Esattamente tra sessanta minuti avrei dovuto iniziare il turno di lavoro notturno, ma non lo farò.La fabbrica è chiusa perché una mia collega è morta sotto un muletto.Basta, basta...Non si può morire per guadagnarsi da vivere.
È quanto scriveva ieri sera Daniele, un caro “collega grouchano”, su Facebook. La notizia mi ha lasciato a dir poco sconcertato. Chi mi segue un po’ sa che di sicurezza sul lavoro scrivo spesso sul blog, ma anche sui giornali o sulle agenzie con cui collaboro. La fisima è iniziata quando un amico responsabile per la sicurezza mi ha raccontato delle condizioni precarie, sotto ogni punto di vista, a cui sono sottoposti tanti lavoratori. Non farò adesso la lezioncina sui numeri, sui costi della insicurezza e su quanto si potrebbe risparmiare attraverso la prevenzione (gli infortuni invalidanti o le morti, purtroppo, possono capitare anche nelle fabbriche a norma). Stavolta non ne ho voglia. Perché pur non conoscendo di persona Daniele, mi sono sentito molto vicino al suo senso di smarrimento, di stupore, di dolore. Mi limito, perciò, a enfatizzare un concetto: basta, basta… Di lavoro oggi non si vive. Ma in compenso si muore.