Batman created by Bob Kane
Si sa che l’invenzione dell’Uomo Pipistrello da parte di Bob Kane è una panzana. O meglio, il suo Batman sarebbe stato un banale personaggio monolitico che va in giro la notte a combattere la malavita, se non fosse stato per i suoi collaboratori e gli autori che in seguito lo avrebbero preso in mano. Autori che hanno inventato antagonisti così noti come il Joker, il Pinguino, Catwoman, ecc. e che, soprattutto, hanno dato voce ai conflitti interiori di Bruce Wayne, ai suoi fantasmi.
Buddha e l’assassino
Se stai affrontando una fase impegnativa della tua vita, che ha a che fare con il confronto con l’altro, in ambito affettivo o lavorativo, e ti ritrovi ad affrontare ricordi, dolore, conflitti legati al tema del fallimento, e sei stato un minimo onesto con te stesso, sai di aver sperimentato la
scissione interiore, quella che ti spacca a metà, che è dominata da forze al di là del tuo controllo, che ti hanno reso alternativamente una persona capace, riconosciuta e amabile, e una persona tremenda e distruttiva.Nel buddhismo tradizionale, nell’insieme composito delle sue pratiche, ha un ruolo privilegiato la sospensione del giudizio verso l’altro e verso se stessi. È un concetto che è stato più e più volte confuso con banale buonismo, in nome di un amore astratto e, perché no, un po’ melenso. La sospensione del giudizio di se stessi e dell’altro in verità poggia su fondamenta esistenziali molto più profonde: in ogni persona alberga il più grande bene possibile (la qualità della buddhità, della possibilità di una libertà reale dall’afflizione) e il più grande orrore (ognuno di noi, a determinate condizioni, potrebbe diventare un essere violento, persino un assassino).
La meditazione profonda, che permette la nascita e lo sviluppo di una chiara visione, ti sbatte in faccia questa verità, che non ha nulla a che fare con astratti concetti trovati nei libri, ma con l’essenza di quello che è l’essere umano. A quel punto, la sospensione del giudizio nasce spontaneamente e cresce con la maturazione della propria consapevolezza.
Alcuni eventi o passaggi critici e sfidanti della propria vita possono essere un ottimo primo passo per rivelare a se stessi questa realtà.
Manicheo
L’educazione a cui l’essere umano è normalmente sottoposto produce un meccanismo completamente diverso, di oscuramento e di illusione.
Alimentati per anni con regole etiche astratte, spaventati da timori per future punizioni divine, cresce dentro l’identificazione con la parte buona di noi stessi, buttando nell’inconscio più profondo la parte più distruttiva e violenta. Il Bene non concepisce più il Male, sono antagonisti violenti, e la vita diventa via via sempre più complicata e dolorosa. Perché capita, e capita sempre, che l’ombra che abbiamo celato si riveli in atteggiamenti che non riusciamo a riconoscere. Questo genera un conflitto interiore profondissimo, che se non viene accolto e curato, può portare ad atti folli, alla pura follia o, ed è esperienza di tutti, a una costante insoddisfazione per la propria vita.Batman è diventato, nei tanti anni di racconti e incontri con autori diversi, una rappresentazione chiara di questo conflitto manicheo: i suoi nemici gli specchi della sua ombra più nascosta; i suoi desideri di giustizia e ordine una deformazione dell’inconciliabilità del bene e del male dentro di lui.
La problematica manichea nell’ambito dei fumetti di supereroi è diventato nei decenni un classico abusato, trito e ritrito. È il concetto alla base di tutto il revisionismo supereroistico dell’ultimo ventennio, e in precedenza ha attraversato le avventure di numerosi personaggi. Si pensi all’Ultima caccia di Kraven del povero Spider-Man, alla Saga di Fenice Nera degli X-Men, alla saga dell’alcolismo di Iron-Man, alla saga di fine anni ’80 di Superman, in cui l’eroe tutto d’un pezzo per antonomasia si è trovato costretto ad isolarsi nello spazio perché fuori controllo. E così via.
Due personaggi, in particolare, nella mia memoria di lettore di supereroi, rappresentano tuttavia la piena riuscita dell’esasperazione del concetto manicheo introdotto da Batman: il Punitore (ovviamente) e Foolkiller del compianto e mai dimenticato Steve Gerber.
Yin e Yang
Dal Taoismo, noi occidentali, abbiamo appreso i concetti chiave di Yin e Yang, gli opposti (ricettivo l’uno, attivo l’altro) che non possono esistere se non in un rapporto complementare di scambio continuo. Se tra una storia e l’altra di supereroi, hai voglia di comprendere più a fondo questa cosa, che ci riguarda così da vicino, puoi leggere l’I Ching, Il libro dei mutamenti, lo strumento oracolare in forma scritta più antico che ci sia mai pervenuto. All’interno di quel libro, in un linguaggio antico ma concreto, troverai svelata la chiave che rende questo nostro mondo così folle: la separazione manichea tra bene e male e l’incapacità di accogliere gli opposti.
Va aggiunto, inoltre, che il modello manicheo porta a un sistema di contrapposizioni statiche, mentre il dinamismo della Realtà, illustrato dall’I Ching (appunto detto il libro del mutamento), si basa sulla complementarità dinamica e interconnessa degli opposti. Il punto di equilibrio fra le forze in gioco è continuamente mutevole. Questo si riflette in maniera evidente, se non plateale, nelle narrazioni derivate dalle due visioni contrapposte.
Una delle scene con protagonisti il Joker e Batman che mi capitò di leggere in anni più recenti (relativamente parlando) e che più mi colpi, si trova in una delle ultime saghe della splendida Gotham Central, una serie spin-off di Batman che si concentrava sulle vicende del distretto di polizia di Gotham City. Caratteristica principale della serie era l’assenza visibile dell’Uomo Pipistrello, ma al contempo la sua costante presenza invisibile nelle dinamiche tra i protagonisti e nella punteggiatura degli eventi. Gli autori, Greg Rucka e Ed Brubaker hanno dato vita a vicende piene di pathos e di magico, violento lirismo, proprio perché si sono concentrati sull’ombra del Cavaliere Oscuro. Come procedendo in un’osservazione sperimentale, in laboratorio, attraverso filtri e lenti particolari, sono emerse una serie di interessanti conseguenze del suo modo di affrontare la verità e la giustizia, e dell’insieme vorticoso di conflitti che ha generato.
Il Joker, come la storia editoriale ormai dimostra, è stato in questo senso il personaggio più riuscito e tragicamente reale. Nella sequenza di racconti di Gotham Central cui ho accennato, il Joker mette a ferro e fuoco la città in un’escalation di violenza folle e lucidissima. E Batman e il distretto di Gotham City appaiono impotenti, per lunga parte della storia.
La sospensione del giudizio
Joker è un folle lucido. Le sue migliori rappresentazioni, come quella di Rucka e Brubaker, prendono forza proprio da questo paradosso: l’energia psicologica, fisica e spirituale di un uomo completamente votata al male. Ma le radici di tale violenza vengono spiegate nel mirabile racconto The Killing Joke di Alan Moore, dove l’autore britannico ripercorre le sfortune che hanno portato il Joker a diventare quello che è.
La nostra bontà, in sostanza, non può mai nascere e svilupparsi senza tenere conto della malvagità e delle sfide che essa porta. Il bene deriva dalla capacità di amore, il male dal dolore che abbiamo sopportato e di cui ci siamo alimentati (o con cui siamo stati alimentati). In questo apparente inevitabile karma, si pone la questione della responsabilità, perché se è vero che non possiamo evitare che certi ostacoli o certe condizioni si presentino nella nostra vita, è pur vero che abbiamo la responsabilità e le possibilità di lavorarci e trasformare il dolore. In questo movimento vorticoso e sinergico di Yin e Yang, si rivela la nostra vocazione e cresce la nostra comprensione profonda di sé, dell’altro, dell’amore e della vita. E nasce la sospensione del giudizio, che permette di accettare il Male nell’altro, perché lo si riconosce come un seme che giace anche all’interno di noi stessi.
Ma se ti identifichi completamente con il male, perché la vita te lo ha portato e non hai avuto le risorse e gli strumenti per trasformarlo, diventi come il Joker, un folle violento e distruttivo.
Batman ha la risata del Joker che rieccheggia dentro lui continuamente, perché non c’è conciliazione degli opposti. Il Joker odia così tanto la maschera di Bruce Wayne perché accentua tutto ciò che lui non è saputo essere. Il primo ha reagito alle sue tragedie (in primis, la violenta scomparsa dei genitori) identificandosi con una limitata ma monolitica visione del Bene, l’altro ha seguito la strada opposta, diventando la maschera della follia del Male.
Quando una storia d’amore finisce
È merito delle premesse su cui si è costruito il personaggio (ma non di Bob Kane) se, nei decenni, Batman si è mosso attraverso avventure tanto interessanti e di successo. È merito dell’investimento della DC Comics che ha sempre cercato di portare autori importanti alla guida delle testate del Cavaliere Oscuro. È merito dell’ingegno di moltissimi autori che si sono cimentati con il personaggio portando alle estreme conseguenze i concetti e il linguaggio manicheo di cui ho parlato (e non è possibile scrivere questo articolo senza quantomeno citare il nome di Frank Miller). È merito della natura umana, che da millenni si confronta con il problema del Bene e del Male, con l’amore e la violenza, la luce e il buio. Chi sta vincendo, Batman o il Joker? Il Tao direbbe nessuno dei due, o entrambi.
Come quando una storia d’amore finisce, e il dolore appare insopportabile, e il gioco delle colpe reciproche si ferma, e ti ritrovi nel letto, in un attimo di calma estatica, da solo, e comprendi che l’unico modo per superare davvero quel momento è prenderti cura dell’ombra che hai dentro di te, che ha minato così spesso la tua felicità, attraverso la luce che, malgrado il fallimento, senti essere autentica. In ogni ambito della vita, non può esistere il Batman senza il Joker.