Magazine Cultura
avevo proprio una gran voglia di rivedermi questo film che non mi ha deluso nemmeno alla seconda visione, anzi. incredibilmente è stato distribuito pure da noi, anche se direttamente sul mercato homevideo; peccato che sul DVD in mio possesso esista solo la versione doppiata in italiano, per fortuna in modo dignitoso.
Battle Royale è tratto da un romanzo uscito in Giappone nel 1999, ad opera di Koushun Takami, e fin da subito, già nella versione cartacea, è stato oggetto di polemiche e addirittura di un'interrogazione parlamentare a causa dell'elevato tasso di violenza; ad esempio il film per questo motivo non è stato distribuito in alcuni paesi come gli Stati Uniti. premesso che non ho molti termini di paragone perchè non guardo molti horror nè splatter, fatico a comprendere il motivo di questo accanimento; a me il film è piaciuto moltissimo e da tempo sto anche acquistando il manga tratto dal romanzo (malgrado lo stile bambolineggiante dei disegni non mi entusiasmi).
certamente ammetto che non è un film facile; la violenza c'è, e alla grande, e un po' di pelo sullo stomaco è necessario, eppure, per come la vedo io, non si tratta di violenza fine a se stessa, nel qual caso capirei le polemiche. la storia prende il via nel Giappone del futuro, dove è stata promulgata la legge Millenium Educational Reform Act. in pratica, preoccupati per gli alti tassi di delinquenza giovanile, gli adulti che si sentono minacciati hanno la bella pensata di estrarre periodicamente a sorte una classe, deportarla su di un'isola deserta e costringere i ragazzi ad uccidersi tra di loro in una gara di sopravvivenza che prevede un solo vincitore. i ragazzi indossano al collo un dispositivo che rivela la loro posizione e che esplode se tentano di toglierlo o se entrano in una delle aree proibite; per partecipare al massacro, viene loro fornito un kit di sopravvivenza e un'arma, che può variare da una pistola al coperchio di una pentola.
Shuya si ritrova coinvolto in questo massacro insieme alla sua classe; a condurre il gioco è un loro ex-professore, che in quanto a sadismo non si rivela affatto inferiore ai criminali in erba che desidera raddrizzare. fin da subito i ragazzi si dividono in due gruppi: quelli che si mettono ad ammazzare indiscriminatamente e quelli che cercano di collaborare per trovare una via di uscita. Shuya per esempio fugge insieme a Noriko e trova un improbabile alleato nel veterano Kawada, che ha già partecipato a un'altra edizione. tra un ammazzamento e l'altro si arriva al finale che riserva più di una sorpresa. per come la vedo io, questo è un film di denuncia. chi ha fatto sì che i ragazzi diventino dei teppisti violenti? non è forse stata quella stessa società, quegli stessi adulti che poi, nel momento in cui li vedono come un problema irrisolvibile, tentano di liberarsene? paradossalmente, in quest'opera condannata per l'alto tasso di violenza io ci riconosco una condanna alla violenza stessa e un invito a cercare altre strade, e soprattutto ho apprezzato gli esempi di umanità anche in situazioni estreme, i tentativi di salvarsi unendo le forze. i ragazzi non sono tutti marci; sono capaci di amare e danno prova di coraggio, e alcuni arrivano a suicidarsi pur di non prestarsi a questo gioco perverso; non mancano nemmeno i momenti commoventi.
nel cast ci sono un sacco di volti noti, a partire dall'ex-professore che è interpretato da Kitano Takeshi; Fujiwara Tatsuya è Shuya (bravissimo!), Yamamoto Taro è Kawada, Tsukamoto Takashi è Shinji (un esperto di computer che tenta di boicottare il sistema), Ando Masanobu è lo piscopatico che partecipa come volontario, Takaoka Sousuke è Hiroshi (ucciso dalla ragazza che ama), Shibasaki Kou è la perfida Mitsuko, Maeda Aki è Noriko, Kuriyama Chiaki è Chigusa, Matsusawa Ren è Ijima. alla regia il veterano Fukasaku Kinji, regista con i controfiocchi (e le contropalle, aggiungerei!), cosa che da sola è una garanzia più che sufficiente della validità di questa pellicola, che tra l'altro ha vinto anche tre premi (altri sono stati vinti da Fujiwara, Maeda e Shibasaki)
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