Premetto la mia difficoltà nell’essere oggettivo su quello che è il terzo capitolo di una saga che amo. Nonostante infatti possa raccontare di questo gioco parlando solo attraverso recensioni e gameplay (spero di provarlo al GamesWeek-Stand A21 questo sabato, ci vediamo là…) ho ancora in mente i capitoli precedenti e il cuore carico di aspettative. C’è da dire che è avvenuto un passaggio di testimone: questo capitolo è stato infatti prodotto dalla Warner Bros Games Montreal, invece che dalla fidatissima Rocksteady; ma essendo entrambe divisioni della Warner, non solo personalmente non mi preoccupo per la qualità del prodotto, ma anzi sono anche esaltato dall’avere un qualcosa di leggermente diverso tra le mani.
Il titolo Origins non è casuale. La storia raccontata è quella di un giovane giustiziere, un Batman sconosciuto ai più dei cittadini di Gotham, che ha avviato la sua carriera da solo due anni. Quello che si percorre nel gioco è il passaggio, avvenuto (come negli altri due titoli) nella continuità di una lunghissima notte (quest’anno addirittura di Natale), da vigilante sconosciuto a Cavaliere Oscuro. Se qualcuno ha in mente Batman: Anno uno (benedetto sia Frank Miller), conoscerà bene l’atmosfera diversa che circonda il Batman “sconosciuto vendicatore” da quella del Batman supereroe. Oltre ai veri e propri criminali infatti occorrerà affrontare la diffidenza di un corpo di polizia che, corrotto fino al midollo, non si farà problemi a estrarre le pistole per eliminare il pipistrello.
La situazione di Gotham è tragica: la mente criminale nota come Maschera Nera si è comprata la polizia, o almeno tutto il suo corpo speciale. Gordon non copre ancora il suo ruolo di commissario e l’unico ostacolo ai piani criminali del boss è Batman, sulla cui testa grava una taglia di 50 milioni di dollari. Il pipistrello è solo contro tutti. In un preview occorre andare a prelevare la cartella di un criminale dagli schedari di un commissariato: fare quello che il pipistrello dei capitoli precedenti avrebbe fatto entrando dalla porta principale, qui costa un lungo livello stealth per evitare di menare troppo i poliziotti (pur sempre poliziotti). Bats infatti è un vigilante giovane e relativamente inesperto. Come si esprime l’inesperienza di un combattente? Con l’incapacità di controllarsi perfettamente e, di conseguenza, una notevole violenza, che gli autori della WB hanno reso molto bene con colpi nuovi e accelerando i combattimenti. Batman passa dal bisturi tattico dell’attacco nell’ombra alla mazza ferrata della sequenza di pugni degna di campioni di MMA. Restano lo stesso la possibilità di piombare dalle tenebre sui nemici come anche il metodo di lotta a contromosse (caratteristica chiave della serie), con boss da affrontare che saranno in grado di rispondere a loro volta ai pugni dell’uomo pipistrello.
La casa videoludica canadese pare si sia attenuta al modello di gameplay dei precedenti Batman Arkham: restano i soffitti oscuri, gli accoglienti gargoyle in stanzone interne agli edifici (un po’ inverosimili francamente! Chi era l’architetto, Frankenstein?), le passeggiate nei condotti dell’aria, molti vecchi gadget e qualcuno nuovo, in particolare dei bellissimi guanti elettrizzanti che si caricano in base ai colpi mandati a segno e uno spara-spara-rampini. In pratica quest’arma spara via un piccolo aggeggio, indicando a questo coso dove sparare un secondo rampino per collegare i due oggetti e poi tendere fortemente le due estremità. Risultato? Teste di nemici che cozzano fra loro ad alta velocità o contro spigoli o contro i pugni del cavaliere oscuro o lasciati appesi in aria. Al peggio un’utile corda tesa su cui camminare. Non mancherà la fondamentale modalità detective, dove avremo dalla nostra un supercomputer che analizza le scene del crimine arrivando addirittura a ricostruirle nello svolgimento. Tutta questa varietà di possibilità ripaga il giocatore se saprà sfruttarla. Infatti la quantità di esperienza assegnata dipenderà anche dalla varietà di metodi usati per stendere gli avversari. Ci saranno ancora le side-missions, che saranno eventi non incisivi sul plot principale, ma nei quali Bruce Wayne potrà decidere se intervenire o no, cambiando il corso di una rapina per esempio…
Il clima nevoso, l’inizio della carriera di Bat, la città metallica e oscura, persa nella criminalità ma anche illuminata dalle luci dei festoni natalizi, sempre presenti a spezzare la tetraggine, ricordano un sacco i film sul pipistrello (da Burton a Nolan), conferendo una grande intensità narrativa. Fermo restando che il 90% del lavoro in questo senso è fatto dai protagonisti del gioco: un grande, crudele, geniale Joker, un brutale Bane, un co-antagonista principale Pinguino, il folle Firefly, Deathstroke e molti altri fino al finale con Maschera Nera. Il resto del carisma lo genera Gotham stessa: negli inevitabili tratti di passaggio da una missione all’altra occorrerà attraversarla. Si avrà a disposizione una mappa tanto grande da richiedere il fast travel, ma al contempo il free roaming è deliziosamente esteso in tutti i sensi (orizzontale e verticale) e il giocatore sarà invogliato a farsi dei giretti per i fatti suoi, incappando nelle sopracitate side-missions. La Bat Caverna infine si evolve da “magazzino” a base operativa, con la possibilità di approfondire le indagini, acquistare nuovi gadget (comprese alcune outfit, pare), attivare le sezioni di training per acquistare esperienza e sviluppare il gameplay: Alfred infatti sarà presente e interagirà con sequenze narrative, svelando la nascita del complesso rapporto fra lui e Bruce.
Che dire? “…è un guardiano silenzioso, che vigila su Gotham. Un Cavaliere Oscuro!”
Non vedo l’ora…