Il nostro Presidente del Consiglio ha affermato: “Contro la mafia ho fatto più di chiunque altro”. Ora, come fa un Governo a contrastare la criminalità organizzata, a contrastare le mafie? Ovviamente attraverso i decreti, aiutando il Parlamento alla presentazione e promulgazione di leggi chiare e univoche. Perché è ovvio che non è il Governo, né tantomeno il Presidente del Consiglio che effettua indagini, che si impegna in prima persona, che confisca i beni dei mafiosi, che opera arresti (che in questi ultimi tempi sono stati effettivamente tanti). Questi successi infatti si devono ai magistrati (quegli stessi tanto vituperati dalla Presidenza del Consiglio e dal Governo tutto) e alle Forze dell’ordine (quelle stesse che non riescono a pagare le bollette e non riescono a pagare gli straordinari ai propri agenti).
Quindi cosa ha fatto precisamente questo Governo contro la mafia? Oggi si parla apertamente di eliminare il reato di “concorso esterno in associazione mafiosa”! Sarebbe questo un esempio di come il Governo Berlusconi intende contrastare la criminalità organizzata? Lo scudo fiscale ha agevolato tra l’altro anche i mafiosi, che hanno potuto reciclare/recuperare il denaro che avevano accumulato all’estero. I beni confiscati ai mafiosi, con una norma iniqua, potrebbero essere rivenduti dallo Stato alla stessa criminalità organizzata, anziché utilizzati prioritariamente per fini sociali, come prevede la legge 109/96. Inoltre Berlusconi si teneva in casa un pericoloso mafioso, Vittorio Mangano. Quanto meno una scelta un po’ miope e sicuramente ingenua. Ha mai dato una risposta sul perché quest’individuo risiedesse ad Arcore? Assolutamente no, anzi, insieme al suo amico e collaboratore di sempre Marcello Dell’Utri, ha definito il noto mafioso addirittura “un eroe!”. Quanto a Marcello Dell’Utri, per ora è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa (almeno finchè questo reato non sarà cancellato dall’amico Presidente). Insomma cosa avrebbe fatto di preciso Berlusconi? Niente se non raccontare oggi l’ennesima barzelletta, che come tutte quelle che racconta, non fa però nemmeno troppo ridere e soprattutto non convince. Se non i suoi fan più allocchi e sprovveduti. Quelli che non si informano, che non filtrano le notizie, ai quali continua a mancare la forza per arrendersi definitivamente all’ovvio, alla sconfortante realtà dei fatti.
L’altra barzelletta è tutta della Lega Nord e scaturisce da un referendum passato ieri Svizzera. Gli svizzeri si sono pronunciati a grande maggioranza per il divieto di costruzione di nuovi minareti nel loro Paese. Il referendum sulla proposta di “modifica costituzionale” era stato promosso dalla destra nazional-conservatrice e ha visto prevalere i sì con il 57,5% dei voti. Ovviamente le reazioni di preoccupazione e di forte critica sono state moltissime e sono giunte da più parti. Non dall’Italia, però. Quello che è chiaramente un esempio di rifiuto dell’integrazione e di intolleranza è stato commentato da un Ministro della Repubblica Italiana, il Ministro Castelli, con una lucidità di pensiero minore-uguale a quella di un coleottero un po’ ritardato che ha sbattuto la testa, con queste precise parole: “Ancora una volta dagli Svizzeri ci viene una lezione di civiltà” (già avete capito bene: non IN-civiltà, ma proprio civiltà!). Per i Ministri italiani schierarsi dalla parte dell’intolleranza religiosa, della diseguaglianza, del nazionalismo cieco è una conquista, una prova di progresso sociale. Complimenti! Siete davvero gli uomini del futuro. Si pensi che nemmeno la Chiesa svizzera è apparsa contenta per questa decisione. La Conferenza dei vescovi svizzeri si è dichiarata decisamente preoccupata: la vittoria del sì al referendum, si legge in un comunicato, è "un ostacolo sulla via dell'integrazione e del dialogo interreligioso nel mutuo rispetto". Idee queste evidentemente ignote e assolutamente incomprensibili per il ministro leghista.
E poi, se questa ennesima barzelletta non facesse abbastanza ridere, Castelli e Calderoli, rincarano la dose, da sapienti clown quali sono, lanciando l’idea di inserire il crocifisso sul tricolore, sulla bandiera italiana. Quella stessa bandiera che portano i nostri militari in Afghanistan (cosicché quella guerra possa diventare una moderna crociata, una vera e propria guerra di religione), la bandiera che porteremo in Sudafrica la prossima estate, la bandiera che appartiene a tutti gli Italiani, qualsiasi sia il loro credo religioso, anche a quelli che non ne hanno alcuno, non certo solo ai Cattolici, che appartiene agli Italiani eterosessuali, ma anche a quelli omosessuali (che certo non si possono considerare rappresentati dalla Chiesa Cattolica), appartiene all’Italia laica, almeno la bandiera, per piacere! Non starò a sottolineare le contraddizioni interne al partito leghista, che un giorno osanna e difende i riti pagani celtici, un altro la tradizione cattolica. Si commentano da sé.
Infine, solo per inciso, lo stesso giorno gli svizzeri hanno anche votato sì all’esportazione di armi. Per spiegare meglio, il testo del referendum chiedeva che la Confederazione elvetica promuovesse gli sforzi internazionali nel campo del disarmo e del controllo degli armamenti e domandava il divieto di esportazione e di transito attraverso la Svizzera di materiale bellico, comprese le tecnologie che possono servire alla produzione di armamenti. D’altra parte, il testo stabiliva l’obbligo per la Confederazione di sostenere per dieci anni le regioni e i dipendenti colpiti dalle conseguenze del bando. Insomma un invito a porre fine al «commercio della morte» e offrire alla Svizzera l’opportunità di una riconversione dell’industria bellica in una civile. Ciò d’altra parte sarebbe stato coerente con le tradizioni elvetiche di neutralità e di politica umanitaria. Gli oppositori però hanno opposto che i costi per la Confederazione sarebbero troppo elevati e che l’industria bellica non potrebbe sopravvivere solo con la produzione interna. La maggioranza degli elettori la pensa come quest’ultimi. Altra prova di civiltà e di visione prospettica in nome del progresso e della costruzione di un futuro migliore.