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Basta pagliacciate, ha detto Bonanni

Da Brunougolini
“Basta pagliacciate”. O si cambia o “la musica cambierà”. Sono le parole pesanti di Raffaele Bonanni in piazza del Popolo, sabato 9 ottobre,  ricolma certo di “facce libere” ma anche preoccupate per le sorti del Paese. La richiesta di fondo è stata quella di una riforma fiscale capace di punire evasori e speculatori e non il mondo del lavoro. Una linea cara alla Cgil, non ospitata nella piazza. Una separazione ribadita, anche nel caso, come questo, di orientamenti condivisi. Ma che ha delle conseguenze.
La prima delle quali consiste nel fatto che solo un movimento unitario e risoluto potrebbe davvero provare a far “cambiare la musica”. Tanto è vero che i rappresentanti del governo, a cominciare dal ministro al welfare Maurizio Sacconi, hanno commentato la manifestazione di Cisl e Uil, quasi come una manifestazione di appoggio ai “suonatori” di quella musica, ossia il governo.
Ecco perché sarebbe stato auspicabile da parte del segretario della Cisl (e di quello della Uil) un appello unitario. Per essere davvero forti e vincenti, facendo leva sull’adesione popolare constatata anche sullo schermo della Cisl-TV. Invece no, ha prevalso una spinta all’orgoglio di organizzazione. Addirittura all’esaltazione di una presunta totale egemonia: “siamo la maggioranza del movimento sindacale”.
Questo sulla base del conteggio autocertificato delle tessere, degli iscritti (una minoranza comunque nel mondo variegato del lavoro). Ma perché allora, per verificare davvero una tale maggioranza, per imboccare davvero la strada della democrazia sindacale, come si è fatto nel pubblico impiego (e anche qui si pretende di bloccare tale conquista), perché non approvare regole capaci di misurare sul serio la rappresentatività? E a impedire fratture che indeboliscono tutti?

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