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Bayahibe, come un ritorno a casa

Creato il 13 dicembre 2014 da Federica

“ Il comandante informa i signori passeggeri che siamo atterrati all’aeroporto di La Romana, sono le ore 20.35 e la temperatura dell’aria è di 26  gradi centigradi”

Con le gambe intorpidite dopo il lungo volo, a passo traballante esco finalmente dall’aereo. Fuori è già buio, fa piuttosto caldo ma soffia un piacevole venticello, una brezza leggera che, spettinandomi un po’, pare sussurrarmi: “Ben tornata a casa Federica!”.
Sì perché quello con la Repubblica Dominicana fu, nel 2012, un addio piuttosto sofferto e questo mio nuovo viaggio non è altro che il tanto atteso rincontro, finalmente arrivato.
Con orgoglio presento il passaporto all’impiegata, proprio lì dove campeggia già in bella vista il timbro della mia prima visita; lei mi sorride, probabilmente lo fa con tutti ma io preferisco interpretarlo come un simbolo, il segnale che quest’isola meravigliosa ha il piacere di riaccogliermi una volta ancora, esattamente come è grande il piacere mio di essere nuovamente qui.
Stesso periodo dell’anno, stessa località, stesso villaggio, il Viva Dominicus Beach, a Bayahibe. Una struttura sicuramente molto quotata dal turismo internazionale, un grande resort forse un po’ affollato ma accogliente, piacevole e su un tratto di costa semplicemente sensazionale. Ciò che conta è ritagliarsi i propri spazi, il proprio angolino di paradiso; uscire spesso dal villaggio, utilizzarlo solo come una base, un punto sicuro in cui dormire e mangiare e da cui partire alla scoperta di questo meraviglioso paese.

La nostra camera è in una palazzina tutta nuova, spuntata come un funghetto negli ultimi due anni.
Spaziosa, pulita e dalla veranda si scorge il mare, tra i fusti intrecciate delle alte palme caraibiche; al tramonto lo spettacolo è ancor più affascinante quando, tra i tronchi affusolati, si intravedono gli incredibili colori del tramonto di Bayahibe.

Bayahibe, come un ritorno a casa
Bayahibe, come un ritorno a casa
Bayahibe, come un ritorno a casa
Bayahibe, come un ritorno a casa
Bayahibe, come un ritorno a casa
Bayahibe, come un ritorno a casa
Bayahibe, come un ritorno a casa

I primi giorni giochiamo un po’ alla caccia al tesoro; a scovare cosa c’è di nuovo, cosa è cambiato e cosa invece è rimasto lo stesso.
La verità è che in una struttura di tali dimensioni tutto muta in un baleno: camera appena costruite, ristoranti ristrutturati, nuovi cibi, nuove bevande. E ancora servizi mai visti, il gelato artigianale e il cocco in spiaggia. Un’infinità di lettini aggiuntivi, nuovi volti tra il personale e, con estremo rammarico, cambiamenti incredibili anche per quanto riguarda flora e fauna.

Al di là dei curatissimi giardini del resort, scopro infatti che il mare, quel mare di cui mi ero pazzamente innamorata, mi si presenta oggi come una piatta tavola blu, limpida e pulita come sempre ma, ahimè VUOTA.
Entrando in acqua niente più coralli, pesciolini e piccole rocce; nessun colore, pochissima vita al di là di qualche alga e alcuni pescetti grigiastri.
I fondali per diversi metri sono spogli, solo morbida sabba  e null’altro eppure non sono poi così lontani quei giorni in cui mi ci immergevo e me ne innamoravo.

Due anni, solo due anni…ma com’è rapido questo TURISMO DELLA DISTRUZIONE!

To be continued…



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