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Batterio killer e burocrazia: l’olocausto dell’olivicoltura

Creato il 05 novembre 2013 da Scienziatodelcibo @scienziatodelci

Sembra un complotto, e forse lo è, quello che sta colpendo la Puglia in questo momento: 600mila piante di ulivi (per lo più secolari) da abbattere; circa 8mila ettari di uliveti nel comprensorio del Salento che sembrano destinati alla desertificazione a causa della “sindrome del disseccamento rapido”. Pare che la causa di tutto ciò sia un batterio killer, che non si capisce bene come sia arrivato Europa.

Il Fatto Quotidiano parla di un batterio molto virulento, che secondo la EPPO, organizzazione intergovernativa che si occupa di salute delle piante, dovrebbe rientrare nella lista nera dei batteri da quarantena: “Migliaia di alberi hanno cominciato, d’un tratto, a seccare. La sintomatologia, ovunque, la stessa: ingiallimento di estese chiome, imbrunimenti interni del legno, foglie accartocciate come fossero sigarette. Si è pensato dapprima ad un fungo, il Phaeoacremonium, riscontrato in tutti i campioni studiati dai ricercatori. Poi, l’ultima diagnosi, una batosta. A causare il “complesso del disseccamento rapido dell’olivo” è “Xylella fastidiosa”, un batterio finora mai riscontrato in Europa e mai su questa specie vegetale.” L’epicentro del focolaio è stato individuato nella zona di Gallipoli, poi a macchia d’olio, dalla scorsa primavera, si è esteso su tutti gli uliveti del sud-ovest Salento. (Fonte) Un danno immane per la Puglia e per la propria economia agricolo-turistica, si rischia l’abbattimento totale delle piante e la desertificazione di un intero territorio.

L’olivicoltura salentina è già precaria, questo è un ulteriore terremoto, un colpo di grazie che segue le mazzate che i burocrati di Bruxelles puntualmente riservano, soprattutto ai piccoli produttori. Dal 1 gennaio 2014 infatti, diventa esecutivo il regolamento 299/2013 che obbliga al registro di carico/scarico del portale SIAN tutti gli agricoltori, gli olivicoltori che commercializzano olio allo stato sfuso e/o confezionato, anche se ottenuto esclusivamente dalle olive provenienti da oliveti della propria azienda, e molite presso il proprio frantoio o di terzi. In pratica chiunque confezioni una sola bottiglia di olio, è tenuto a denunciarla al SIAN entro 6 giorni! Non è più permesso nemmeno auto-prodursi più di 2 quintali di olio per uso familiare, altrimenti potrebbe scattare il pregiudizio di frode! Si, perchè tutto ciò, secondo Bruxelles, dovrebbe prevenire o rendere individuabili eventuali frodi. E chi produce olio biologico e olio DOP da filiera controllata, che quindi già è tenuto alla compilazione degli appositi registri? Deve tenere tutti e due i registri, compilare l’uno e l’altro! Questa è limitazione della libertà e palese ostruzionismo verso la piccola impresa. Insomma la mano di Dio (o di qualcun’altro?) da un lato, le mani della burocrazia dall’altra, potrebbero desertificare a livello ecologico ed economico la piccola agricoltura. E’ un’apocalisse!


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