Battaglia Finale: tre scenari per il dopo-Berlusconi (con o senza Berlusconi)

Creato il 08 ottobre 2011 da Candidonews @Candidonews

Esattamente un anno fa, l’8 ottobre 2010, inauguravo questa rubrica. Un anno, un secolo, per la politica. All’epoca il Governo godeva ancora di ampio credito, stava per consumarsi lo scontro tra finiani e berlusconiani. Il Premier parlava di una Italia in piena salute e fuori dalla crisi economica. Nel primo numero di La Battaglia Finale scrivevo:

Si sta quindi per celebrare la Battaglia Finale tra due mondi, quello di Berlusconi e Bossi e quello delle forze che credono nella libertà di stampa e nel rispetto dell’avversario. Chi vincerà? Quale sarà il ruolo di Beppe Grillo, quali le alleanze? Candido seguirà passo per passo l’evolversi della situazione. Sino all’epilogo, anche se sarà quello piu temuto.(l’elezione di Berlusconi al Quirinale)

Sono passati 12 mesi, questa è la situazione odierna del Paese:

Notizie da una Italia sull’orlo del baratro:

  • Scuola: Sciopero e manifestazioni In 90 città. Blitz all’alba davanti alla sede del governo per “svegliarlo” sulla scuola. “Le politiche del governo ci stanno distruggendo“. Il corteo cambia percorso, poi non si ferma, bloccando il traffico e i tram a Trastevere. Occupata per qualche minuto la stazione Ostiense. Sono gli istituti bancari l’obiettivo dichiarato del corteo studentesco che è partito da largo Cairoli a Milano. Un’intenzione che si è subito palesata con secchiate di vernice, uova e fumogeni scagliati contro la sede di Unicredit in piazza Cordusio.
  • DDL Sviluppo: Prima riunione per tracciare le linee guida del provvedimento. Il Pdl apre alla possibilità di una nuova sanatoria su evasione e abusivismo: “Ipotesi sul tappeto, non va escluso a priori”. Pd e Idv in trincea: “Eversione democratica”.
  • L’agenzia Fitch declassa il nostro Paese ad A+ con outlook negativo :”Alto livello del debito pubblico, basso livello di crescita”. Draghi : “Servono riforme strutturali”. L’allarme del Governatore di Bankitalia: “La crescita economica non può fare a meno dei giovani nè i giovani della crescita” e “la valorizzazione dei giovani è una condizione necessaria allo sviluppo di un’economia moderna”. “La bassa crescita dell’Italia degli ultimi anni è anche riflesso delle sempre più scarse opportunità offerte alle giovani generazioni
  • Napolitano: “Svolgo il mio mandato in condizioni difficili”. Il presidente della Repubblica in visita a Biella. Ricorda Giuseppe Pella e il suo governo dopo le elezioni “di rottura” del 1953. “Serve coesione, le contrapposizioni non portano a nulla”. E poi, da Aosta: “Guai a contrapporre una parte del Paese a un’altra”

In un clima come questo fervono le trame politiche. Berlusconi è sempre piu in bilico. Nel Pdl si sta formando una fronda interna, capitanata dai due ex ministri dell’Interno Beppe Pisanu e Claudio Scajola. Democristiani di lungo corso, i due esponenti Pdl stanno reclutando parlamentari per fare pressione sul Premier. Alcuni parlano di obbiettivo sfiducia, altri di profondo cambiamento dell’agenda politica dell’esecutivo. Anche lo scontro con Tremonti non sembra essere cessato del tutto. Sicuramente il Cavaliere sta già preparando il contrattacco, magari facendo pressioni su qualche parlamentare dell’opposizione, cosi come accaduto a dicembre con la prova di forza attuata da Fli e poi fallita miseramente per il tradimento di alcuni esponenti finiani ed altri ex idv, pd ed udc capitanati da Scilipoti.

Casini ed il terzo polo si muovono di concerto con i frondisti Pdl. Se Pisanu e Scajola riusciranno nel loro obiettivo gli scenari futuri sarebbero principalmente tre.

Il centrodestra si ricompatta, con un salvacondotto per Berlusconi.

Il Centrodestra potrebbe ricompattarsi riaccogliendo Udc e Fli, magari con un nuovo esecutivo Alfano. Le incognite sono molte, il rapporto con la Lega, l‘eclissi del Cavaliere disposto magari a farsi da parte cedendo la Premiership ma rimanendo come ‘eminenza grigia’ per tutelare i propri interessi economici e giudiziari. In uno scenario come questo il leader Udc potrebbe arrivare al Colle nel 2013 nominando poi Berlusconi senatore a vita, cosi da farlo rimanere nell’agone politico sino alla fine dei suoi (e nostri) giorni. Ma Casini è un democristiano e quindi il bluff potrebbe essere dietro l’angolo. Rischioso ma possibile.

Governo di transizione, con Berlusconi all’opposizione

Nel caso in cui, invece, l’obiettivo di Pisanu, Scajola e Casini fosse quello di liberarsi per sempre di Berlusconi, la mossa frondista sarebbe ancora piu difficile da realizzare. Anche perche, sfiduciato il governo, quale prospettiva potrebbe aprirsi? Il Pdl farebbe quadrato attorno al Premier. Terzo Polo, Pd, Idv e frondisti ex Pdl da soli non avrebbero la forza di varare un nuovo governo. L’unico altro interlocutore in quel caso risulterebbe essere la Lega. Bossi o Maroni sarebbe chiamati ad un nuovo ‘ribaltone’ nel nome di cosa? Legge elettorale? provvedimenti sociali? L’ipotesi sembra improbabile. Piu facile che, sfiduciato Berlusconi, il Pdl si sfaldi e nascano nuove fronde in uscita, come ad esempio quella di Formigoni, per ora rimasto ancora ‘coperto’ a livello strategico anche se piu volte intervenuto per manifestare l’insoddisfazione verso il lavoro fatto dall’esecutivo.

Non sono comunque chiari gli obiettivi che dovrebbe avere il nuovo governo post berlusconiano. Riformare la legge elettorale? Possibile, vanno registrate però le diverse ricette proposte dai vari partiti. I centristri vorrebbero un proporzionale puro per tornare ad essere l’ago della bilancia ‘ora e per sempre’. L’Idv preme per il ritorno al maggioritario, il Pd vorrebbe salvaguardare il bipolarismo, come pure la Lega. Riforme economiche? Probabile, senza varare provvedimenti impopolari però, perche altrimenti alle elezioni del 2013 Berlusconi risulterebbe nuovamente vincitore e chi ha partecipato al governo ribaltonista sarebbe spazzato via. Come poter fare riforme ‘digeribili’ alla popolazione senza fare i conti con Europa e Mercati?

La situazione è quindi molto complicata, di questo il Cavaliere è ben conscio e per questo ancora afferma spavaldo che ‘ non ci sono alternative al suo governo’.

Elezioni anticipate al 2012

Ed ecco quindi che l’unica alternativa potrebbero essere le elezioni anticipate. Con questa legge elettorale. Cosi facendo all’appuntamento elettorale vi sarebbero tre coalizioni, il Centrodestra Pdl-Lega, il CentroSinistra Pd-Idv-Sel ed il Terzo Polo. Vittoria quasi scontata di Bersani e soci alla Camera, nessuna maggioranza al Senato. Ed ecco che Casini ed amici tornerebbero in gioco. A quel punto l’unica ipotesi possibile sarebbe quella di un Governo di larghe intese con una buona fetta del CentroSinistra (Pd sicuro, Sel e Idv non scontato) allargata al Terzo Polo ed a chi, magari nel Pdl o nella Lega, voglia starci. E se poi Grillo arrivasse in Parlamento se ne vedrebbero delle belle…. Per il Cavaliere invece si prospetterebbe un ruolo di osservatore, messo nell’angolo ma pronto ad approffittarne al primo momento utile, come da me ipotizzato in un precedente articolo.

L’unica cosa certa, ad oggi e sottolineo ad oggi, è che l’incubo di un Berlusconi al Quirinale sembra allontanarsi. Sale invece l’ipotesi di Casini. Sia nel caso vi sia un nuovo Centrodestra allargato al terzo polo, sia nel caso di un nuovo parlamento senza maggioranza al Senato e con il CentroSinistra vincitore a Montecitorio. In quest’ultimo scenario Casini potrebbe salire al Colle come garanzia di un accordo CentroSinistra-Terzo Polo oppure potrebbe accomodarsi a Palazzo Chigi come Presidente del Consiglio, ed allora per il Quirinale tornerebbe in auge la candidatura di Romano Prodi.

Stay tuned….

Qui di seguito alcuni articoli che parlano delle posizioni dei vari partiti rispetto al prossimo futuro politico:

Pisanu e Scajola lavora ad un nuovo governo, con o senza Berlusconi:

Beppe Pisanu da giorni incontra scontenti, delusi, arrabbiati esponenti del Pdl che vanno a chiedergli cosa fare e come e quando. Ma soprattutto, non è un segreto che – in sintonia con Claudio Scajola che ha incontrato mercoledì sera al ristorante Il Cantuccio (davanti al Senato, tanto per non nascondersi) – stia tessendo la tela con i centristi di Casini, con Gianfranco Fini (al quale ha fatto visita anche per sottoporgli l’ idea di una sua lista, in caso di voto anticipato, dal nome possibile «Centro democratico cristiano»), con pezzi di Pd. Obiettivo? Un «governo di transizione», composto da un centrodestra allargato al Terzo polo o con tutti dentro, che sia «interlocutore naturale» di quel «soggetto per ora sociale e culturale» che si formerà a Todi dall’ incontro tra le associazioni cattoliche di diverse anime.
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C’ erano gli arrabbiati pronti a «rompere subito, ora», che ha dovuto frenare, e quelli cauti perché «senza un approdo certo, dove andiamo? Rischiamo di finire dritti al voto senza uno straccio di partito che ci candidi». Il giorno dopo la riunione fioccano le ipotesi su quello che sta per succedere: è pronto un documento che chiede un Berlusconi bis e un nuovo governo allargato ai centristi, e «ha almeno 25 firme», il che vorrebbe dire che la sfiducia è cosa fatta; no, forse ci si «limiterà» alla creazione di gruppi autonomi; no, probabilmente si farà un appello accorato perché si rilanci l’ economia con un decreto sviluppo sostanzioso e ricco; no, magari basterà un incontro con Berlusconi per trovare un nuovo assetto nel partito che soddisfi tutti.
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I suoi non ne sono così convinti: «Lui e Pisanu potrebbero davvero essere pronti a staccare la spina – dice un fedelissimo del premier -. Ma che convenienza avrebbero gli altri ad andar loro dietro?». Gli «altri», nei calcoli di via dell’ Umiltà, sarebbero «come scajoliani duri e puri una decina di deputati, sui quali stiamo lavorando…», perché «una cosa è portare la gente a cena, altra farla votare contro il governo. E noi non stiamo certo con le mani in mano in queste ore». È guerra di nervi, insomma. E di numeri. E c’ è chi vive come un incubo i prossimi passaggi: il ddl intercettazioni in caso di voto segreto o di fiducia, il Def, il decreto sviluppo: il governo potrebbe andare sotto per un incidente «in qualunque momento»,

Casini e Terzo Polo: elezioni con questa legge

A lle urne, e senza cambiare la legge elettorale: non è Silvio Berlusconi a dirlo, è Pier Ferdinando Casini ad auspicarlo. Perché il leader dell’Udc non crede fino in fondo alle manovre in corso nel centrodestra per spodestare il Cavaliere, teme piuttosto un pasticciaccio brutto sul sistema di voto, un «porcellissimum» con cui Pdl e Pd farebbero fuori il Terzo polo.
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eppe Pisanu e Claudio Scajola hanno dna democristiano come il suo, ma ciò non basta a rassicurarlo: «Avranno i numeri e la forza di staccarsi dal Pdl e di costituire gruppi parlamentari autonomi? E soprattutto saranno pronti a votare la sfiducia al governo? Perché questo dovranno fare, altrimenti il premier non si dimetterà per un incidente di percorso».
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I dubbi di Casini sono gli stessi di Francesco Rutelli e Gianfranco Fini, secondo cui «non accadrà purtroppo nulla». Mai dire mai in politica. Però è sempre meglio non farsi trovare impreparati. E il leader dell’Udc si sta muovendo come fosse già in campagna elettorale, punta sull’attuale sistema di voto, dopo che Silvio Berlusconi «non ha accettato la nostra proposta», togliere cioè il premio di maggioranza e introdurre le preferenze: «Se fosse stato intelligente…
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«Meglio soli», dunque. Anzi, meglio scegliersi la compagnia. E da tempo il capo dei centristi corteggia Emma Marcegaglia, nella speranza che – lasciata Confindustria – accetti di essere lei la leader del terzo polo alle urne.

Berlusconi pensa ad un nuovo partito: Siamo Italia

Silurati ‘Forza Silvio’, ‘Italià e il ‘Partito della gnocca’, è ‘Siamo Italia’ la ragione sociale che a quanto pare oggi stuzzica il premier Silvio Berlusconi e soprattutto la figlia Marina. ‘Si« in verde, ‘amò in rosso e ‘Italià in bianco. La linea del logo di Moretti è, allo stesso tempo, rivalutare il passato e guardare al futuro: infatti, in ‘Siamo Italia’ regnano il tricolore e quell’azzurro già tipico del Pdl, della vecchia An ma soprattutto di Forza Italia »i cui delusi ora potrebbero essere recuperati«, avanza l’imprenditore. Il pezzo forte del possibile nuovo simbolo del centrodestra berlusconiano è la sigla

Il Pd, per bocca di Veltroni, chiede un Governo di transizione:

Il Pd non vuole le elezioni anticipate. E non le vuole – o non dovrebbe volerle – per un mucchio di ragioni che Walter Veltroni, stavolta, elenca con un puntiglio e una pignoleria che ricordano assai poco le sue sperimentate capacità affabulatorie. Si comincia dalle elezioni e dal Pd perché, ad esser onesti, il Partito democratico è apparso visibilmente oscillante, sul punto: a seconda di questo o quel dirigente, un giorno è meglio andare a votare e quello dopo – invece – diventa preferibile un nuovo governo variamente definito (di transizione, di decantazione, tecnico, etc).
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Dice Veltroni: Il Pd – e non solo il Pd – ritiene che quel che occorre sia un governo di transizione che abbia in agenda tre cose: il varo degli interventi economico-sociali più urgenti per fronteggiare la crisi; l’avvio di almeno alcune delle riforme suggerite all’Italia dalla Bce e di quei provvedimenti strutturali richiamati proprio oggi da Mario Draghi; l’approvazione di una nuova legge elettorale. Già queste poche cose, da sole, raffredderebbero le tensioni che attraversano il Paese e ci ridarebbero prestigio all’estero».


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