Palazzi fatiscenti.
Metropolitana immersa nell’acqua.
Erba alta che invade le strade, battute da teppisti in maschera che aggrediscono i pochi abitanti che si aggirano per le strade di una città abbandonata.
È in una Gotham che sembra una città post-apocalittica che il Batman New 52, a bordo della sua moto, salva un ragazzino in fuga da una coppia di teppisti. La scena, con cui si apre il Batman #21 (pubblicato sul #23 dell’edizione italiana) avviene sei anni prima rispetto all’usuale continuity (suggerendo, quindi, che sulla Terra New 52 sia passato effettivamente un anno dall’inizio della serie), stuzzica il lettore, sia il neofita, sia il veterano, a cercare di capire come la città si sia ridotta sull’orlo della distruzione e come sia riuscita a risollevarsi.
La scena successiva è ambientata cinque mesi prima del prologo, e racconta della sfida, iniziata a narrare sul numero 0 della nuova serie, con la banda del Cappuccio Rosso, che propone un modus operandi non troppo dissimile da quello raccontato da Alan Moore in The Killing Joke.
La banda, infatti, assolda delle persone comuni per commettere una serie di crimini più o meno efferati, cui un Bruce appena rientrato in città prova a porre argine.
Città segreta, la prima saga del complesso Anno Zero di Batman, permette a Scott Snyder, sempre coadiuvato da un ottimo Greg Capullo ai disegni, di scavare nel passato non solo di Bruce Wayne, ma soprattutto di Gotham. E in questo primo episodio, alla fine, a spiccare è soprattutto Edward Nygma, il futuro Enigmista, anche se compare in una pagina appena.
Descritto in poche vignette come una sorta di Charlie Eppes (1) malvagio, Nygma è in affari con Philip Kane, zio di Bruce, e viene rappresentato da Capullo, come già avvenuto in Morte della famiglia, con un riferimento esplicito a Jim Carey (2), che ha dato il volto all’Enigmista sul grande schermo, in una rappresentazione molto geek del personaggio, almeno di quello in borghese.
Oltre che sulle pagine di Città segreta, ritroviamo Scott Snyder anche su Gabbie, storia tratta dal secondo annual di Batman. In questo caso, però, affiancano il talentuoso sceneggiatore Marguerite Bennet ai testi e Wes Craig ai disegni.
Snyder, nell’annual, introduce due nuovi comprimari, l’Anacoreta ed Eric Border. Mentre la prima è una paziente di Arkham, il secondo è il nuovo inserviente dell’ospedale/prigione. Non è certo una storia banale né può essere considerata come un semplice riempitivo. L’idea di fondo è molto semplice: l’esistenza di Batman è la causa o la risposta a un nuovo tipo di criminalità, quella rappresentata dal Joker o dal Cappuccio Rosso di Anno Zero?
Se ascoltiamo l’Anacoreta, una centenaria con poteri psichici e di controllo sulla materia, Batman è la causa e non la risposta al crimine e alla follia della città. La donna, infatti, da ragazza appassionata di scienza e abbastanza talentuosa da poter diventare la Marie Curie di Gotham, si è volontariamente rinchiusa dentro il manicomio ritenendosi responsabile della morte dei suoi genitori. Per anni ha considerato quasi come una casa l’ospedale in cui era in cura, ma con l’arrivo di Batman e dei suoi folli avversari, quello che era ospedale è diventato una prigione.
In piccolo, è una posizione narrativa non troppo differente a quella proposta da Jeph Loeb e Tim Sale nel loro lavoro su Batman (The long Halloween e Dark victory), dove la rappresentazione del cambiamento della criminalità, che passa dalla mafia e dal gangsterismo vecchio stile ai freak e ai criminali sgargianti tipici del periodo Dick Sprang, è guidata da due personaggi come Joker e Due Facce, rappresentati più come frutto inevitabile della follia della città e che non come una risposta all’esistenza di Batman.
Scott Snyder, però, non rispondendo al quesito implicito della storia, lo supera, e con esso supera il pessimismo stesso dell’Anacoreta, quasi una rappresentante del gothamita medio, che come la vecchia centenaria paziente di Arkham è in un certo senso prigioniero della sua stessa città, utilizzando l’ottimismo di Eric Border:
Credo davvero che questo luogo possa diventare un’oasi benefica per Gotham. Un faro nel buio. Un amico.
Dal lato grafico, poi, gli inchiostratori (3) hanno giocato un ruolo fondamentale: mentre nelle fasi iniziali, quando era necessaria una narrazione chiara, semplice e d’azione, il tratto di Wes Craig è stato rappresentato con uno stile abbastanza lineare, nella fase finale, durante il confronto tra Batman e l’Anacoreta, le chine si fanno più marcate e i toni, quindi, più oscuri e horror fino alle scene graficamente più riuscite: il confronto nella testa di Bruce e la drammatica e toccante scena conclusiva sui tetti di Arkham.
Nel complesso un ottimo numero, che si giova sicuramente dell’esordio di Anno Zero e dell’assenza di storie da Detective Comics e Nightwing, che ultimamente stanno prendendo una parabola discendente che le ha portate rispettivamente al cambio del team creativo e alla chiusura.
Abbiamo parlato di:
Batman #23
Scott Snyder, Greg Capullo, James Tynion IV, Rafael Albuquerque, Marguerite Bennett, Wes Craig
traduzione di Stefano Visinoni
RW-Lion, marzo 2014
72 pagine, spillato, colore, € 3.50
Note
- Il protagonista di Numb3rs [↩]
- Confermato dello stesso Capullo su Twitter [↩]
- Lo stesso Wes Craig insieme con Craig Yeung, Drew Geraci, Jack Purcell, Sandu Florea, Marc Deering [↩]
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