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Bastards: Ecco i Remix di Björk

Creato il 18 dicembre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Bastards: Ecco i Remix di Björk

Björk può piacere o non piacere, come chiunque. Ma spesso quando non piace è perché è incompresa. Capita a tutti coloro che fanno della musica e delle canzoni un’arte e non un prodotto commerciale (o almeno non solo quello). È tipico di chi conosce bene i Beatles dire che “non possono non piacere” e si giustifica dicendo che anche quando si è convinti che i Beatles non piacciano si è inconsapevoli che poi quel cantante o quel gruppo (che invece piace) si è rifatto totalmente o quasi ai Beatles. I Beatles però piacciono a tanti e così Björk. E come per i Beatles c’è chi non comprende la sua musica ma ascolta quelli che della sua musica sono figli. È questo il destino di quei pochi che hanno saputo racchiudere il grande successo e la ricerca. Di certo Björk e i Beatles sono estremamente diversi e la cantante islandese non è nemmeno lontanamente accostabile al quartetto di Liverpool né per successo né per “numero di imitazioni”. Ma la voglia di addentrarsi in sentieri musicali mai percorsi prima è pressoché la stessa. Se i Beatles, però, hanno concentrato tutta la loro creatività in un decennio (circa) di carriera, Björk è arrivata già a vent’anni dal suo primo album da solista e molto di più se si considerano le esperienze con gli Sugarcubes, o addirittura l’album eponimo che incise a 11 anni nel quale cantava anche The Fool on the Hill, proprio dei Beatles.

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Capita, quindi, in tanti anni di carriera e con tanta voglia di sperimentare, di steccare qualche colpo. Se Biophilia, album del 2011, non era certo il suo lavoro più azzeccato, lo stesso può dirsi di conseguenza di Bastards, uscito il 20 novembre, che non è altro che il remix di Biophilia. La formula è la stessa che da sempre ha accompagnato gli album di Björk: una sola parola per racchiudere il senso del disco e il ritratto in copertina. Nemmeno l’operazione remix è originale: era già successo con Telegram del 1996, rielaborazione di alcuni brani di Debut (1993) e Post (1995). Il titolo è presto spiegato. Bastards è un incontro fra due generi diversi, difficilmente compatibili: l’avanguardia di Biophilia e la musica dance dei dj coinvolti in queste versioni alternative. L’album è, a voler essere più precisi, una raccolta di remix del precedente lavoro, scelti dalla stessa artista islandese, che nei mesi passati erano già stati pubblicati nella cosiddetta Crystalline Series e negli otto volumi della Biophilia Remix Series. La stessa Björk racconta come è nato il disco: «Ero incredibilmente impressionata da come il cuore dei mix aveva portato Biophilia in un altro luogo, pur mantenendo il loro carattere, e come fanno spesso quando sono al meglio: i remix hanno dato alle canzoni più ritmo; gambe su cui danzare! Ho passato del tempo a modificare non necessariamente le migliori, ma quelle che costituivano l’insieme migliore».

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Gli artisti e produttori coinvolti sono personaggi molto conosciuti nell’ambito della musica dance: Current Value, Death Grips, Hudson Mohawke, Alva Noto, Matthew Herbert, Omar Souleyman, 16bit, These New Puritans, e The Slips. L’album nel complesso risulta essere lontano dai picchi artistici del folletto islandese. I remix non fanno altro che rivisitare brani che già nella versione originale mancavano del guizzo tipico di Björk. Biophilia era degno di nota più che per motivi musicali per motivi di distribuzione: ognuna delle tracce era, infatti, disponibile come app per iPad, iPhone e iPod touch. Nulla da dire, invece, all’interpretazione dell’artista che si conferma come una delle più originali cantanti degli ultimi vent’anni, con un uso della voce che spazia con disinvoltura dal dolce e delicato al potente e graffiante. Da ricordare la poliedricità della cantante di Reykjavik che in passato si è anche cimentata a fare l’attrice nel film Dancer in the Dark di Lars von Trier, vincendo addirittura la Palma d’Oro al Festival di Cannes come miglior attrice. Non si discute, dunque, l’artista ma è discutibile l’opera d’arte.

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