In quel di Torino però, la calda atmosfera pre natalizia condita da questa manifestazione di beneficenza, è stata leggermente frustrata dall’inaspettata notizia dell’allontanamento dalla squadra di uno dei giocatori più amati della Manital PMS, Valerio Amoroso.
Tra gli spalti la voce corre velocemente e si susseguono sempre più indizi che permettono di ricostruire la vicenda. Venerdì sera, durante l’allenamento, a causa di un (diverbio? Assolutamente no) scambio di battute senza nessuna vena polemica tra il coach gialloblù Luca Bechi e l’ala grande della formazione Valerio Amoroso, è scoppiato il putiferio. A quanto pare il giocatore, malinterpretando le parole dell’allenatore ha ben pensato di insultarlo a malo modo e di scagliarglisi contro. Lo scontro fisico si è evitato solo grazie alla prontezza di riflessi dei compagni Rosselli e Gergati che, non senza fatica, hanno impedito che la situazione già abbastanza grave degenerasse del tutto. Non pago del pessimo siparietto messo in scena in campo, Amoroso ha poi deciso di assalire verbalmente il direttore sportivo della società torinese, Renato Pasquali, anche se ormai per peggiorare il contesto, non ce n’era alcun bisogno: il vaso si era definitivamente rotto; inutile cercare di rimettere insieme i cocci.
E così, dopo la vittoria sudata ma esaltante dei torinesi contro Barcellona anche senza il giocatore che fino al momento si era dimostrato fondamentale per la squadra, la notizia diventa ufficiale: Amoroso è fuori.
Si sa, il lupo perde il pelo ma non il vizio, e niente potrebbe essere più vero per l’ala di origine campana classe 1980. Già perchè Valerio, giocatore di indubbio talento e capacità cestistiche, che ha militato per anni nel campionato di massima serie e ha vestito la maglia azzurra, è anche famoso per il carattere difficile e iracondo che, diverse volte negli anni ha fatto parlare (negativamente) di se.
Si inizia nel 2011, quando da Bologna arriva la notizia dell’esonero del giocatore dalla squadra (il celebre club Virtus Bologna) “a seguito dell’irriguardoso comportamento tenuto dentro e fuori il campo in occasione della partita contro l’Angelico Biella”. In sostanza Valerio si era lamentato con l’allora coach Lino Lardo per i pochi minuti giocati in campo: scenata inaccettabile, congedo immediato, arrivederci e grazie.
Passa circa un annetto e il temperamento ingestibile dell’atleta da nuovamente notizia. Questa volta ci troviamo a Pesaro e il campionato è appena iniziato; è il turno di coach Ticchi di prendersi gli insulti di Amoroso e di nuovo le conseguenze sono drastiche e in una settimana il contratto viene rescisso.
L’unico che fino ad oggi è riuscito a gestire il giocatore è il ben conosciuto coach Pillastrini e a lui si deve anche l’arrivo di Valerio a Torino. Infatti dopo un anno a Montegranaro, quando l’allenatore venne inserito nel grande progetto gialloblù, decise di essere sufficientemente pronto a sobbarcarsi l’impegno di tenerlo a bada. E bisogna dire che, nel bene e nel male, ce la fece egregiamente, sfruttando nella maniera migliore le innate doti di questo atleta e portando la PMS ad un passo dalla promozione. Valerio, l’anno scorso, ha disputato una stagione straordinaria diventando il beniamino della squadra ma, soprattutto, costruendo un rapporto personale con i tifosi molto solido grazie alla sua solarità simpatia e grande disponibilità.
Quest’anno gli addetti ai lavori già annusavano nell’aria qualche difficoltà. La relazione tra Bechi e Amoroso era palesemente forzata; nessuno dei due, probabilmente, avrebbe scelto l’altro. E anche i tifosi qualche sospetto iniziavano ad avercelo: facce contrite quando l’allenatore chiamava il cambio, qualche assenza sotto la curva dopo una vittoria casalinga, commenti provocatori su facebook e nasi storti a destra e a manca. Certo è, che per il bene della squadra nessuno se lo augurava.
Forse non sarà facile adesso per la società ripristinare gli equilibri così difficilmente costruiti fino ad ora. Forse bisognerà sudare un po’ di più in campo per espugnare qualche palazzetto in giro per l’Italia. Forse il futuro sostituto dell’ala grande non avrà le sue stesse qualità tecniche e i tanti punti in mano. Ma quello che è certo è che la società non poteva fare altrimenti con il giocatore. Perchè il basket è lealtà, fair play e correttezza. Il basket è rispetto nei confronti di tutti: compagni, allenatori, avversari, arbitri e dirigenti. E se a 34 anni non l’hai ancora imparato è giusto che tu te ne vada.