Eccoci qui, ragazzi, a iniziare la nostra piccola maratone di tre film molto discussi negli ultimi anni, ovvero i tre Batman di sua signoria Christopher Nolan. Oggi si parla di Batman Begins, il primo tassello di quella che è unanimemente diventata la trilogia cinematografica più importante del decennio, forse seconda solo e unicamente a quella tolkieniana a opera di monsignore Peter Jackson. Il fatto che Christopher Nolan, dopo un passato cinematografico puntato a una certa autorialità che sembrava aver voluto esprimere con Memento, passasse dietro la macchina da presa di un blockbuster di supereroi, era una cosa che al tempo (un tempo dove i tizi in costume non avevano ancora preso assedio delle sale cinematografiche) fece interrogare i fan più accaniti di questo talentuoso cineasta, oggi famosissimo ma allora quasi sconosciuto al grande pubblico. Una scelta che divise l’audience, e fra coloro che lo gabbarono sentenziando che si era venduto alle major a discapito della propria autorialità, alcuni (come il sottoscritto) erano incuriositi su come un autore di questo calibro trattasse un personaggio che, a tutti gli effetti, nel corso dei decenni era diventata un’icona pop. Nolan avrebbe quindi abbandonato la sua visione d’insieme a favore di qualcosa che più 'aggradasse' il grande pubblico, oppure sarebbe rimasto la persona meglio che tutti ricordavano?
Ok, succede quello che sapete tutti: Brice Wayne diventa orfano e decide di mettere maschera e mantello per combattere il crimine. Prima però va in oriente per allenarsi con la Setta delle Ombre, un’organizzazione di ninja giustizieri, per poi ripudiarla e fare ritorno a Gotham. Ma nel mezzo c’è un certo spaventapasseri che...
Ricordo ancora che la prima volta che lo vidi, quando avevo pressappoco quattordici anni, lo definii un film davvero strano. Ricordo anche che non mi convinse del tutto e che mi aveva lasciato perplesso in più punti. Ma è comunque un inizio. Un inizio che dimostra che, volente o nolenti, Nolan è uno degli autori che ha maggiormente influenzato il cinema di massa [quanto odio questo termine] col suo stile. Con questo non voglio dire che sia stato il migliore a farlo, personalmente - e ripeto, è un parere personale - penso che, pur amando i lavori questo cineasta, il migliore a fondere autorialità ed esigenze commerciali è Guillermo Del Toro, ma l'impatto che ha avuto Nolan sul pubblico è di innegabile perizia comunicativa. Ormai lui è un autore riconosciuto pur essendosi 'sporcato le mani' col cinema ciaciarone ed effetti speciali, ma soprattutto, gli va riconosciuto che ha saputo farlo con un garbo. Questo Batman inizia cercando di mostrare allo spettatore quello che sarà il look predominante della saga: ovvero quello di tre film che, nonostante la loro paternità fumettistica, tendono a distanziarsi il più possibile dalla controparte cartacea, offrendo una visione del tutto privata del personaggio e con una leggera dose di realismo (poi esagerata da certi estimatori, ma lasciamo perdere) che conferisce al tutto un aspetto ancora più inusuale. Tutto questo funziona? Diciamo che in questa prima parte arranca. Va ricordato infatti che Nolan aveva ben dimostrato in passato di non essere proprio uno sprovveduto, però era sempre rimasto confinato in un ambente cinematografico indie, dove non correvano grosse cifre. Fare un film poi comporta un grande ausilio di mezzi e, inevitabilmente, più la pellicola è costosa, più i mezzi necessari aumentano. Ci si avvicina poi a un genere che prima di allora non aveva mai preso in considerazione, dando origine ad alcune lievi incertezze anche per quanto concerne la messa in scena. Non che sia brutta, per carità, ma certe sequenze particolarmente action mi sono sembrate abbastanza confuse e frettolose, denotando come la precedente produzione di questo regista fosse orientata su tutt'altro genere, oltre che al fatto che al tanto ostentato realismo accostiamo dei ninja così 'a buffo'. Senza contare che ho sempre trovato il protagonista (portato in scena da Christian Bale, sulla cui enorme bravura si è già detto abbastanza in altre occasioni) tratteggiato in una maniera tale che rende impossibile allo spettatore di immedesimarsi appieno con lui, lasciando fin troppo spazio a quelli che sono gli elementi esterni. Cos'è però che rende questo film meritevole di essere visto, allora, se ci sono due punti così fondamentali che non mi hanno convinto appieno? Il discorso che ne sta alla base, ovvero quello di cercare di analizzare - nei limiti imposti dal genere, ovviamente - la paura. Ci sono varie forme di paura e vari modi di affrontarla. C'è chi dalla paura scappa e chi, come il protagonista, ne diventa il simbolo stesso per poter infondere la paura agli altri. Ma c'è anche chi usa la paura come potere e questo purtroppo non vale solo per i villain dei cinecomics. Questo è l'aspetto che mi ha sempre colpito di più di questo film, così come la figura del maestro (Liam Neeson... monolitico come sempre!) e del rapporto a doppio filo che lo lega con quel suo allievo prediletto, finito in maniera eclatante sulla scena della monorotaia. Ripeto, questo rimane a tutti gli effetti un film di supereroi, quindi evitiamo di fare riferimenti a Kubrick come ha fatto qualche buontempone. Però rimane una pellicola intelligente che, nonostante la presenza di David S. Goyer alla sceneggiatura, sa offrire uno svago non banale, in grado in alcuni punti di lasciare adito anche a qualche piccola riflessione. Il che non è poco, specie se il film è già minato anche dalla presenza di Katy Holmes.
Se non altro è uno dei pochi film al mondo che, nonostante delle visibilissime differenze col fumetto, ha avuto il benestare dei nerd di tutto il mondo. Diamogli il merito di questo, se non altro!
Voto: ★★★