Non puoi decidere
del tuo destino
dietro l’angolo
c’è la paura
(Nabat – Lunga vita ai ribelli OI!)
Forse ai più la parola Nabat non dice nulla, in realtà è il nome di uno dei gruppi punk (a dirla tutta punk-OI!) più importanti nell’Italia degli anni ’80. Perché parlare di punk? Semplicemente perché questo stile di vita (il punk fu molto più di un genere musicale) aveva a suo tempo intravisto alcune derive della società in cui viviamo, in particolare il ruolo che avrebbe avuto la paura nell’involuzione autoritaria della borghesia. Ebola, Renzi e lo scontro sociale sono tutti aspetti di uno stesso modello che realtà antisistema, come appunto il punk, hanno percepito ed a volte lucidamente analizzato. La borghesia invece difetta, oggi più che mai, di capacità analitica; le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti.
La paura è diventata un vero e proprio collante sociale; in questa fase storica si ha paura della povertà, di invecchiare ed anche di morire, ma anche di molto altro. Ebola è solo l’ultimo caso di una simbologia catastrofica che si fa realtà. Negli Stati Uniti in preda alla fobia del contagio, un’infermiera – Kaci Hickox – dopo ben tre test risultati negativi al virus, ha deciso di violare la quarantena imposta dalle autorità: è diventata un caso nazionale ed oggetto dell’odio di molti suoi connazionali, pronti a rinunciare alla libertà in cambio di una presunta sicurezza. Sintomo di una opinione pubblica, nonché di una politica, fatta di slogan che sembra ormai diffondersi anche in Italia (un terreno fertile), in parallelo con l’ascesa di un uomo dal mito a stelle e strisce, vale a dire Matteo Renzi.
Renzi è la summa di una politica dove il parlare si sostituisce al fare, dove l’apparire trionfa sull’essere e dove il controllo sociale è una logica conseguenza dell’inibizione all’agire. Non a caso come più accreditato oppositore abbiamo un sindacalista: Maurizio Landini. La politica, una volta abdicato al suo ruolo sociale, si scontra con l’economia reale fatta di sudore e bollette, lontana anni luce dalla finanza dei flussi virtuali di denaro e della geopolitica. Si noti come l’opposizione a Matteo Renzi venga dalla FIOM, sigla interna alla CGIL e sempre stata in odore di eresia. La CGIL è infatti inerme di fronte alla fine della concertazione tra classi sociali diverse, privata di quella “zona trattativa” in cui ha sempre sguazzato. Non è più il tempo del volemose bene, oggi si sono formati dei veri e propri fronti contrapposti.
La logica di guerra è imperante, che il nemico sia Ebola, l’Islam o genericamente chi la pensa in maniera diversa, oggi si assiste ad una rinascita della logica del clan, una divisione netta tra amici e nemici favorita da fenomeni di rilevanza sociale come Facebook, caratterizzati dalla superficialità nell’approcio a qualunque tipo di problematica. Per essere considerati dei nemici basta molto poco, come in guerra le accuse di collaborazionismo con il nemico si basano spesso sul nulla. Essere stati in Africa significa essere portatori di Ebola, apprezzare un qualsivoglia aspetto della cultura islamica certifica il sostegno all’ISIS. Oggi porre un problema, sottolineare una complessità, sono ragioni sufficienti per essere dichiarati nemici della comunità e perseguiti dal potere che la rappresenta e, teoricamente, difende.
Che una borghesia progressista si riveli sempre meno democratica non deve stupire. Il mito del progresso è giunto allo svelamento (nonostante fosse nudo da tempo) delle sue contraddizioni: non può essere infinito e non può essere per tutti. La borghesia ha fatto la sua scelta, ora probabilmente partirà una faida interna alle sue fila che andrà in crescendo con l’esaurirsi delle risorse a disposizione. Il sogno di una globalizzazione borghese e consumista, a marca americana, potrebbe finire in un bagno di sangue, virtuale o meno. Il vento dell’autoritarismo sta soffiando forte, a spese del buonsenso e della ragionevolezza. Questo è il momento in cui le persone perbene, non quelle affette dal perbenismo ipocrita dei social network, devono resistere e non cedere al fascino della barbarie..
Si, il punk aveva visto giusto. Come aveva visto giusto Pier Paolo Pasolini, veggente scomodo quando annunciava i guai che avrebbe portato il consumismo. Se lui ne sottolineava gli aspetti culturali, noi ne vediamo le conseguenze in tutta la loro portata economica e sociale. Anzi, oggi stiamo vivendo il superamento proprio del consumismo, la sua chiusura in un club di eletti del quale tutti vogliono fare parte, mentre qualcuno resta a guardia della porta.
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