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Baudo, Craxi e le offese di Grillo: «Una cattiveria sorprendente» (Corriere della Sera)

Creato il 26 novembre 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
Baudo, Craxi e le offese di Grillo: «Una cattiveria sorprendente» (Corriere della Sera)Pippo - 77 anni, leggenda della televisione italiana - ci è rimasto male. Beppe Grillo, infischiandosene di ogni forma di riconoscenza, lo ha sottoposto al solito trattamento che riserva ai nemici. «Mi ha definito un leccapiedi, un don Abbondio, un presentatore quasi vivente.. Non me lo merito, no», dice adesso Pippo Baudo (lo conoscete: ha messo su quella voce un po’ cavernosa di quando è triste, e anche lo sguardo, una maschera di amarezza, grigia, lunga).
L’antefatto è abbastanza noto: sabato scorso, ospite a Otto e mezzo su La7 , Baudo, tra amarcord e politica, ha fatto un paio di considerazioni che, per altro, sono le stesse di numerosi osservatori del fenomeno grillino. La prima: «Sembra che Beppe sia la spalla di Casaleggio» (e Casaleggio, in effetti, è considerato una sorta di ideologo del Movimento 5 Stelle). La seconda: «Finora i parlamentari di Grillo non hanno inciso. Si muovono, fanno casino...».
Grillo ha risposto sul suo blog teorizzando «la pippite». Sentite. «Baudo è tornato. Un ritornante, un presentatore quasi vivente. Ha attaccato il M5S e leccato il culo a Renzi. Ha spiegato di essere stato cacciato dalla Rai per colpa mia, quando il cacciato fui io e lui slinguò Bettino Craxi, tremante, dissociandosi... La pippite è una malattia dell’animo».
Pippo, non stia così, forza.«La cattiveria di Grillo nei confronti del prossimo è sorprendente. Chiunque non gli sia fedele, finisce in un mondo di morti, fantasmi, cadaveri che camminano...».
Piace, così, a milioni di italiani.«Mah. I suoi parlamentari sono stati candidati praticamente a caso. E i risultati si vedono. Cos’hanno cambiato? Sono saliti sul tetto di Montecitorio, va bene, e poi? E comunque, guardi, a me non interessa granché la vicenda politica... Mi feriscono gli insulti personali...» (a questo punto, a Pippo la voce inizia un po’ a tremare).
Fu lui, nel 1976, a scoprire artisticamente Grillo. Un paio di amici gli avevano detto: a Milano, a corso Sempione, in un locale che si chiama Bullona, si esibisce un certo Grillo, merita un’occhiata. Pippo va, e si ritrova in una sala deserta, con Grillo fermo sul palco. Pippo allora fa per andarsene, ma Grillo scende e gli dice: «Dove va? Io lo spettacolo lo faccio lo stesso». Seguono due ore strepitose. Pippo porta Grillo in Rai, e lo lancia. Un trionfo. Finché non arriva l’edizione di Fantastico del 1986 e Grillo cambia repertorio, tocca la politica. Un botto.
Pippo, cosa accadde?«Allora: una delegazione di politici era andata in Cina. Andreotti accompagnato solo dalla moglie, Craxi seguito da una corte. Così, Grillo, in diretta, se ne uscì con la celebre battuta: “C’è Martelli che dice a Craxi: scusa Bettino, se è vero che i cinesi sono oltre un miliardo e tutti socialisti, ma allora a chi rubano in questo Paese?”».
Craxi si infuriò.«Letteralmente. Ma io non lo slinguai, come dice Grillo. Anzi: se Beppe fu cacciato dalla Rai, dopo poco toccò a me. Così accettai la generosissima proposta economica di Berlusconi, che mi chiamò a dirigere tutte le sue tivù e i suoi big dell’epoca: da Corrado a Bongiorno, a Costanzo... Ma durò poco. Rescissi il contratto pagando una penale pazzesca: cedetti un intero palazzetto a viale Aventino, a Roma, dove Berlusconi poi allestì la redazione del Tg5. Per rientrare in Rai dovetti aspettare un anno e mezzo, chiuso nella mia casa di Morlupo, piegato da un esaurimento nervoso. Perché io non sono mai stato socialista ma democristiano. Ragione per cui, infatti, voterò Renzi alle primarie del Pd».
(Estratto di un’intervista rilasciata al Corriere da Pippo Baudo lunedì 10 settembre 2007, poche ore dopo il primo V-day di Grillo a Bologna.Folle osannanti.«Ma un Paese non si migliora con le battute di un comico, si migliora facendo politica».Lei è preoccupato per Grillo.«Vede: nei Girotondi di Moretti, per capirci, già mi sembrava ci fosse molta più sostanza. Stavolta... Io voglio bene a Beppe. Non voglio che si faccia male»).
Fabrizio Ronconeper "Corriere della Sera"

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