Bastera' un i-pad a salvare l'umanesimo?

Creato il 03 novembre 2012 da Afrodite
Mi ha molto colpito l'articolo di Marco Lodoli "La fine dell'umanesimo" pubblicato mercoledì 31 sul quotidiano La Repubblica (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/10/31/la-fine-dell-umanesimo.html?ref=search).
Mi ha colpito perché mi sono immedesimata nella tristezza di quell'insegnante che dice "non esisto più, sono diventata invisibile.... entro in classe e nessuno mi ascolta".
Se non erro Marco Lodoli è egli stesso insegnante e in quell'articolo si fa portavoce di un diffuso malessere che serpeggia tra i docenti di materie umanistiche.
La domanda che sottende il suo articolo è: c'è ancora spazio per l'Umanesimo in una società dominata sempre di più dalla tecnologia?
E aggiungo: c'è ancora spazio per la cultura umanistica in una scuola che si vuole sempre più dominata dalla tecnica?
L'istituzione scolastica è finora rimasta abbastanza estranea al diffondersi delle tecnologie, tanto da far dire a esperti e ministri che proprio questa era la causa del suo declino.
Ma è proprio così? Siamo sicuri che quando le aule verranno invase da pc e tablet, cosa che è prevista nel decreto legge sulla crescita in vigore da due settimane, magicamente si risolveranno tutti i problemi?
Io sono convinta di no.
"Così a me pare, o Fedro, che Amore, proprio in quanto è il più bello e l'ottimo fra tutti, oltre a questo è causa per tutti di ogni virtù. E mi viene da dire anche in versi che questi è colui che crea pace fra gli uomini e nel mare aperto bonaccia/e giaciglio dei venti e nell'ansia sopore. Egli ci vuota di ogni ostilità e ci colma di ogni fratellanza, favorendo i più vari generi d'incontri, a tutti facendosi guida nelle feste, nei cori, nei sacrifici: mitezza ispira, rusticità bandisce, generoso di affetti, avaro di discordie; gentile ai buoni, idoleggiato dai sapienti, ammirato dagli dei; invidiato da chi ne è privo, custodito da chi ne è ricco; padre di lusso, di raffinatezza, di eleganza, di grazia, di brama, di desiderio; nella fatica, nella paura, nel desiderio, nella parola timoniere, marinaio, compagno, salvatore supremo...".
Ditemi, secondo voi cambia qualcosa se questo brano tratto dal Simposio di Platone viene letto su carta o su i-Pad?
Tralasciando la preferenza soggettiva per l'uno o l'altro supporto, cosa che mi sembra abbastanza trascurabile, a mio parere non cambia nulla di sostanziale.
Diverso è se si tratta di ricercare o condividere delle informazioni, o di collaborare in Rete come stanno facendo alcuni giovani ricercatori per uno scopo comune. In questo caso trovo che l'uso delle nuove tecnologie possa essere davvero utile e modificare profondamente l'approccio alla conoscenza.
Ma nelle materie umanistiche non è questo l'aspetto fondamentale.
Ciò che produce un vero cambiamento è quanto il docente attraverso i testi classici riesce a parlare al cuore e alla testa dei ragazzi, quanto riesce a farli entrare in sintonia con parole che da secoli ci fanno vibrare perché rappresentano l'essenza di ciascuno di noi in quanto appartenenti al genere umano.
Se queste parole -  la filosofia e la letteratura sono in questo senso una miniera infinita - hanno parlato al nostro cuore e alla nostra intelligenza per secoli, perché mai dovrebbero improvvisamente non rappresentare più nulla? O rappresentare qualcosa solo perché tra le mani stringiamo un pezzo di metallo invece che un libro di carta?
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