Il corso si articola complessivamente in tre fasi distinte: queste prime cinque giornate di "generic core training", cioè di insegnamento di tutte le discipline di pagaia su varie imbarcazioni, seguite da due giornate di "discipline specific training", cioè di insegnamento della disciplina di pagaia prescelta (anche più di una), e da un esame finale che potrà essere sostenuto solo dopo aver completato il richiesto tirocinio...
Un percorso alquanto lungo ed articolato che mi è sembrato da subito estremamente stimolante!
La vista sulla vallata dalla veranda del centro Plas y Brenin...
Non mi sbagliavo!Innanzitutto perché il posto scelto per seguire il corso è spettacolare: Plas y Brenin è uno dei tre centri nazionali inglesi degli sport di montagna (neve e acqua comprese!), situato nel cuore della regione Snowdonia, nel nord del Galles, a due passi da Anglesey. E' insieme ostello e centro sportivo, pieno di aule attrezzate per le lezioni, di sale di studio e lettura, di magazzini ricolmi di imbarcazioni: ci sono ben tre dining room per asciugare l'attrezzatura (che trovare la muta calda la mattina dopo non è niente male!), un negozio per la vendita ed il noleggio di tutto (dai moschettoni ai caschi alle pagaie divisibili!), una piccola palestra super attrezzata, una parete indoor per l'arrampicata, una piscina coperta per la pratica del rolling, un prato sintetico all'aperto per la snowbord... e due laghi dall'acqua gelida giusto fuori dalla finestra.
La sala da pranzo di prima mattina...
Ogni giorno una gustosa merenda all'ora de te!
Per non parlare della sala da pranzo, arredata in perfetto stile inglese, con le alte finestre incorniciate da tende drappeggiate ed aperte sulla vallata che sprofonda tra le montagne innevate (i primi giorni è stato impossibile scorgerne le vette per la nebbia fitta e le nuvole basse!), e del bar accanto, arredato con comodi divanetti imbottiti ed circondato da altre grandi bowindow che guardano la foresta di fronte: il bar è aperto anche ai visitatori ed una sera abbiamo bevuto allegramente insieme a Justine Curgenven e Barry Shaw, passati a trovarci per scambiare quattro chiacchiere in anglo-tedesco-italiano insieme a Trenk Mueller e alcuni degli altri partecipanti al corso... è stata una serata molto piacevole!La sala grande dove abbiamo trascorso il primo e l'ultimo giorno di lezioni...
La fatica maggiore è stata per me proprio la lingua: parlare in inglese durante il corso intensivo di quasi 10 ore al giorno, oltre che a colazione, pranzo e cena, è stato particolarmente impegnativo. Ancor di più tentare di comprendere quel che dicevano i tre insegnanti del corso, Sid Sinfield, Pete Catterall e Dave Luke, tutti talmente presi a spiegare il milione di cose da fare in acqua e a terra da parlare in maniera accelerata, mangiandosi per giunta più della metà delle lettere... Solo Mark Tozer, che seguiva il corso come uditore, è stato sensibile alle esigenze mie e di Trenk, gli unici stranieri iscritti al corso, e ha fatto sempre attenzione a scandire bene le parole... la prossima volta, faccio prima un corso intensivo di gallese!!!Tutti i lavori di gruppo, svolti sotto la supervisione di uno degli insegnanti...
... venivano poi riportati al resto della classe con esposizioni sempre molto puntuali!
L'impegno fisico è stato alto: alle lezioni teoriche in aula si alternavano quotidianamente le prove pratiche in acqua. Manco a dirlo, ogni volta che indossavamo la muta stagna ed impugnavamo la pagaia si metteva a piovere ed un vento gelido sferzava lago e fiume... appena rientravamo in aula, però, usciva il sole!Abbiamo usato diverse barche, dalla canadese al kayak fluviale, dalla canoa da discesa allo stand up paddle. Il primo giorno ci hanno diviso in quattro squadre da tre e ci hanno fatto fare una piccola gara di slalom: era la prima volta che salivo su quel tipo di imbarcazione ma l'ho trovata subito molto divertente, anche se un po' faticosa quando bisogna farla roteare contro corrente intorno alle paline blu... la mia squadra ha vinto la gara, sostenuta dagli incitamenti degli altri iscritti al corso: questo breve momento di competizione condito di convivialità è stato sufficiente per accrescere l'intesa tra gli aspiranti L3 Coaches!
Il mio amico Trenk, sempre sorridente, nella dining room
Pronti per le prove in acqua: io morivo di freddo e Rosie era in infradito!
La seconda squadra impegnata nella gara di slalom
E che Coaches! Sono tutti (o quasi) giovani atleti specializzati in ogni possibile disciplina all'aria aperta, dall'arrampicata allo sci, dalla mountain bike alla canoa fluviale. Mi è bastato fare quattro domande per capire che io innalzavo pericolosamente l'età media e che ognuno di quei beati ventenni vanta una collezione infinita di brevetti BCU: 4 stelle canoa canadese, 4 stelle sea kayak, 4 stelle kayak fluviale, oltre ovviamente al L1 e L2 Coach e ad un'altra discreta serie di brevetti come guida di montagna e/o maestro di sci e/o di bicicletta... e tutti (o quasi) lavorano a tempo pieno presso centri sportivi sparsi tra il Galles, la Scozia e l'Irlanda... mi sono sentita un po' un pesce fuor d'acqua, ma solo fino a quando non siamo risaliti in kayak!Sid Sinfield (giacca gialla) ci chiede di osservare, valutare, contestualizzare...
Sempre de-briefing, sempre domande, sempre confronti!
Mark Tozer è l'autore delle mie foto in kayak: many thanks, Mark!
Poi è filato tutto liscio: i miei capelli bianchi ed i miei chili di troppo sono spariti come per magia quando abbiamo passato la terza e quarta giornata in barca ad insegnarci reciprocamente le più disparate manovre.I primi due giorni sono stati dedicati alle sessioni teoriche su "coaching the mind", "imagery" and "schema theory of learning", con un'attenzione particolare rivolta all'acronimo TTPP (technical - tactical - physical - psycological) per evidenziare come siano coinvolte in ogni singola fase dell'apprendimento le varie capacità dell'allievo dal punto di vista tecnico, tattico, fisico e psicologico (tutto estremamente interessante!!!).
Siamo poi stati chiamati a mettere tutto in pratica nelle nostre lezioni in acqua, chi in canadese, chi in kayak, chi in canoa da velocità: divisi in tre gruppi da quattro, a rotazione ognuno di noi insegnava agli altri due ed il quarto osservava la lezione. Alla fine della nostra mezz'ora, ci si riuniva tutti per il solito de-briefing sotto la supervisione dei vari insegnanti presenti, che dispensavano a piene mani consigli, suggerimenti e trucchi del mestiere.
Le abilità acquisite su una barca aumentano le competenze sulle altre!
Osservare un altro insegnate al "lavoro" accresce le proprie capacità didattiche!
Avevo già avuto modo di sperimentare il sistema di confronto e crescita ideato dalla BCU seguendo i corsi per insegnanti di primo e secondo livello. Pensavo che fossero già altamente specializzati: la BCU è stata capace, in oltre quarant'anni di insegnamento delle discipline di pagaia, di sviluppare una didattica particolarmente avanzata, non a caso apprezzata a livello internazionale. In questo terzo livello non solo ne ho avuto l'ennesima riprova ma ho anche capito che il sistema è in continua ed inarrestabile evoluzione e che si arricchisce dell'esperienza di tutti, anche dell'ultima insegnante italiana che parla un'inglese scolastico e sfrutta la mimica per farsi capire meglio... la vostra esperienza è importante per noi, ci hanno detto a fine corso... che è un approccio molto british ben lontano da quello che purtroppo respiro entro i confini italici.Non ero mai salita prima su una canoa da discesa: uno sballo!!!
Il corso prevedeva anche tre moduli specifici sulle varie metodiche di insegnamento, sulla alimentazione adatta agli sportivi e sulla preparazione atletica: l'ultimo giorno, quindi, ci hanno chiuso in palestra a fare tutti i possibili esercizi a corpo libero, coi pesi e col remo-ergometro per sviluppare forza, resistenza ed elasticità.Nella sala più grande abbiamo poi messo a dura prova il nostro equilibrio con esercizi divertenti e fantasiosi con le palle (di cui sono una grandissima appassionata!): la parola d'ordine è sempre la stessa, unire l'apprendimento al divertimento, regola d'oro che vale con adulti e bambini... io ci metto un nano secondo a tirare fuori il bimbo che è in me, mi butto in ogni nuova impresa come fosse un gioco e mi sento ringiovanire ogni volta! Il sistema funziona benissimo, provare per credere!
Sono tornata a casa con tanta voglia di imparare, ancora e sempre!!!
Sabato è stato il giorno dedicato ai saluti e al rientro: ho dovuto fare all'inverso il percorso fatto all'andata, la domenica prima. Ho preso la navetta dal centro alla stazione, una bella escursione su quattro ruote tra le vallate della regione; poi ho cambiato tre treni per raggiungere l'aeroporto di Manchester, dove ho atteso a lungo la partenza del mio volo low-cost per Bergamo; dopo due ore e mezza di schiamazzi in cabina di un gruppo di studentesse italiane in trasferta (ma perché mai noi italiani urliamo sempre così tanto!) sono finalmente atterrata sul suolo patrio e per un pelo non ho perso la navetta per Milano...Mauro era in stazione centrale ad accogliermi col suo solito sorriso e con gli occhietti lucidi di emozione!
E' così bello viaggiare, scoprire posti belli, conoscere gente nuova... ma è anche tanto bello tornare a casa!!!