po’ (dovrei rivelare un particolare fondamentale di uno dei racconti per costringervi persino a perdonare uno degli assassini).

E dunque… un brutto libro? Mannò, mannò, non un brutto libro ma un po’, come dire, debole. Più psicanalisi che thriller, diciamo.

L’idea di partenza (il fil rouge della gelosia) è realizzata un po’ in modo ondivago, ma non è male, e una volta che ci si è abituati a cambiare personaggi, ambienti, tipo di crimine, la lettura è godibile. Niente di più, però, e dal padre di Harry Hole magari ci si aspetta un po’ di tensione in più, un po’ di trepidazione. Invece, niente: la lettura scorre piacevolmente, il morto prima o poi arriva senza troppi patemi od orrori, lo scioglimento è logico e, appunto, niente di più. Libro da portarsi dietro in viaggio, in sala d’attesa ma senza troppe attese (battutone, ah ah ah), e senza aspettarsi di essere troppo perturbati.

Jo Nesbø, Gelosia, Einaudi, 264 pag, euro 17,50


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